
Data di pubbl.: 2025
Traduttore: Guido Calza
Pagine: 534
Prezzo: € 19,00
È passato un anno da quando la trentatreenne Ludivine Vancker, della Sezione Ricerche della Gendarmeria di Parigi a Porte de Bagnolet, ha inseguito il Male dall’Europa fino al Canada per poi sconfiggerlo pagando un prezzo altissimo con la morte del suo collega e compagno Alexis. In seguito, Ludivine ha trascorso molto tempo con il grande criminologo Mikelis, ha studiato, si è documentata, ma mai avrebbe immaginato di dover affrontare una nuova indagine così oscura e piena di violenza. Tutto ha inizio sul treno che dalla stazione di Parigi-Montparnasse viaggia verso Hendaye. Due adolescenti, Silas e Pierre, salgono a bordo. Sono eccitati e determinati e alle nove del mattino iniziano a sparare sui passeggeri. Cinquantatré persone muoiono senza sapere perché, ma la notizia arriva a Ludivine in ritardo perché impegnata a fermare, insieme alla narcotici del collega Yives, un go-fast, un convoglio che trasporta droga. E qual è la loro sorpresa quando, arrestati i colpevoli, invece di un carico di droga trovano una serie di pacchetti con tagli conciati di pelle umana contrassegnati da un emoticon sorridente. È Joseph, uno dei fermati, a metterli sulle tracce di un inquietante personaggio detto il Losco che vive in un palazzo abbandonato nella banlieu de La Courneuve. Ludivine ci va con il collega Segnon. Del Losco non c’è traccia, ma quello che trovano è raccapricciante: decine di carcasse di animali e un uomo morto con la gola tagliata. Solo in seguito riescono a mettere le mani sul Losco e a scoprire che è lui il collegamento fra Joseph e compagni e un personaggio di Lille, lo squartatore, colui che rapisce e poi uccide persone ignare e concia la loro pelle. Ma capire chi sia e come prenderlo è difficile. Come è difficile capire il blaterare del Losco su chi si cela dietro tutto questo, un Maestro di cui non si può fare il nome, il Diavolo in persona. Intanto, altri episodi di inusitata violenza sconvolgono Parigi: una strage in un ristorante, un’altra in un centro commerciale, un’altra ancora in un cinema. E non finisce qui! E d’improvviso si scoprono cadaveri di persone che sembrano morte di paura, ma è davvero possibile morire di paura? Chi mai può avere un simile potere? A Ludivine sembra d’impazzire eppure è sicura che ci sia un collegamento fra tutti questi casi sebbene il suo capo Jihan ci creda poco. Ma lei ritiene di appartenere a quel gruppo ristretto di persone il cui compito è vigilare perché la violenza non dilaghi e la civiltà sopravviva. Lei è una Guardiana del limite. Ludivine non crede all’esistenza del diavolo, neppure quando incontra padre Vatec nella sua chiesa, ultimo ad aver visto uno degli attentatori suicidi:
“Il diavolo non aveva bisogno di palesarsi, gli bastava piantare i semi della discordia e pazientare. Mostrarsi era svantaggioso, meglio lasciare che s’insinuasse il dubbio, che lo scetticismo incancrenisse gli animi…” (p. 356)
Sarà con l’aiuto dei colleghi Segnon Dabo e Guilhem Trinh, l’analista che ha sostituito Alexis, e degli altri della squadra che alla fine verrà a capo dell’indagine non prima si aver rischiato la vita in un duello mortale.
Maxime Chattam ci tiene, come sempre, incollati alla pagina con una serie interminabile di colpi di scena e una perfetta maestria nel calibrare gli episodi che si susseguono nel racconto. Ma ci parla anche di molto altro: dello sfaldarsi delle certezze che hanno contraddistinto la nostra epoca, della crudeltà e della violenza che sono parte integrante della natura umana e non necessariamente provocate da un’infanzia negletta, di chi sono i mostri e di chi, alla fine, stabilisce i criteri di ciò che è accettabile e giusto e di cosa invece non lo è, delle nostre infinite fragilità. Il diavolo esiste? Chissà. Più probabile che sia quella parte di noi che non vogliamo conoscere perché ci spaventa.