Tom Rob Smith, celebre scrittore inglese di thriller, rompe un silenzio lungo tre anni tornando sulla scenda editoriale con il fantastico thriller La casa. Gabriele Scandolaro lo ha intervistato per voi.
Tom Rob Smith.”La Casa” esce dopo un silenzio editoriale lungo tre anni. Quando e Perché ha deciso di scrivere questo romanzo?
Questo romanzo è basato su una storia vera, che mi è accaduta circa quattro anni fa. Ero a casa mia e ho ricevuto una chiamata da mio padre, che all’epoca risiedeva in Svezia, che mi informava che mia madre era molto malata. La vicenda si risolse dopo molto ma mi lasciò molto scosso. Dopo un poco intuii che avrei potuto intuito che avrei potuto ricavare una buona storia e ho passato gli ultimi anni a rielaborare la vicenda.
Parliamo del suo libro. Daniel, il protagonista, è un personaggio misterioso. Pur essendo carico di segreti viene chiamato a risolvere un mistero che riguarda la sua famiglia. Perché affidare un tale compito proprio a lui e non a un investigatore professionista?
Proprio perché pieno di misteri, Daniel era il personaggio perfetto. Oltre a voler aiutare i genitori, Daniel è chiamato a un percorso difficile che non è solamente rimettere insieme i pezzi di un puzzle ma anche ricostruire la storia della sua famiglia, quindi la sua storia. Chi meglio di lui poteva essere motivato, ed efficace, per quel ruolo?
Il finale della storia è davvero sorprendente. In una stanza di ospedale si riuniscono quattro persone. L’infermiere arriva e dice “vostra madre vorrebbe parlarvi” ma il lettore non saprà mai cosa verrà detto perché il libro finisce appunto lì. Se lei fosse stato un lettore, cosa si sarebbe aspettato di leggere dopo? Cosa avrebbe potuto dire questa donna a quelle quattro persone?
È molto difficile rispondere a questa domanda, proprio perchè volevo lasciare il lettore con una forte curiosità. Personalmente credo che ogni lettore possa immaginare che la donna dica qualsiasi cosa. Che urli di rabbia, che dia spiegazioni, che dica frasi sconnesse. Io personalmente, quando ho scritto il finale pensavo che avrebbe potuto dire che era pronta per la sua guarigione.
Altro personaggio davvero interessante è Mark. Può parlarcene?
Mark non è solamente il compagno di Daniel ma è anche la sua guida. Non interviene mai direttamente ma non abbandona mai Daniel. Il suo ruolo è aiutare Daniel a crescere. Anche Mark infatti ha dovuto fare un percorso lungo e travagliato, molto personale, prima di accettare la sua identità. È questo il ruolo di Mark. Aiutare Daniel a uscire dai suoi segreti.
Qual è il personaggio più complicato che si è trovato a comporre?
Senza alcun dubbio è proprio Daniel. Non solo perchè è chiamato a risolvere il mistero che minaccia la sua famiglia ma anche per completare il proprio percorso di formazione. Non è stato facile scrivere il romanzo in prima persona.
“La Casa” sembra un libro estremamente diverso rispetto a quelli che ha scritto fino a questo momento. C’è stato qualche scrittore in particolare che l’ha in qualche modo influenzata?
È difficile dire se c’è stato un autore che mi ha influenzato in misura maggiore o minore. Il fatto è che ho sempre pensato che tutti i libri lasciano qualcosa di loro in chi li legge. Certo devo ammettere che per questo libro il lavoro è stato continuo, come già detto è stato molto impegnativo scrivere in prima persona. Ho dovuto leggere molti libri che avevano come voce narrante quella del protagonista. Due in modo particolare mi hanno “aiutato” e sono stati La coscienza di Zeno di Italo Svevo e Il Grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald.
Ha pensato ad un adattamento cinematografico del suo libro?
Se intente del libro La Casa le rispondo di no. Non ho pensato ancora se potrà essere portato sul grande schermo. Tuttavia un film basato sul mio primo romanzo, Bambino 44 , è già in fase di lavorazione e dovrebbe uscire entro la fine del 2014.
Rileggendo oggi il suo romanzo, cambierebbe qualcosa?
Non saprei. Ho lavorato davvero a lungo su questo romanzo, continuando a riscriverlo a cambiare alcune parti, aggiungendo o togliendo fino a quando non sono arrivato ad un punto in cui mi limitavo a correggere solo qualche piccolo errore o qualche svista. Penso che se dovessi rimetterci mano, sì alcuni punti li cambierei. Di uno solo sono assolutamente soddisfatto: mi riferisco al capitolo in cui la madre di Daniel, Tilde, scrive una lunga confessione in prima persona. Di quella parte non penso che cambierei qualcosa.
Ora vorrei farle una domanda un po’ personale: cosa fa nel tempo libero, cioè quando non scrive?
In realtà, io scrivo anche nel tempo libero, anche perchè scrivere è tutto per me. Se non scrivo penso a cosa devo scrivere, a cosa scriverò e a come devo stendere o migliorare un lavoro. Oltre a scrivere amo leggere, amo le storie in generale e amo camminare, quando posso.
Ultima domanda: lei ha sempre scritto dei Thriller. Ha mai pensato di cambiare genere?
Onestamente no. Io non scrivo mai pensando di scrivere un determinato genere, sono le storie che vengono di conseguenza. Inoltre mi piace scrivere storie che coinvolgano emotivamente il lettore, che lo lascino sempre sul filo del rasoio. Non sono uno che ama pianificare il proprio futuro. Certo, se dovessi avere l’occasione scriverò nuove storie, anche di un genere differente rispetto a quelle che scrivo ora. Sono aperto a ogni possibilità
Questa intervista è stata resa possibile anche grazie all’ottimo lavoro svolto dall’interprete Marina Spagnuolo che con grande competenza ha tradotto le mie domande e le risposte dell’autore.