Scrittori russi – Leone Ginzburg

Titolo: Scrittori russi
Pagine: 328
Prezzo: € 17,00

Scrittori russi di Leone Ginzburg è un testo fondamentale. Questo volume, uscito da Einaudi nel 1948, raccoglie i saggi critici di letteratura russa dello scrittore e intellettuale antifascista, pubblicati tra il 1927 e il 1942.

Questo è uno di quei libri necessari per capire e approfondire la letteratura e i suoi metodi.

Introvabile da anni, Scrittori russi torna in una nuova edizione per i tipi di Readerforblind.

L’editore ha deciso di riprendere l’edizione Einaudi, e di essere quanto più fedelmente possibile alle sue indicazioni

Ginzburg è stato un faro dell’antifascismo italiano con la sua militanza in Giustizia e Libertà.

Insegnò letteratura all’Università di Torino e nella città piemontese fu uno delle voci più autorevoli dell’intellighenzia italiana insieme a molti altri intellettuali che vedevano in lui un maestro (Norberto Bobbio, Franco Antonicelli, Giulio Einaudi, Massimo Mila, Cesare Pavese).

«Ginzburg – scrive Dario Pontuale nella prefazione – esplora l’immensa Grande Madre Russia senza assiderare, senza paura, ma con doverosa circospezione, nel rispetto dei cicli umani e di quelli naturali.

Esplora, legge ed esamina un’anima letteraria all’epoca misteriosa, decodificandone la lingua per restituirne le atmosfere esatte, mostrando quanto quella terra non sia troppo lontana dall’Europa. Ci mette un perpetuo impegno nel farlo, non soltanto letterario o filologico».

Ginzburg con la sua cultura poliedrica e il suo spiccato acume critico entra con grande passione nel mondo letterario degli scrittori russi.

Con le sue profonde doti umanistiche scrive di Puskin, Gonciaròv, Ljeskòv, celebra la grandezza di Tolstoj e Dostoevskij, non dimentica Turghéniev e Gorkij, indaga   con precisione gli aspetti del novissima poesia russa, che definisce essenzialmente colta con le sue correnti parallele nell’Europa occidentale.

Ginzburg sostiene: «né la rivoluzione né il bolscevismo hanno straniato i poeti russi dalle correnti del pensiero europeo, e i loro tentativi e i loro risultamenti, pure sbocciati spesso all’infuori di ogni diretta influenza occidentale, trovano rispondenza nei tentativi e nei risultamenti, poniamo, italiani, né, d’altra parte, i fenomeni politici si sono riflessi sulla poesia».

In conclusione, Ginzburg afferma che non esiste una poesia che sia prodotto tipico della Rivoluzione russa.

In Scrittori russi, tra letteratura proletaria, romanzi del piano quinquennale, elogio dell’anima slava e osservazioni spigolose ad alta voce sull’arte del tradurre, argomento troppo delicato e complesso in cui le sviste e le confusioni sono inevitabili, Ginzburg fornisce una preziosa giuda alla lettura della grande letteratura russa, indagando negli angoli nascosti di uno scenario intellettuale complesso. Solo un profondo conoscitore dell’universo letterario russo come lui poteva andare così a fondo e illuminarci con il flusso colto e esperto delle sue intuizioni.

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