A tu per tu con… Dario Bressanini

bressaniniChimico, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Chimiche e ambientali dell’Università degli studi dell’Insubria a Como, inizia la sua attività di divulgazione scientifica partecipando alla prima edizione di “Cosmo, siamo tutti una rete”, trasmissione scientifica di Rai3 andata in onda il 4 settembre 2010. Collabora poi con la RSI – Radiotelevisione svizzera e in radio è ospite ricorrente della trasmissioni Moebius e Il Gastronauta di Radio 24. Cura il blog Scienza in Cucina su Le Scienze e dal 2009 ad oggi ha pubblicato sei libri di divulgazione scientifica con tematiche che accostano la scienza al cibo che portiamo a tavola quotidianamente, spaziando dalle teorie che stanno alla base delle reazioni chimiche in cucina agli OGM (Organismi Geneticamente Modificati).

Ci può raccontare il suo ultimo libro, Contro Natura. Dagli OGM al bio?

L’ultimo libro è scritto a quattro mani con Beatrice Mautino, una biotecnologa e giornalista scientifica. Parte dall’idea di voler far capire che tutto quello che noi mangiamo e coltiviamo è stato modificato geneticamente in modo più o meno inconsapevole, a partire da quando abbiamo trovato e addomesticato il frumento, fino arrivare alle modifiche molto recenti per trasformare riso olio girasoli e mele. Nel libro viene raccontato tramite varie storie come molte delle caratteristiche che associamo agli OGM oramai siano presenti dappertutto: esistono, per esempio, delle modifiche genetiche fatte ai girasoli per cui ora producono acido leico come l’olio di oliva e lo si trova al supermercato ed è una modifica genetica di cui i consumatori sono inconsapevoli; oppure i brevetti, che la gente pensa siano solo per gli OGM, in realtà noi compriamo mele brevettate tipo la ambrosia o le pink lady; o ancora, raccontiamo le storie di modifiche genetiche avvenute secoli fa come nelle carote, che erano viola e nel ‘600 per via di una modifica casuale sono diventate arancioni, solo che quando le vediamo ora al supermercato le vediamo con sospetto senza sapere che in realtà è il colore originale. Tutti questo è per mostrare come la nostra concezione di naturale sia culturale e artificiale.

Quante bugie sono raccontate nel carrello della spesa? Ha esempi particolari?

Un esempio di una bugia legalizzata sta nel mondo del riso: quando compriamo una scatola di Arborio o di Carnaro di trovare quel riso lì dentro, perchè esiste una legge che da la possibilità a chi produce riso di vendere una varietà per un’altra simile. Io e la mia coautrice quando l’abbiamo scoperto ci siamo sentiti ingannati come consumatori: io voglio sapere cosa c’è dentro quello che acquisto e in un periodo in cui si celebra la varietà di ogni cosa, mi sembra pazzesco che nel mondo del riso sia tutto nascosto. Poi ci sono altre storie, come quelle sulle mele che dicevamo prima, di cui esistono varietà brevettate, ma le persone non lo sanno. Bugie ce ne sono ovunque, bisogna imparare a essere più consapevoli di quello che si acquista e il nostro libro cerca di dare questo contributo concontro natura informazioni scientifiche.

Secondo lei quale deve essere il ruolo della scienza e delle biotecnologie nel migliroamento della qualità del cibo?

Le biotecnologie possono dare un grande contributo al miglioramento della qualità. In primis vuol dire miglioramento della della sanità, cioè puntare su un prodotto sano che non deve essere stato attaccato da insetti o muffe. L’agricoltura moderna fa largo uso di pesticidi di cui c’è bisogno anche nell’agricoltura biologica: si racconta una bugia quando si dice che l’agricoltura biologica non li usa. In altri Paesi del mondo le biotecnologie hanno dato un contributo producendo alimenti che resistono naturalmente a certi batteri o insetti e quindi non devono essere trattati; ci guadagna l’agricoltore, che spende meno, ci guadagna l’ambiente che non viene intossicato con sostanze, e ci guadagna il consumatore, che ha cibo più sano.

Dove nasce questa passione nel legare cibo e scienza?

La passione nasce dal mio amare cibo e cucina, poi da chimico voglio vedere cosa c’è dietro il cibo. È nata come una sfida da chimico e da scienziato: vedere sempre chimica e scienza accostate negativamente al cibo, come se fosse un peccato mortale associare due, mi faceva arrabbiare così mi son detto “cerchiamo di trasformare questa cosa in positivo, se le persone pensano questo è perchè nessuno ha raccontato la realtà dal punto di vista chimico e scientifico”, che pur essendo un punto di vista parziale non va ignorato. Fino ad ora di cibo hanno parlato tutti, dai preti ai filosofi, ai sociologi, però l’opinione degli scienziati è stata trascurabile. Vorrei almeno che avesse pari dignità con quelle degli altri!

Raccontare al grande pubblico è sempre complicato, soprattutto per questo campo che ha cosi tante voci, ma così poche di scienziati. C’è un personaggio a cui ti ispiri oppure è solo spirito scientifico?

Nella mia divulgazione non mi ispiro ad un personaggio particolare, ma cerco di sfruttare le tecniche di comunicazione che vengono normalmente sfruttate in molti altri ambiti. Per scrivere Contro Natura. Dagli OGM al bio, ci siamo ispirati allo stile di Michael Kollan, che ha scritto Il dilemma dell’onnivoro, per cui non raccontiamo una lezioncina, ma raccontiamo delle storie ed è questo che prende il lettore. Abbiamo infilato la scienza in una struttura narrativa ben precisa, facendo interviste, raccontando storie biografiche, parlando di fumetti e telenovelas, e abbiamo adottato una struttura atipica per un saggio scientifico classico, una più vicina a un libro giornalistico con un impianto scientifico. Direi che sta funzionando molto bene.

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