Autore: Gabriele Galloni
Data di pubbl.: 2023
Casa Editrice: Crocetti Editore
Genere: Poesia
Pagine: 220
Prezzo: 18,00
Gabriele Galloni è scomparso a soli venticinque anni. Un giovane appassionato di poesia che stava costruendo un suo percorso originale. Dal 2017 al 2019 ha pubblicato quattro raccolte ma prima di tutto Gabriele nella sua breve vita ha dimostrato di conoscere e di studiare bene il mondo della poesia, leggendo e ascoltando i poeti, sempre approfondendo con una passione viscerale per la parola.
Trai poeti contemporanei della sua generazione è raro trovare un esempio così colto, è davvero difficile imbattersi in un poeta più che ventenne che prima di leggere se stesso ha letto e studiato quello che vale la pena leggere e studiare.
«E saremo l’Immagine dell’uomo. / Non la creatura breve, ma la traccia». Questi suoi versi rappresentano il passaggio su questa terra e la sua poesia sicuramente resterà la traccia del suo stare al mondo.
Crocetti ha deciso di rendere omaggio al giovane poeta romano a tre anni dalla precoce scomparsa con Sulla riva dei corpi e delle anime, un volume antologico che raccoglie testi tratti dai libri pubblicati in vita e da quello uscito postumo.
Ritroviamo Slittamenti, il libro d’esordio (Augh! 2017). In forma di epigramma il poeta redige un monologo interiore in cui il suo vissuto incontra il mondo.
Galloni scrive in controluce, non rinuncia alla sottrazione e all’essenzialità, scava, incide e ferisce. Per lui la parola deve nominare le lacerazioni senza cercare nessuna mediazione, deve essere forte fino a deflagrare. «I limiti nei quali puoi tagliare vanno / dalla trachea fino alla cime del / polmone quando è in espirazione» (incipit di Slittamento); «Se durante il lavoro la trachea / o l’esofago laceri per sbaglio, / la carne è da buttare tutta intera» (Incipit di Lacerazione).
Ne 2018 esce In che luce cadranno (RP Libri), che a mio avviso resta il libro migliore di Gabriele.
Quando lo lessi mi accorsi subito di una cosa: finalmente un poeta giovane che ha deciso da subito di essere maturo, perché si vede che dietro la sua poesia ci sono letture strutturate, intense e autentiche.
La sua poesia è schianto e anche essenzialità ma è soprattutto sottrazione di un linguaggio che colpisce direttamente, rifiuto di ogni abbellimento testuale. Insomma, è poesia onesta e vera. Perché la poesia, quella vera, ha il volto delle cose che si chiamano con il proprio nome.
Gabriele Galloni con testi brevi e intensi scava nella parola poetica e sulla pagina la presenza non rinuncia all’assenza.
Davanti ai morti, che continuano a porsi le stesse domande dei vivi, il poeta si ferma a pensare e scrive una poesia che possiamo leggere come una intreccio finissimo in cui non è il pieno che sostiene i vuoti, ma sono i vuoti che colmano i pieni.
«Il lessico dei morti / è la metà del nostro; / a mezzogiorno l’ostro/ sfoglia il vocabolario/ dei pellegrini».
In che luce cadranno è un canzoniere di assenze dedicato ai morti che noi vivi ci portiamo dentro.
Il poeta scava nell’aldilà che viviamo ogni giorno su questa terra con la consapevolezza immanente che in questo inferno le ragioni dei vivi spesso coincidono con quelle dei morti.
Grazie all’incisività di un verso scarnificato, Galloni abbraccia una parola schietta e spiazzante e ci rivela che nella vita e nella morte di tutti i giorni ogni sguardo è un’allucinazione.
Perché è il poeta stesso a dirci che la musica dei morti è il contrappunto dei passi sulla terra.
In questo fitto dialogo essenziale tra morti e vivi, In che luce cadranno ci coinvolge tutti senza alcun inganno e ci legge fino a denudare tutte le nostre paure. Questa è la lezione della grande poesia.
In che luce cadranno è un dialogo serrato tra l’aldiquà e l’aldilà e Galloni senza mai rinunciare a una brevità folgorante ci spiazza con versi come questi: «I morti continuano a porsi / le stesse domandi dei vivi: rimangono i corsi e i ricorsi / del vivere identici sulle / due rive. In che luce cadranno / tornati alle cellule».
Il tutto scorre tra questa confusione tra morti e vivi.
In vita Galloni pubblicherà Creatura breve (Ensemble 2018) e L’estate del mondo (Marco Saya 2019) due raccolta che mettono in evidenza la feconda evoluzione del poeta che in un certo modo sceglie nuove strade da percorrere contaminando la fisicità dei luoghi ( la sua Roma) con una parola che prende forma i ragionamenti filosofici che cercano sempre nuove stanze del pensiero da abitare ( « Scoprimmo dunque che non vi è più vera / tenerezza dal coltivare sabbia; / sabbia di Luna giù a Ponte Galeria:/ a chi ne vuole avere, cielo, ne abbia»).
Sulla riva dei corpi e delle anime è un libro che racchiude l’opera poetica di Gabriele Galloni, un rendiconto del suo breve passaggio, ma soprattutto ci lascia le tracce di un poeta maturo con la sua lingua riconoscibile che non avrebbe smesso di cercare nuovi significati.