Autore: Paolo Toso
Editore: Instar Libri
Genere: Narrativa
Numero di pagine: 227
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo: € 14
Il romanzo può essere un ottimo strumento per descrivere il funzionamento di una realtà al grande pubblico, senza annoiarlo. Deve avere pensato una cosa del genere Paolo Toso, magistrato torinese, quando ha scritto questo libro. Il sottotitolo dell’opera è già di per sé indicativo: Romanzo a Palazzo di Giustizia. Nelle 227 pagine di questo romanzo, Toso racconta infatti il funzionamento della macchina della Giustizia attraverso la vicenda di un ingegnere, Enrico Chiari, finito inconsapevolmente – e per una colpevole leggerezza – in una storia di appalti truccati, anzi, di “turbata libertà degli incanti”: un uomo che finisce in carcere per due settimane e decide di voler ristabilire la verità delle cose, anche grazie a un’avvocatessa che prende a cuore la sua causa. Ma la verità, a pensarci bene, cos’è?
Con questo concetto si scontrerà il protagonista di questa storia, dettagliata e amara, che impara a proprie spese che la verità è un racconto condiviso, non l’esperienza di una sola persona. Il lettore, preso per mano dall’autore in questa trama fatta di piccole giustizie e piccole ingiustizie, scopre pagina dopo pagina entro quali meandri della Legge si muovono avvocati e imputati, colpevoli e innocenti, un mondo fatto di parole nel quale, con il passare del tempo, ogni cosa può essere ridiscussa. Lo spiega bene il pm del processo che subisce – anzi, che vorrebbe subire per riabilitarsi – il protagonista: “Prendi i testimoni, per esempio. Accade un fatto, dopo qualche giorno lo raccontano al pm o alla polizia giudiziaria. Poi passano anni prima che gli venga chiesto, com’è giusto, di raccontarlo pubblicamente agli avvocati difensori e al giudice. Così arrivano in udienza come gli attori di quello spettacolo, incartati dal tempo, dai consigli, da quello che hanno letto sui giornali […] Finisce spesso che non distingui più quelli che ti dicono il vero da quelli che mentono o ricordano male […] le cose raccontate quando il fatto era appena accaduto perdono valore, il testimone svanisce, ed è stabilito che sia il nuovo verbale a contare per il processo”.
Considerazioni che tradiscono una certa rassegnazione nell’imprecisione della Giustizia, anche se nel protagonista resta forte un moto di speranza nei confronti della vita e della Legge. La conoscenza precisa del mondo giudiziario da parte dell’autore arricchisce il romanzo di importanti nozioni legate all’ambiente del foro, tra leggi, consuetudini e prassi non scritte. Il lettore può così approcciarsi alle storie di questo mondo con qualche strumento in più, mettendo alla prova, nel frattempo, la propria fiducia nel sistema.