Autore: Roberto Saporito
Data di pubbl.: 2015
Casa Editrice: Del Vecchio editore
Genere: narrativa contemporanea
Pagine: 135
Prezzo: 14 €
Ironico e pungente. Come una sceneggiatura di Quentin Tarantino e una disamina esistenziale di Thomas Bernhard. Come un film francese di Roberto Saporito raccoglie tra le sue pagine le storie di un professore di scrittura creativa in crisi, di una adolescente in cerca di se stessa, di una società che perde pezzi di autostima.
C’è la morte dell’Occidente e di un ambiente culturale corrotto dalla pubblicità, dalle marche, dall’apparenza. In questo mondo stereotipato, cinico, in cui l’individuo è un egocentrico frustrato che mendica la propria realizzazione, tutto è ironicamente vero e tragicamente reale. Ad incollare il lettore alle pagine del libro ci pensa la scrittura di Saporito. Dissacrante, tagliente.
C’è Marcel Proust, c’è Thomas Bernhard, c’è Nabokov, ma c’è soprattutto Saporito con il suo stile personale e letteralmente alto. In quest’opera la crisi esistenziale del professore assume le sembianze di un rito di passaggio che sancisce la fine di un’epoca. Il tempo della creatività è terminato. Ovunque si cerchi l’arte, si trova solo il business, dunque la morte. Non è un caso che il romanzo finisca in un cimitero.
Dall’altra la presenza di un’adolescente, ora innamorata, ora a caccia di guai in giro per l’Europa. La sua ricerca di avventura e il suo vagabondare sono l’immagine di una decadenza accettata. Nulla si fa per evitare lo sfacelo. Bene e male sono avversari in una partita a scacchi che si gioca nell’eterno presente. Una dimensione in cui si ci sente ora bambini, ora adulti, ora morti.
Il libro di Saporito si legge tutto d’un fiato. Fa sorridere e fa meditare. Il contrasto tra il professore che ride di se stesso e della sua condizione e l’adolescente che osserva anonimamente il mondo, è la cosa che più rimane impressa di quest’opera. Tutto intorno c’è la bravura di Saporito, coraggioso testimone della letteratura italiana, che come un trovatore racconta della morte di un’epoca.
Lo fa con ironia come solo i grandi sanno fare.