Dalla passione per la cucina, alla creazione di una nuova disciplina: Rita Loccisano, modenese di nascita, ha ormai un risonanza nazionale grazie alle sue creazioni incredibili che trasformano il cbo in opere d’arte. Il VisualFood, l’arte di coninugare l’estetica al gusto, è sempre più popolare grazie alle ricette gustose e facili da realizzare che Rita propone nel suo blog, nei corsi formativi online o in aula organizzati nelle varie regioni, o nei corsi di livello professionale la VisualFood Academy di Modena. La sua arte ora è anche un libro VisualFood. Creare, stupire, gustare, presentato al Salone del libro di Torino nella spazio di Casa Cook Book. Noi siamo accorsi ad intervistarla.
La prima cosa che viene in mente sfogliando i tuoi coloratissimi libri è chiedersi come ti sia nata l’idea di coniugare cibo ed estetica…
Nasce tutto da una passione personale, qualcosa che mi porto dietro fin da quando ero ragazzina: ho sempre cercato di abbellire la tavola, di abbellire i cibi, di dare delle forme piacevoli a ciò che mettevo nel piatto ed è quindi stato spontaneo coltivare quelle arti che mi permettessero di arrivare a quel risultato. Il limite però è che le arti esistenti, come l’intaglio di frutta e verdura o le sculture di margarina, prevedono un grande spreco di cibo perché sono pensate per essere esposte e non mangiate. Quindi a un certo punto, dopo aver aperto un blog su consiglio di un’amica, ho deciso di smettere coi video tradizionali sull’intaglio e le tecniche ‘classiche’ e ho iniziato a creare cose che fossero belle da vedere, ma che avessero anche la funzione di piatto vero e proprio. Così è nato il VisualFood. A quello si sono aggiunti i “10 principi del VisualFood” e pian piano si è creata una community attorno a questa disciplina. Oggi come mai c’è un’interesse approfondito per la cucina e per gli aspetti della presentazione, si parla di Food porn non a caso: tutti abbiamo il cellulare, tutti fotografiamo i piatti belli, e ci aspettiamo quindi tutti i piatti siano belli, che andiamo ospiti da amici o al ristorante. Ormai i tempi sono maturi per farla diventare una normalità e nel panorama della cucina mancava chi ricoprisse specificatmente questo ruolo. Io, infatti, non creo ricette, ma sviluppo tecniche e nozioni perché chiunque possa preparare qualcosa che susciti un WOW prima di essere mangiato.
Secondo te qual è l’importanza di un cibo bello?
Il cibo bello è importantissimo, perché la vista è lunico dei sensi che ha una memoria a lungo termine. Non riusciamo a ricordare il gusto o il profumo, o molto difficilmente, mentre la vista è quella che dura più al lungo Se si vuole creare un buon ricordo di un piatto la vista è ciò su cui si deve puntare, perché è la prima cosa che ti colpisce e, se accompagnato ovviamente alla qualità, è quello che i clienti si portano via come sensazione di piacere e fa si che consiglino il ristorante agli amici.
Qual è il cibo più strano o difficile con cui hai avuto occasione di lavorare?
Ultiamente sto lavorando sul libro di piatti della tradizione italiana e una delle ricette è il rombo con le patate, un pesce che non avevo nemmeno mai nemmeno assaggiato! Vedermi questa bestia romboidale più grande della teglia da forno e doverci fare qualcosa è stata una sfida… Così come i tortellini, che sono un piatto comune: come renderli VisualFood? Sono delle vere sfide, ma a me piacciono le sfide e alla fine sono riuscita a fare col rombo un aquilone, mentre con i tortellini ho creato un laghetto con una cialda da parmigiano come canoa e una paperella fatta con un tortellino. Sono sempre felicisssima quando riesco a trovare la chiave per trasformare un piatto comune in qualcosa che stuzzica la vista e strappa un sorriso a chi guarda!
Che cos’è che ti ispira quando crei i tuoi piatti? Quand’è che c’è il salto tra cibo e VisualFood?
È una combinazione di forme e di colori. Ci sono alimenti che richiamono automaticamente delle forme, per esempio il pomorodino datterino mi fa subito pensare alla coccinella. Oppure ci sono, al contrario, dei piatti che voglio realizzare e da li mi interrogo su cosa posso usare, quali alimenti hanno i colori giusti e cerco di trovare ingredienti coerenti per un piatto che sia da mangiare. Non combino mai cose che non c’entrano l’una con l’altra. Mi capita spesso nei corsi che faccio di sentirmi dire che per fare gli occhi di un uccellino o di un pupazzo di neve di scamorza bastano dei chiodi di garofano, ma è un sapore che non ha nulla a che fare con il formaggio! In questi casi io consiglio i grani di pepe nero o un pezzetto di oliva nera: bisogna sempre stare attenti che quello che creiamo nel VisualFood, un piatto deve essere buono anche da mangiare non solo da vedere.
Che consiglio daresti a chi vuole cimentarsi nel VisualFood?
Sono tantissimi piatti VisualFood che sono assolutamente accessibili ai principianti, anzi, moltissime creazioni sono a difficoltà zero e addirittura nel libro non si parla di difficoltà, ma di ‘complessità’, poiché nascono come ricette per tutti. Basta andare sul sito www.visualfood.com alla sezione “Creazioni” e c’è tutta ua gallery con preparazioni molto semplici, per alcune della quali non servono nemmeno strumenti particolari. Ora che arriva la bella stagione per esempio consiglierei un centrotavola di melone con frutti di bosco o le tife di salamini, semplicissime da realizzare coi salamini snack, ma di grande impatto. Qualunque sia lo scopo, una festa di compleanno o un pranzo della domenica, il VisualFood è in grado di dare grandi soddifazioni a chiunque anche con poco sforzo.