
Data di pubbl.: 2025
Pagine: 147
Prezzo: € 13,00
«Perciò salvatevi dai motivi generali in quelli che la vostra vita quotidiana vi offre; raffigurate le vostre tristezze e nostalgie, i pensieri passeggeri e la fede in qualche bellezza, raffigurate tutto questo con intima, tranquilla, umile sincerità e usate, per esprimervi, le cose che vi circondano, le immagini dei vostri sogni e gli oggetti della vostra memoria».
Leggendo Non si tocca la frutta nei supermercati però i culi nelle metropolitane, il nuovo libro di Alessandra Carnaroli, mi sono venute in mente queste parole scritte da Rilke in Lettere a un giovane poeta.
Carnaroli scrive poesie guardando bene le cose che la circondano, i suoi versi tengono sempre conto di quello che accade, la sua voce è implicata nell’accadere.
La poesia di Alessandra Carnaroli è un’invettiva indignata sulla crudeltà del mondo e sulla cattiveria del genere umano.
È graffiante e incisiva quando scrive di femminicidi (Ave Marina / Morta per scappare / A un tentativo di stupro / Dicono che è / Un po’ tua la colpa / Se non avevi / Molto equilibrio).
La sua parola non fa mai sconti. Nelle sue pagine troviamo l’orrore quotidiano che il mondo ci sbatte in faccia: donne vittime di violenza, vittime innocenti di guerre e genocidi, e tutta l’umanità degli ultimi oppressa dalle ingiustizie.
Alessandra Carnaroli con una parola spietata e mai accomodante scrive nelle sue poesie (che sono chiodi) la storia delle vittime, si schiera dalla loro parte con la sua voce sincera e soprattutto disturbante.
La sua voce poetica è politicamente scorretta, in ogni verso c’è la volontà di potenza di una deflagrazione alla quale leggendo è impossibile sottrarsi: « Ossi di pesca / Queste famiglie / Dove ci si accoltella / Come frutta fresca»; «intanto i bagnanti / sono tornati /a nuotare / un mazzo di rose / sugli scogli / ci invita a ricordare / qualcuno avvisa / « il coccobello /che non deve gridare»; « cosa dobbiamo dire poi / dei gommoni / non conosciamo / neanche il numero / di persone / travolte dalle onde / come dentro quei / frullatori che hanno / tantissime funzioni / tra cui amalgamare / le sostanze / che siano carne / o alghe / farne cibo per pesci».
La sezione più potente del libro è Gaza e vale la pena citare alcuni versi: «Se la guardi sotto / I bombardamenti / Gaza sembra / Una festa /I razzi sono stelle filanti /I bambini coriandoli»; «Erano due / Prematuri / Nati e morti in anticipo».
Carnaroli scrive da uno schianto di nervi in cui la poesia prima di ogni cosa diventa il modo più diretto e sincero per testimoniare lo scandalo e spaccare il culo alla realtà.
Se amate la poesia dei benpensanti, quella comoda e accomodante, tenetevi alla larga dai versi di Alessandra Carnaroli, perché lei scrive per farci sentire l’odore del sangue di questo genocidio chiamato vita.