Nato ad Istanbul, in Turchia, nel 1937 da padre armeno, Petros Markarīs parla e scrive in greco, turco e tedesco. Sceneggiatore e autore di teatro, ha collaborato con Theo Angelopoulos a numerose sceneggiature, tra cui quella del film L’eternità e un giorno, Palma d’oro a Cannes nel 1998. Ha tradotto in greco diverse opere teatrali tedesche, ma è noto al pubblico europeo soprattutto come creatore del commissario Kostas Charitos, della polizia criminale ateniese, protagonista di una serie di libri e anche di un adattamento tv di grande successo in Grecia e definito “il fratello greco di Maigret” e “il Montalbano di Atene”. L’ultimo capitolo della serie, “Titoli di coda” (Bompiani) è stato presentato al Salone di Torino.
Nei suoi libri emerge in primo piano anche la situazione della Grecia moderna e soprattutto della sua capitale devastata dalla speculazione e dalla corruzione ed è soprattutto di questo che gli chiediamo di parlare.
Quanto è importante per lei basarsi sulla realtà nei suoi romanzi?
Il lettore comune è molto felice di leggere di questi argomenti e apprezza molto i miei libri. La gente mi incontra per strada e conferma la fotografia della realtà greca che fornisco nei miei romanzi, ammettendo anche le proprie colpe. Ho un dialogo e un confronto costante con i miei lettori. Non è così con i politici che sono venuti dopo la guerra civile terminata nel 1974: loro non si sentono affatto lusingati e protestano per i giudizi molto duri contenuti nelle mie pagine e lo stesso vale per il settore pubblico, che accuso di corruzione.
Da quando ha iniziato a scrivere i suoi romanzi legati alla crisi, com’è cambiata la Grecia? Com’è la situazione politica oggi?
Purtroppo in realtà la Grecia non è cambiata quasi per nulla, perché la seconda generazione di politici continua a fare gli stessi errori del passato e ha sempre la stessa mentalità. Si continua ad insistere su un modello che oramai è crollato: per questo c’è così tanta corruzione e circolano tra la gente promesse che non possono essere mantenute. E’ la stessa mentalità in una nazione completamente diversa solo esteriormente.
Come stanno i Greci? C’è qualcosa che secondo lei non riesce ad emergere ed arrivare alle cronache internazionali?
Non è l’aspetto finanziario che manca sui media, ma la vita di tutti i giorni che si può cogliere chiaramente attraverso un romanzo. Tutti sappiamo le vicende dei politici, la loro corruzione e l’evasione fiscale ma io cerco di raccontare come la crisi ha avuto impatto sulle vite della gente comune e anche i modi diversi con cui le persone hanno reagito: alcune hanno preso atto della situazione e hanno cercato di fronteggiarla, altri invece hanno cercato di fuggire dalla realtà.
Quali sensazioni si augura provino i lettori una volta terminato il suo romanzo?
Mi auguro che provino sentimenti contraddittori: da una parte dovrebbero essere arrabbiati, addirittura furiosi ma dall’altro dovrebbero provare compassione, capire gli errori fatti ma non perdonarli. Soprattutto è fondamentale che cerchino di approfondire il passato: in Grecia non è stato ancora studiato ed elaborato in modo giusto e a causa di questo viviamo ancora adesso le conseguenze della guerra civile.