Scritti servili – Cesare Garboli

Titolo: Scritti servili
Autore: Cesare Garboli
Data di pubbl.: 2023
Casa Editrice: Minimum fax editore
Genere: saggistica
Pagine: 258
Prezzo: € 16,00

La critica letteraria del Novecento ha in Cesare Garboli uno dei suoi indiscussi maestri.

Quella di Garboli è una prosa elegante, la sua scrittura ha una grazia inconfondibile che ha dato nobiltà alla forma del saggio letterario.

Nel 1989 Einaudi pubblica Scritti servili, il libro più importante del critico viareggino, uno degli ultimi capolavori del Novecento di quel genere particolare che è la dissertazione in forma di saggio di temi letterari.

Minimum fax lo ripropone nella collana Classics.

Una raccolta di saggi che oggi merita una rilettura e ripropone nella nuova edizione un ritorno al Novecento e alla sua irripetibile stagione in cui c’era ancora una civiltà letteraria con idee fertili e scrittori capaci di proporre alla letteratura prospettive e intuizioni.

In Scritti servili Garboli scrive del suo amato Molière, della sua amicizia con il genio Antonio Delfini, delle opere di Natalia Ginzburg, di Sandro Penna traduttore di Mérimée, di Elsa Morante saggista e del grande critico d’arte Roberto Longhi.

Ma tra le righe viene fuori il grande intellettuale e il critico colto che nelle sue pagine ci rende noto il suo sguardo personale sulla letteratura, sulla vita, sui libri e soprattutto sul modo di praticare la critica letteraria.

Così mentre scrive di Vita di Molière, il libro di Ramon Fernandez, ci dice che l’esercizio della critica è la penetrazione di un destino, lettura emotiva e anche esistenziale.

Quando parla dei Diari di Antonio Delfini e del suo grande genio di scrittore d’insuccesso, Garboli si chiede se il successo del libro è un fatto letterario e che cosa è in realtà il successo.

Risponde così: «Se non è frutto di mafie, cabale, strategie (se non è pilotato, ciò che avviene sempre più spesso ma qui non interessa il successo di un libro è un fatto misterioso, Esso è quantificabile in tante copie vendute (si tratta in definitiva di tirature); queste copie corrispondono a tanti punti che ricevono, simultaneamente la stessa informazione e la pagano; il successo prevede dunque un «impianto», un sistema di collegamento già costituito ma mai collaudato».

Quanto è vicino all’attuale mondo editoriale al tempo dei libri di successo costruiti al tavolino del marketing il Garboli che nel 1981 scriveva queste parole.

Scritti servili è un libro che Cesare Garboli ha pensato e concepito come una provocazione ed è lo stesso Garboli che ce lo dice: «La servitù è la sola cosa al mondo di cui siamo certi».

Giorgio Amitrano nella postfazione scrive che chiunque abbia conosciuto Cesare Garboli, personalmente o attraverso le sue opere, converrà che nessuno è meno di lui imputabile di servilismo. Il suo rifiuto a piegarsi alla volontà altrui e la sua strenua resistenza a concordare con l’opinione di persone che pur stimava risultano evidenti dalla maggior parte dei suoi scritti. L’idiosincrasia nei confronti di ogni forma di accordo era in lui così spiccata che arrivava a rivolgerla nei confronti di se stesso.

Garboli chiude gli anni Ottanta, che resteranno una stagione irripetibile per la ricchezza di intuizioni e per la presenza di grandi scrittori e di un dibattito culturale ricco e fertile, pubblicando Scritti servili con il gusto di provocare con la sua acuta intelligenza di intellettuale libero, di scrittore – lettore, di scrittore –editore che si perde nel mondo dei libri perché prima di tutto leggere è un mezzo per avvicinarsi al segreto della vita e farlo proprio.

Nell’avvertenza al lettore Garboli si chiede: «Che cosa penseremo un giorno degli anni Ottanta?».

Noi li rimpiangeremo per la loro fertile ricchezza culturale e soprattutto (oggi che la critica letteraria è defunta e i nani sono tanti) in questo disastro culturale è difficile che nasca un altro Garboli.

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