L’ElzeMìro – Temi e variazioni 7

                                                                                             tumblr_mvrh56hrfe1soqrhbo1_1280

                                                                            Patrick William Adam(1854-1929) – War – Dundee art galleries 

                                  Le rovine di Atene: baracca e burattini 

                                                            da W. Shakespeare – La tempesta – atto I/2 

 

The direful spectacle of the wreck, which touch’d/The very virtue of compassion in thee,/ I have with such provision in mine art/ So safely ordered that there is no soul -/ No, not so much perdition as an hair/ Betid to any creature in the vessel -/ Which thou heard’st cry, which thou saw’st sink. Sit down;/For thou must now know farther…* I pray Thee mark mea vedete mio signore… A declamare i versi dell’Inglese l’è un Burattino, un agile nanetto, sottile e nobile a vedersi – regalare aggettivi fa parte dei difetti d’un io narrante, o mio, – è saltato su d’una panca perché il parlato accolgano le récchie di chi ascolta, vicino, per duplice motivo, piove che piove qui fuori dalla galleria dei negozi tutti chiusi, sono le sei di domenica mattina, piove sulle ninfee nel vascóne della corte, piove giù dai gradini della scalinata che mena su a un giardino, piove, scroscia, gorgoglia negli scoli, piove col naufragio, col raméngo in mente. Si noti ancora che per quanto sia tempranab l’ora, nemmeno un cane che si diletti a stemperar la propria to heaven’s pissc – Vedete bene quello iato là… quella vetrina che sembra alalà… un dente avulso dalla chiostra de’ negozi di vana utilità… capi d’abbigliamento… capi perché poi… scuro è l’intento… fu del corniciaio la bottega decaduta in wreck… nessuno che vi entrasse o pochi da un anno forse due a usura… la rovina di Atene a mia immagine e misura…. I pray Thee mark me se osservo che… e come… tutto si dissolva… aspetto anzi che serrino i battenti le boutiques… n’inondi l’acqua… tutte a casa le madame e le metresse… chiudere e chiuderemo… fu così che padre e figlio corniciai baracca e burattini sbaraccòrno…  via tutto un bel mattino che come oggi diluviava… alle sei arriva il carro della spazzatura arrivano i monatti… i corniciai erano già lì da un pezzo a smontare luci e lucette e lampadine… i monatti entrano svitano schiodano mobili ammassano ogni cosa poi via in cinque vai e torna… banco e tavolone da lavoro e le scansie per la carta e gli strumenti… i legni quelli pure sul carro coi defunti via via che van brumbrùm in una nuvola di pioggia e nafta… Per venti mutili secondi tace il Burattino così che si acconsenta; per venti secondi quello dell’acqua è il solo suono, per venti secondi le è servo il tempo poi, Successe cosa rara… mentre che il padre fuori riposava … a destra là sulla panchina al riparo com’adesso dalla pioggia e fumava… di pagare una delle rate che si devono alla morte… glielo impediva… nulla… allora il figlio con estrema cura dal pavimento di bottega prese a spazzare trucioli e briciole… quindi… I pray Thee mark me… passò così non alla carlona lo straccio sciù sciùsciù col detersivo… il padre aspettava che s’esaurisse la tormenta… come voi  fate adesso e a cose fatte con secchio e straccio e scopa e spazzolone il figlio e il padre…  stregoni a fine apprendistato… chiavarono la porta e giù la clèr… Sorpreso il Burattino salta a terra, Kling klong kling klang poerannói sentite… le campane come suonano grosse e grandi rincretinite… così è finita… mark… the direful spectacle of the wreck…

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a La spaventosa scena del naufragio, ch’in te/Toccò la virtù stessa della compassione, /Della mia arte con tanto ingegno ed efficace/ Predisposi, che nella nave anima non v’è,/Non creatura di cui udisti il pianto,/Ch’ hai visto ruinare, cui  toccò perdere un capello, /No siedi; ch’ ora è il momento di saperne oltre …  Più oltre il Burattino usa più volte l’espressione I pray thee, mark me – ti prego stai attenta, che Prospero usa con Miranda nella stessa scena. Ma enfatizza il thee nella pronuncia tal che nella scrittura s’è optato per la maiuscola di ossequio Thee usata nelle preghiere canoniche.

b spagnolo per mattutina

c alla pisciata celeste

BARTURO 10

Pasquale D'Ascola

Pasquale Edgardo Giuseppe D'Ascola, già insegnante al Conservatorio di Milàno della materia teatrale che in sé pare segnali l’impermanente, alla sorda anagrafe lombarda ei fu, piccino, come di stringhe e cravatta in carcere, privato dell’apostrofo (e non di rado lo chiamano accento); col tempo di questa privazione egli ha fatto radice e desinenza della propria forzata quanto desiderata eteronimìa; avere troppe origini per adattarsi a una sola è un dato, un vezzo non si escluda un male, si assomiglia a chi alla fine, più che a Racine a un Déraciné, sradicato; l’aggettivo è dolente ma non abbastanza da impedire il ritrovarsi del soggetto a suo Bell’agio proprio ‘tra monti sorgenti dall’acque ed elevate al cielo cime ineguali’, là dove non nacque Venere ma Ei fu Manzoni. Macari a motivo di ciò o, alla Cioran, con la tentazione di esistere, egli scrive; per dirla alla lombarda l’è chel lì.

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