A tu per tu con…Beppe Tosco

Titolo: Favola Splatter
Data di pubbl.: 2018
Casa Editrice: Frassinelli
Genere: Romanzo
Pagine: 253

Beppe Tosco è stato tante volte autore: di radio, TV, libri. Ma questa volta l’abbiamo incontrato in una veste nuova, o, diciamo, quasi. È uscita ieri la sua ultima opera dal titolo  “Favola Splatter” (Frassinelli) che, alla carta, è un romanzo, ma effettivamente è un genere del tutto fuori dal comune. “perché è molto più semplice far piangere che far ridere”, ci ricorda l’editore. Ed in effetti, “Favola Splatter” – seppur forte nel messaggio trasmette,  è un libro decisamente in grado di far divertire.

Siamo a Milano, ma tra una ventina d’anni. Nella stessa Milano di oggi, frenetica, ambiziosa, irresistibilmente intrattenitiva. Fino a quando un silos di cocaina minuziosamente riciclata e curata dal suo “papà”, Pop, – che per fare ciò ha anche ideato un sistema fognario in grado di filtrare gli scarichi- viene distrutto a causa di una tempesta sulla città. E così Beppe Tosco e Francesco Tosco ci regalano 250 pagine di esilaranti episodi in una Milano che, sì, rimane frenetica e ambiziosa, ma 1000 volte più intrattenitiva. L’aria è cambiata, è viziata (dalla “Little Virgin ”-all’anglofona- o “Madunina”-alla meneghina- o “cocaina” per i comuni mortali), e la violenza (da qui “Splatter”) non ha più inibizioni.

Assurdamente irreale e allo stesso tempo meravigliosamente iper-reale. Arriverà davvero un momento in cui tutto imploderà?

Assolutamente sì, io ne sono davvero convinto. Ma non penso di essere l’unico, sento tanti che lo dicono. Prima o poi arriverà la botta. Siamo troppi (nelle città, ndr), durante la II Guerra Mondiale sono sopravvissuti ancora grazie alle terre. Se succedesse oggi cosa faremmo? Noi basiamo tutto su qualcosa di molto costruito dall’uomo, e ci dimentichiamo che non possiamo sopravvivere così. E quando non hai da mangiare diventi cattivo.. e anche se hai da mangiare, gli altri te lo prendono.

Ma io sono un ottimista, solo che prendo atto che è così. Non ci dobbiamo arrabbiare, viviamocela bene.

Perché la cocaina?

La cocaina inizialmente non c’era, l’ho inserita dopo, quando i soliti amici che leggono i miei inediti mi dicevano: “bello! Ma manca qualcosa.. perchè questi impazziscono tutti? C’è stata una fuga di gas? Qualcosa che li ha fatti alterare?” Allora dopo il terzo che me lo diceva ho deciso di inserirlo, un elemento che giustificasse il tutto. Ma prima non c’era. Ho dovuto riadattare le prime 40 pagine. Tutto è nato da un sogno. Io una notte ho sognato che andavo da un produttore cinematografico e questo mi diceva che avevo scritto una “figata” , sapevo di aver scritto una sceneggiatura ma mi sono svegliato e non mi ricordavo di cosa si trattasse. Mi ricordavo solo l’argomento: la violenza della follia, non la violenza dettata da un motivo o una necessità, ma quella dettata dall’essere completamente folli.

Perché hai inserito il ruolo del falco? Un volatile tra i protagonisti

Io ho pensato: ma io come faccio a descrivere delle situazioni nel loro insieme? Come faccio a dare una panoramica di quello che sta succedendo dall’esterno? Allora ho inserito la figura del falco che sorvola, e da lì ho iniziato a divertirmi anche con lui: vuoi che un falco non si stanchi? E così è diventato un personaggio a tutti gli affetti..

Lo stile con cui racconti ricorda quasi un insieme di flussi di coscienza raccontati da un’unica voce in terza persona, non perché si parla di introspezione, ma perché è come se le varie situazioni si alternassero rapidamente e quasi angosciantemente senza freni. Il ritmo incalzante trasmette alla perfezione la trama che si sviluppa lungo le pagine.

È un metodo che hai scelto con consapevolezza o la penna ha trascritto ciò che c’era nella testa dell’autore?

Ho voluto raccontare un’ansia che io provo veramente: abbiamo costruito un sistema sbagliato e stiamo per pagarne le conseguenze. Io però non riesco a pensare a qualcosa senza pensare al lato umoristico delle cose.

Cercavo di trovare tutti i trucchi per poter raccontare questa tesi senza annoiare. Volevo che il lettore stesse lì a dire “cosa succede?”. Se hai una buona idea, prima di iniziare bisogna capire con che stile è meglio, e più utile, scrivere. Ho fatto la scelta di raccontare tutto al presente, e trovo sia stato una storia

Quanto e come sei cambiato a conclusione dell’opera?

Intanto per la prima volta ho scritto qualcosa di non fine a se stesso. Cioè io sono sempre stato bravo a scrivere testi che fanno ridere, molto auto-referenziali: mi dai un compito, mi metto lì e in due ore ti presento qualcosa di divertente. Questa volta oltre al divertimento ho scritto qualcosa in cui veramente credo. Ha un fine quasi puro. Spero che chi lo leggerà faccia una riflessione.

Perchè il titolo “Favola Splatter”?

Bè favola.. perché questo libro ha tutto della “favola” i ruoli dei personaggi, lo sviluppo della storia. È a tutti gli effetti una struttura da “favola”. E splatter..

Ma il titolo iniziale era un altro: “La sedia di paglia”. Poi è diventata “MyLand”, ma secondo il mio editore non rendeva abbastanza: restituiva credito soltanto a Milano , una Milano estremizzata, disperata.. non era abbastanza.

Interviene l’editore: “In uno scambio di mail una sera Beppe mi disse che questa in fondo è una fiaba.. splatter. Perché della fiaba, appunto, ha tutto. E siccome era difficile trovare un titolo che fosse abbastanza evocativo per un libro del genere, un titolo didascalico, che spiegasse esattamente che cosa è l’opera, era l’ideale.

In “Favola Splatter” leggi e corri, come Milano.

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