Data di pubbl.: 2024
Pagine: 77
Prezzo: € 18,00
Parafrasando il premio Goncourt Michel Tournier (1924 – 2016) possiamo dire che con Il cuore in guerra Sara Magnoli non ha cercato d’innovare la forma della prima stesura de I promessi sposi di Alessandro Manzoni, vale a dire Fermo e Lucia, ma solo di renderla aderente all’attualità. Ecco, dunque, muoversi sulla scena di un qualunque quartiere di periferia (“Quella lunga via stretta tra palazzi grigi tutti uguali, interrotti da piccoli spiazzi di cemento…” p. 12, che suona come: Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti…) i protagonisti del racconto. La sedicenne Noura – “La mia storia si può veramente chiamare una guerra contro la morte” -, fuggita insieme alla madre Maryam e al padre dal Pakistan, per approdare prima all’orrore della Libia e infine raggiungere l’Italia su uno sgangherato barcone per giorni in balia delle onde (mentre Noura recita come una preghiera la propria versione, p. 33/34, dell’Addio ai monti della Lucia manzoniana). Il giovane Lorenzo, nerd assennato e paziente, che si innamora perdutamente di lei. Il piccolo boss di quartiere Rudy – un don Rodrigo parimenti odioso e protervo – che crede di poter far sue tutte le belle ragazze della scuola che frequenta e dunque anche l’indifferente Noura. Suo cugino Attila – il conte Attilio – sciocco tirapiedi vagamente antagonista. Jinny-Siham – la monaca di Monza, e qui è dal suo chador che sfugge una ciocca di capelli – amica e compagna di scuola di Noura che con il principe della piazza – l’Innominato – condivide un’antica esperienza di dolore che ha reso lui crudele e lei bugiarda per sopravvivere. La professoressa Cristofori – padre Cristoforo – che per la sua saggezza, la vista lunga e il coraggio, verrà ingiustamente accusata e allontanata dalla scuola. E infine l’ing. Conti – il conte zio – sfruttatore di lavoratori stranieri e bieco figuro.
La storia, nella sua forma, ben si conosce e la ritroviamo con i logici aggiustamenti legati ai nostri giorni, alle dinamiche fra adolescenti, al loro disagio, all’uso errato dei telefonini, ai ricatti in rete e infine alla droga che degnamente sostituisce la peste manzoniana. Ma legati anche ai ravvedimenti che costituiscono il punto di giro della narrazione.
Perché a pensarci bene, la natura umana è cambiata poco nei millenni, almeno per quanto concerne alcune sue basilari caratteristiche. E dunque non solo è possibile ma di certo plausibile riportare nell’oggi e in un contesto di disagio e disparità economiche e culturali, una storia vecchia di quasi due secoli. Un’operazione che Sara Magnoli compie in modo ineccepibile e con una scrittura partecipata e dolente, violenta e corposa. Un libro che in questi mesi ha ricevuto ogni apprezzamento e ottenuto il meritato successo.