Il figlio maschio – Giuseppina Torregrossa

Titolo: Il figlio maschio
Autore: Torregrossa Giuseppina
Data di pubbl.: 2015
Casa Editrice: Rizzoli editore
Genere: Romanzo famigliare
Pagine: 318
Prezzo: 18,50

In questo ultimo libro la scrittrice  palermitana  Giuseppina Torregrossa unisce biografia e romanzo immergendo il lettore in una saga famigliare che tocca un secolo di storia siciliana.

La storia inizia nel 1924  a Sommatino, piccolo comune della provincia di Caltanisetta. L’ambiente è quello di una Sicilia rurale, ancora legata alle tradizioni ed al ruolo predominante del maschio capofamiglia. Quello che contava era la terra, da coltivare e tramandare ai figli. Don Turiddu Ciuni, proprietario del feudo di Testasecca, sperava che i figli seguissero le sue orme ed ereditassero le sue terre, ma l’influenza materna ha scompaginato i suoi piani. La moglie Concetta Russo era, per sua definizione, una donna “allitrrata” e usando l’arte della seduzione riuscì a convicere il marito sulla necessità di far studiare tutti i suoi figli. Fin dai primi capitoli il lettore comprende come la donna può scardinare tradizioni e mentalità stratificate nei secoli. Il sensale del paese parlò cosi con Don Turiddu sconsigliandolo di scegliere quella donna “Lassala perdiri, donna Concetta Russo, appartiene a una famiglia allitrata ti darà filo da torcere”. (pag. 85)

L’autrice descrive il passaggio dal mondo vecchio a quello nuovo quando descrive nel 1934 la morte di don Ciuni. Il padre morente ha attorno a sè la moglie ed i figli rimasti, alcuni erano emigrati in Sud America, e con le ultime forze cerca un erede per la sua terra. Le sue speranze riesedono in Filippo il primogenito, ma lui, educato dalla madre, alla terra preferisce i libri e la cultura. Il vecchio usa tutte le sue forze per conservare un mondo che sta per morire con lui “Don Turiddu strinse i pugni, alzo la voce atteggiandosi a padrone si rivolse di nuovo a Filippo: “la devi finire  con ‘sta minchiata dei lib.” …… “Il vecchio ricadde indietro, sconfitto” prova alla fine con gli ultimi sforzi ad invocare il figlio “Filippo sussurrò con voce petrosa…..la terra tu…..”. (pag 87)

Filippo era troppo diverso dal padre, amava i libri, la letteratura, ma soprattuto voleva diffondere la sua passione per le storie. Era un uomo entusiasta verso la vita, aperto verso gli altri quanto suo padre invece era chiuso nel suo piccolo mondo. Filippo iniziò, da giovane, come collaboratore per la casa editrice fiorentina Vallecchi per poi aprire prima un chiosco di libri nel suo paese e poi , con l’aiuto della sorella Concettina, una vera e proprio libreria.

La storia proseguirà con il figlio di Concettina, Vito Cavallotto, il quale continuerà la tradizione letteraria famigliare aprendo una serie di librerie e fondando l’omonima casa editrice Cavallotto. Vito, come la madre e lo zio Filippo, era uno spirito ribelle e sognatore che non aveva paura di scontrarsi con la vecchia società pur di portare avanti i suoi sogni. La descrizione fatta dall’autrice nasce proprio in contrapposizione con un amico di Vito il professor De Bonis, il classico uomo di potere legato alla tradizione…..Ecco le parole dell’autrice “Vito era uno spirito indipendente, un cane sciolto, che aveva dovuto lottare per affermarsi in una società chiusa e classista come quella siciliana”. (pag. 197).

Un romanzo al femminile di donne intelligenti e coraggiose che sanno essere protagoniste e non vivere più all’ombra del marito. Nelle parole di queste donne si vede una forza nuova che sa spezzare le catene della tradizione “non è più il tempo che una fimmina trova un marito e si sistema. E’ necessario tenere conto delle loro aspirazioni” (pag. 241). La bellezza del libro è anche dovuto alla capacità della scrittrice di far narrare le storie direttamente ai protagonisti, come se fosse una storia che si racconta, di generazione in generazione, in casa mentre la famiglia è tutta riunita. Credo che ci sia in questo romanzo un colorato intreccio di tradizione ed innovazione permeato dall’amore per la vita e la carta stampata.

 

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