Non è raro che i figli facciano atroci o almeno fastidiose scoperto sui genitori, sul loro passato per esempio, sulle loro vite anteriori o contemporanee a quella della famiglia. O che di quelli gli si rivelino penose vicende in essere, atti riprovevoli passati e opportunamente occultati, esecrande e colpevoli condotte, irragionevoli volontà, voluttà insensate e malintesi. In quei casi, dopo la rivelazione, ai figli non resterà nessuna via di Damasco in pugno, ma la solitudine, un silenzio che grida a bocca chiusa o che si cuce la bocca nel tormento, nel dolore, nello schifo o peggio, nella coazione a ripetere gli stessi o simili andazzi controversi. Questo per dire che la relazione tra questi e quelli è sospesa, non di rado, a un cordone ombelicale di atti mancati o mancanti di onestà, coraggio, equilibrio e bontà ; o semplice buonsenso. Vabbè, come canta la battuta finale di un antico film di Wilder, Nobody’s perfect, nessuno è perfetto, purché questa imperfezione non si trasformi in vocazione o scopo.
Peraltro e restando ai figli, essi dovrebbero esimersi dal ruolo di giudici, ruolo che invece è sostanza e argomento dell’essere umano ma questo è un’altro aspetto delle storie personali. Vabbè di nuovo, e dunque, Flòrida *** : quando entrò in forza di una chiave di riserva nell’appartamento in cui era nata trentadue anni prima e che molto tempo addietro, assai prima della laurea – archelogia forense –, aveva lasciato e non proprio in bel modo, non avrebbe potuto immaginare di trovarvi lì un padre, il proprio e che vi abitava fino a prova contraria da solo, di trovarlo dunque lì come reperto non del tutto archeologico ma forense sì, cioè bell’e che appeso e strangolato da una corda – rope in inglese, prova a dirtelo a orecchio, meglio sembra suggerire il suono rude della canapa che si stringe intorno a un oggetto morbido ma muscoloso come un collo – una corda robusta da un quarto di pollice, annodata per il capo opposto al forte tubo di mandata di uno di quei termosifoni a tutta altezza e che superano di solito la statura di una figura standard, cioè tra i centosettanta e i centottanta centimetri. In tal modo il corpo aveva le ginocchia e i piedi molli, piegati sul pavimento e il busto e le braccia e ovviamente la testa penzoloni, nella posizione forzata di un vero impiccato. La stanza, ovvero il soggiorno, era in ordine, il distributore di medicinali giornalieri, l’uomo non era per niente giovane, vuoto su un tavolino basso accanto a un divano di pelle marrone, la porta del cucinino immacolato spalancata e così anche quella del bagno, immacolato idem, il letto era in ordine nella sua camera, l’armuàr chiuso sulle proprie naftaline, e dalle pareti di ogni stanza pendevano anche diversi consueti crocifissi. Nulla suggeriva altro che un suicidio messo in atto in modo piuttosto artigianale ma in tutta evidenza efficace. Più morto di così si muore, ebbe a esclamare il medico legale e fu messo agli atti nella memoria del funzionario di polizia intervenuto sul posto, Ma non saprei dire se è morto per asfissia o cosa, autopsia, e se ne andò, perché nel frattempo era stato chiamato a costatare un altro decesso a domicilio. Il sacco di plastica nera col corpo, legato ben bene alla barella dai necrofori, uscì sul pianerottolo per la porta dell’appartamento poi, messo all’in piedi, via giù con l’ascensore al piano terra. Una piccola folla di coinquilini curiosi assistette a quell’imprevisto evento con la voluttà che hanno i vivi ogni qual volta un morto, cioè la manifestazione vivente della Morte, rivela la propria circostanza. Qualche ora più tardi Flòrida, la figlia del defunto, fu convocata amichevolmente in polizia. Ecco la trascrizione del colloquio.
– Scusi se ricapitolo cose penose… mi conferma che è lei ad avere trovato il signor *** suo padre … nel modo in cui… salto i dettagli… è corretto
– Corretto…
– Lei non ha toccato niente… suo padre…
– È morto per asfissia credo… impiccato è il termine corrente
– Perdoni la pedanteria… e questo rinvenimento è avvenuto… a che ora… circa…
– Circa le quindici… poco dopo già l’ho detto al primo degli agenti intervenuti sulla scena… di sicuro guardai il telefono… voglio dire prima di usare la chiave per entrare visto che al suonare il campanello dell’ingresso nessuno… ha capito… ricordo con precisione che l’orologio segnava le quindici e sette… poi apersi… aprì…ì con la mia chiave…
– Certo e… lei stava andando a far visita a suo padre quando… le venne voglia di guardare l’ora…
– Sì più o meno… avevo deciso di partire quello stesso pomeriggio con il treno delle diciassette… controllare l’ora è abituale…mi pare…
– Lei stava dunque per partire… ma all’ultimo momento ha deciso…
– Non all’ultimo… ero andata a trovare… parola grossa… mia madre… al mattino… poi me la sono presa comoda… ho pranzato e subito dopo ho deciso di fare la figliola prodiga… forse di vedere che effetto mi faceva mio padre… avevo un po’ di tempo
– Qualcosa non va… andava… con suo padre…
– Qualcosa… ormai non molto… cut…
– In effetti non sembra troppo scossa… nervosa forse…
– Illazioni da poliziotto… e poi dipende da che cosa si intende per scossa e anche per nervosa…
– Lei è puntigliosa…
– Precisa… è il mio mestiere…
– Infatti…. lei è… archeologo forense… vale a dire..
– Medico legale ma a ritroso non saprei come dire… se fosse ritrovato studierei il pèrone… il tallone di achille
– Bene… pare interessante… una domanda di rito… ha notato o no qualcosa di anomalo… segni di lotta forse… cose che l’hanno disturbata…
– A parte mio padre direi di no… poi sa notare qualcosa che non va in un appartamento che non vedi da quanti anni non ricordo nemmeno… peraltro il primo pensiero non è andato alla cornice ma al quadro…
– Ha pensato per un attimo che potesse ancora essere vivo…
– Per un attimo… è…
– E che cosa ha fatto…
– Ho cercato di volata in cucina… ho trovato un solo coltello in un ceppo… sono tornata in soggiorno e con quello ho tagliato la corda… questo è successo in pochi secondi… poi lo avrà visto fare in molti film… ho provato un massaggio cardiaco e a forzare la respirazione… non ho fatto caso a nient’altro tranne che al decesso…
– Di cui si è accertata come ha detto…
– Non l’ho detto… ma era evidente che stavo provando a rianimare un morto… sono gesti che hanno un senso ma irrazionali e che uno compie prima di recuperare distanza… e lucidità
– La distanza già… quanto ha impiegato in tutto questo…
– L’ho detto… ripeto poco… un minuto… due… non lo so… attimi… la mente ha un modo tutto suo di misurare il tempo secondo la situazione…
– E poi ha chiamato subito soccorso…
– Non subito… prima sono andata in bagno a vomitare…
– Ah… e poi…
– E poi… il resto lo sa… visto che è arrivato lei…
– Mi è sembrato di capire che tra lei e suo padre non ci fosse…
– Vuole arrivare a disegnare qualche cliché del padre… padre assente padre indifferente padre egoista… sbaglia…
– Ovvero
– Ovvero tra me e mio padre c’era un baratro… si era aperto un baratro ma secoli fa…
– E lei non sembra un tipo accomodante…
– Accomodarsi… non è questione di questo e non mi pare che rivangare il terreno sia utile… lei non sa e non io non voglio… e poi mi infastidiscono le sue domande… lei è capzioso… sembra che voglia arrivare a una meta diversa da quelle indicata dai fatti…
– Faccio il poliziotto…
– Amleto…
– Prego…
– Amleto è convinto che suo zio abbia avvelenato il padre… così convinto che fa senza motivo una strage… un adolescente tardivo e caparbio… soprattutto ingiusto… e un po’ paranoico…
– Ho visto una volta Amleto in televisione e non mi è sembrato…
– Il mio ruolo è interpretare segni e lei sta provando a inventarli… a mio modo di vedere…
– È sulle difensive… è così sempre o le sono molto ma molto antipatico…
– Niente di tutto ciò… se mi concede un complimento lei è anche un bell’uomo ma io non sono quel tipo di donna…
– Tipo…
– Che ama gli uomini…
– Per convinzione… lei è
– Lo sono… omosessuale… lesbica per intenderci bene… chissà lei direbbe leccaciuffe…
– Non volevo…
– Che cosa… non ne faccio mistero da quando il mistero mi è crollato addosso tanti anni fa… c’è una cosa..
– Che cosa…
– C’è una cosa che ci accomuna in campi differenti… lei deve risolvere misteri nel presente io nel passato… i morti hanno tutti una cosa in comune… sono chiacchieroni… non è così…
– Suo padre lo sapeva…
– Di me non lo so… il suo palese disprezzo per le donne esulava dalla cognizione dei loro possibili sentimenti o inclinazioni… o intelligenza… peraltro… sentilo il poliziotto che adesso tenta di vedere se o no avevo motivi di un conflitto così grave o così grave immaginato con mio padre… tale da ammazzarlo e in quel modo bizzarro…
– Mh… avesse voluto che metodo migliore avrebbe scelto…
– L’indifferenza… è più micidiale di ogni veleno… l’ho usata e mio padre non ha retto l’onda… era il tipo di uomo che non tollerava di non riuscire a far fare agli altri quello che non avrebbe voluto fosse fatto a lui…
– Non capisco…
– Mio padre era un bruto travestito da ragioniere… un mostro banale… fece impazzire mia madre… per ammaestrarla le urlava… le ragazze vanno ammaestrate urlava spessissimo per ogni pipì che stuzzicasse la sua contrarietà… e tuttavia non era un alcolista… mai visto toccare alcool…
– Le ragazze vanno ammaestrate… la picchiava allora…
– E come e poi…. quando era stordita dalla botte… la violava… spesso sotto i mei occhi… guarda mi urlava… che ti fa bene capire che al mondo c’è chi ha il fucile…. lei capisce che tipo di fucile… e chi il tegame… gli piaceva parafrasare una battuta che sta in un film molto vecchio
– Il buono il brutto e il cattivo
– Credo sì mi pare… non mi ha mai convinto il cinema… la mediazione per farci inghiottire il reale che è sempre peggio…
– Che cosa le piace…
– Solo la musica perché non pretende di ammaestrare… consolare… mediare… anzi…
– Suona
– Sì abbastanza bene il pianoforte… sono una dilettante… suono per me stessa…
– Jazz
– Per carità… sono nata secchiona… bach mozart scarlatti quello che mi capita…
– Flòrida… un nome inusuale mi pare… chi…
– Mia madre insistette… era nel suo periodo americano… flòrida era il suo… per un pelo non mi chiamò barbie… mia madre faceva la parrucchiera… aveva la testa un po’ cotonata dal di dentro…
– Aveva…vuole parlarmi di sua madre…
– E perché mai… non è un setting questo mi pare… ma se così le pare ci vuole poco… a furia di botte e di violenza mia madre un giorno uscì di casa… andò ai giardini con guanti sapone e spazzola e un colapasta… la fermarono mentre tentava di lavare i pesci rossi che aveva pescato nella vasca comunale… non si è mai ripresa…
– L’ha vista però mi ha detto…
– Sì io l’ho vista lei no…non può… vede quello che non saprei dire… catatonica… era solo una parrucchiera nella vita ma molto sensibile e alla fine di sensibilità si soccombe… vive per così dire nella residenza*** … sa…
– E il motivo per cui lei pare così coriacea… no no no non si ribelli… volevo dire così ben corazzata… e sua padre allora…
– Se ci provò anche con me… eh certo che ci provò ci provava… desisteva sotto i miei morsi e graffi… al patologo che gli ha fatto o gli farà l’autopsia dite che quelle cicatrici che gli troverà alla clavicola e in regione temporale sinistra sono il frutto che raccolse tentando per l’ennesima volta di violarmi… lui si drogava di sé stesso… così prima gli piantai un lapis appuntito… i miei lapis sono sempre aguzzi… nel collo… poi con un cutter lo tagliai ma molto meglio dove ho detto… non ci provò mai più… anzi mi temeva… poi…
– E lei non se ne andò di casa… non chiese… non denunciò…
– Poi dicevo sì me ne andai… non gli dovevo niente a parte la vita biologica che mi pare da sempre a dir poco sospetta… mi mantenni da me agli studi… mia madre quel che riusciva a sottrarre al ménage… finché è stata in sé e per quanto lo fosse prima dei pesci… poi mia nonna… la madre di una mia amica… tutte donne… poi ho lavorato part-time in una compagnia di assicurazioni… per anni anche dopo gli studi finché non sono riuscita a fare il mio lavoro…. la compagnia non era male non so se esiste più… vengono tutte assorbite o vendute prima o poi… con tute le donnette che vi stanno dentro a ciarlare e gli ometti che si aggiustano la patta dopo essere andati in bagno… ma questa ne converrà è proprio un’altra storia… e ora mio malgrado dovrei occuparmi di seppellirlo… l’uomo dico… per sempre.
Questa inutile schermaglia avrebbe potuto proseguire senza definizione di tempo non fosse stato per Flòrida che su, per sempre, si scusò, si alzò e se ne andò. Poco dopo partì per il Nord con il primo treno, i treni sono sempre i primi a partire, e un’ora dopo l’altra, un cambio dopo l’altro scomparve nella foschia umana delle stazioni.
L’immagine di apertura è di Nigel van Wieck – Coat-check girl