
Traduttore: Lorenza Di Lella e Francesca Sala
Pagine: 180
Prezzo: 17
“Volevo essere lasciata in pace, volevo che un miracolo mi liberasse da tanta cordialità e soprattutto, soprattutto, che non ci fosse più nessuno di conosciuto nel raggio di cinque chilometri.”
Se incontrassi per caso, al supermercato o alla stazione dei treni, dal dentista o in farmacia, una persona che conosco e non vedo da un po’, e mi riferisse parole come quelle con cui apro questa recensione “Volevo essere lasciata in pace…”, mai penserei che ha da poco cambiato casa per “fuggire” dal centro città e liberarsi dell’inquinamento, e vivere in un nuovo, moderno, ecologico e sereno contesto sociale, dove costruire relazioni positive. La persona di cui sopra cerca qualcosa di più, un eremo, una baita tra montagne inaccessibili ai mezzi più comuni, un’isola al centro dell’Oceano Pacifico lontana dalle rotte più battute.
Questo è da molto tempo anche il mio più grande desiderio, “…che non ci fosse più nessuno di conosciuto nel raggio di cinque chilometri”, ma anche di non conosciuto aggiungerei io. Proprio nessuno.
“Proprietà privata”, scritto da Julia Deck, e pubblicato da Prehistorica Editore con la traduzione di Lorenza Di Lella e Francesca Scala, potrebbe quindi essere la mia nuova bibbia, ma non è così, perché “Proprietà privata” è molto di più.
Ce lo racconta bene già la copertina del libro, e non è la prima volta che succede con i libri Prehistorica (vedi Colpo Gobbo!).
Il secondo romanzo di Julia Deck pubblicato in Italia da Prehistorica, è un ritratto sociale veritiero, un romanzo corale, una nuova finestra sul cortile che ci permette di ri-vedere ciò che tutti i giorni sta fuori dalle nostre case. Il panorama però risulta spesso annebbiato dall’abitudine, e una sorta di reset, attraverso un bel romanzo, è quello che ci vuole.
Grazie al racconto dell’autrice entriamo ed usciamo da abitazioni di coppie sposate e non, con figli e senza, che vanno d’accordo, che si sopportano, che si odiano. Il nuovo quartiere, come già detto moderno e, nelle intenzioni iniziali ecosostenibile ai massimi livelli, è costituito da due file di villette a schiera, una con numeri dispari e una ovviamente con numeri pari, ognuna con il suo giardinetto, non tutte con il proprio parcheggio.
Tutto bello, tutto ok…ma lo avete già capito vero, che sembra tutto poco verosimile?
Pur non essendo un romanzo lungo, nel suo numero di pagine contenute il romanzo ha una evoluzione graduale ma significativa che lo porta dal fare una ripresa a tutto campo su banali, ridicole, e pur simpatiche vicende quotidiane, che aiutano anche a sdrammatizzare le nostre più personali, a diventare quasi un giallo, un’analisi sociologica sulle vite di coppia e sui rapporti di buon vicinato, che tanto buoni non si riveleranno, anzi.
“Voleva solo appagare una pulsione, un istinto, una sete di sangue che si era manifestata fin dal primo momento.”
Mi aspettavo un romanzo più graffiante in termini politico-sociali, forse lo è e io colgo più altri aspetti. Vero è che gli spunti di riflessione che Julia Deck ci offre sono tantissimi, non ve li elenco per non svelare troppo della storia, ma vedrete quanti sono! Ognuno coglierà ciò che più lo tocca da vicino, ciò che più lo solletica o lo irrita nel suo momento storico. Sarà difficile non riconoscersi in nessuno dei personaggi, o in nessuna delle situazioni, anche in questo senso “Proprietà privata” è un gran libro, l’ennesimo centro fatto nelle scelte editoriali dagli amici di Prehistorica.
“Ho sbattuto la finestra. A un tratto non ne potevo più di quella periferia immersa nel verde, mi sentivo soffocare. Avevo bisogno di tornare in città…”
E lo capite anche dal mio sproloquio che sta per finire senza avervi detto qualcosa di più della storia, salvo del luogo dove si svolge.
Siamo ai giorni nostri, fuori Parigi, e una serie di nuclei familiari, “capeggiati” da Éva e Charles Caradec, i nostri protagonisti principali, si stabiliscono in un nuovo quartiere, e partecipano al tentativo di dar vita a una sorta di gruppo che interagisce, si incontra, collabora addirittura alla risoluzione di problemi comuni. Ma ci vuole poco per essere fagocitati dalle abitudini di qualsiasi altro contesto meno moderno, meno ecologico, meno ricco e via dicendo. I problemi che emergono sono i soliti, la “convivenza” con i vicini, gli animali (degli altri), i problemi logistici, le relazioni (extra), le mie idee sono meglio delle tue, e via dicendo. E le conseguenze sono anch’esse più o meno, le più diffuse. E allora?
Allora leggete, riflettete, mettetevi alla finestra e guardate il vostro personale o ideale cortile. Oppure uscite di casa, dopo avere letto “Proprietà privata” e fate una passeggiata nel vostro quartiere, immaginando di guardare dentro le altre case, immaginando di star guardando la copertina di questo romanzo, o la stessa propria casa. Sicuramente farete grandi scoperte, ne sono certo.
Pensate che in questa storia, “la morte del gatto ha messo fine agli aperitivi”.
Buona lettura.
Claudio Della Pietà
P.S. “Ho lasciato le calendule a Cécile..”