Ieri, sabato 3 maggio 2014, abbiamo assistito al Focus Famiglie 2.0 del TGLFF. Si tratta di una serie di film che affrontano il complesso argomento delle famiglie omogenitoriali.
Abbiamo visto tre film diversi che ci lasciano una sensazione di amore e un senso di ingiustizia per i soprusi legali e non che questi genitori sono costretti a subire ogni giorno.
Il primo film è americano e si chiama Shared Origins, diretto da Elena Rue. Racconta la storia di Zoe e Tsehay, due bambine nate in Etiopia adottate da Lory e Sonya, una coppia di donne americane. Quando le bambine sono più grandicelle, le mamme decidono di portarle nel loro paese d’origine dove però l’omosessualità è un crimine punibile con la morte. Per questo Lory, che le accompagna, decide di non rivelare di essere lesbica. Ad Addis Abeba le tre incontrano la piccola Helen, un’orfana che trova in loro la famiglia che le è sempre mancata. Un film forte, che mette in evidenza l’importanza di condividere l’amore e l’importanza del dare, al di là del paese d’origine o dell’orientamento sessuale perché, come afferma una delle protagoniste “Love is Love”.
Il secondo film è tedesco: Zwei Mütter (Two Mothers) diretto da Anne Zohra Berrached e proiettato in anteprima nazionale. Il film affronta la complessa tematica del desiderio di avere figli. Le protagoniste sono due donne sposate e innamorate, il cui desiderio di avere un figlio è il completamento della loro felicità. Lo scontro con la realtà avviene quando nel mondo asettico delle cliniche d’inseminazione scoprono che non c’è posto per una coppia di lesbiche e per le sue necessità. L’unica soluzione è un sito web da cui poter selezionare potenziali donatori, per poi intervenire privatamente. Una scelta onerosa, non solo dal punto di vista economico, ma anche umano e personale: è davvero ciò che Katja e Isabella vogliono? Le due donne scopriranno di essere concentrare sui desideri individuali perdendo di vista il bene della coppia e rompendo l’armonia che le aveva portate a quella scelta di genitorialità. Ci ha colpito positivamente il fatto che il film non nasconda i problemi di questa coppia che non è immune dalle liti o dalle questioni che deve affrontare qualunque coppia, sia omosessuale o meno.
La parte più forte della giornata si è rivelata la storia di Marco e Giampietro che per presentare il loro film hanno fatto conoscere al pubblico la loro famiglia e i loro bellissimi bambini: David e Denis. Marco Simon Puccioni ha deciso di presentare, nell’ambito del Focus “Famiglia 2.0, il suo documentario Prima di tutto, preceduto dal breve cortometraggio di animazione (di cui è autore lo stesso Puccioni) La favola dei due marinai. Nel film il regista racconta la propria esperienza di genitore gay e il percorso che ha portato lui e il compagno negli USA, dove hanno trovato due donne (una che ha donato gli ovuli, l’altra che li ha tenuti in grembo) che hanno dato alla luce i loro due gemelli.
Marco ci spiega che questo documentario è realizzato per i suoi figli: “sapevamo di essere una delle prime coppie a compiere questo percorso. Ho iniziato a documentare quello che stavamo per fare un po’ perché sono film maker di professione e un po’ perché volevo far conoscere la nostra famiglia alla società, fugare fantasmi, paure, dubbi, incertezze. Avremmo voluto adottare un bambino se fosse stato possibile per lo stato italiano, ma non lo era. Così abbiamo deciso di raccontare quest’esperienza felice. Infatti, intorno a questi bambini si è sviluppata una comunità.” Questi bambini non hanno solo papà Marco e papà Giampi, ma anche due “zie” fantastiche, le due mamme biologiche, che con le loro rispettive famiglie riempiono d’amore David e Dennis.
Sicuramente Marco non nega i problemi che ci sono stati, i dubbi che attanagliano anche queste famiglie; ciò che emerge dal documentario non è il sesso dei genitori, ma la gioia, l’allegria e l’amore che hanno questi bambini, attorniati anche da molte donne (zie, nonne, amiche).
L’unica differenza tra David e Dennis e i figli delle coppie eterosessuali è che questi bambini conoscono perfettamente la loro storia perché i due papà sono entrati a far parte delle famiglie Arcobaleno, un’associazione di famiglie omosessuali che si sono riunite per far fronte comune ai problemi che quotidianamente devono affrontare.
L’associazione ha deciso di fondare una casa editrice: “Lo Stampatello” che nasce “per colmare un vuoto nell’editoria infantile che fino a oggi, in Italia, ha rifiutato di rappresentare le famiglie in cui i genitori sono due donne o due uomini. “Lo Stampatello” dichiara come suo obiettivo quello di dare ampio spazio alla rappresentazione di quelle famiglie in cui i genitori sono omosessuali; una rappresentazione necessaria non solo per i nostri bambini ma per tutti quegli altri che li incontreranno a scuola, in palestra o dal pediatra. Dare visibilità, rappresentare la vita, le relazioni sociali e familiari in tutte le loro sfaccettature con parole adatte ai bambini ma con chiarezza e onestà, ecco lo scopo espresso dalla nuova casa editrice dedicata alla prima infanzia.”
Per questo oggi vi suggeriamo i primi due libri di questa nuovissima casa editrice:
– “Più ricche di un re!”: adatto per i bimbi del nido e della materna, che parla di Emma, una bambina molto speciale almeno per le sue due mamme. Un libro che, con la lievità di una filastrocca, racconta la felicità di essere al mondo. – “Piccola storia di una famiglia. Perché hai due mamme?”: Primo della serie “Piccola storia di una famiglia: nuove famiglie raccontate ai bambini”. Il libro spiega in parole estremamente semplici e chiare cosa vuole dire essere figli di due mamme; è stato concepito per aiutare i nostri bimbi a dare risposte agli amici della scuola. Adatto ai bambini della scuola elementare.
L’associazione dichiara che “con questi due libri “Lo Stampatello” inizia un percorso che Famiglie Arcobaleno sosterrà senza dubbio. I nostri migliori auguri perché sempre di più possa offrire alle nostre famiglie e al pubblico strumenti culturali di qualità per aiutare a capire ed accogliere tutte le nuove situazioni familiari.” Marco chiude l’incontro ricordandoci che questi bambini, più di altri, hanno bisogno di storie per capire come sono nati. Per questo e per l’amore e la felicità che ci hanno dato Marco e Giampiero auguriamo lunga vita alla casa editrice, all’associazione e a queste nuove famiglie che con coraggio e passione hanno deciso di raccontarci questa storia tanto emozionante e come ci ricorda il motto delle famiglie Arcobaleno “è l’amore che crea una famiglia” . (http://www.famigliearcobaleno.org/)TGLFF