Salone Torino: A tu per tu con… Silvana Mossano

Silvana Mossano è nata nel 1957 a Casale Monferrato, dove ha iniziato il mestiere di giornalista al bisettimanale «Il Monferrato» con servizi in campo scolastico, sociale, sanitario e, poi, di cronaca nera e giudiziaria. La mescolanza di queste esperienze le ha fatto incrociare la strada dell’amianto con implicazioni giudiziarie e, soprattutto, umane. Ha mantenuto questi interessi anche quando è passata, nell’86, al settimanale «La Vita Casalese» e, dall’89, al quotidiano «La Stampa», per il quale lavora attualmente. Recentemente ha partecipato al concorso letterario “Io scrittore” classificandosi nei primi 30 selezionati per ben due volte. L’abbiamo incontrata e le abbiamo rivolto qualche domanda.

Se dovesse descrivere il personaggio di Anita che attributi utilizzerebbe?

Anita è una donna molto passionale, tenace, coraggiosa, innamorata dell’amore e un po’ sognatrice. Tutta la sua vita è condotta sul filo di un sogno ma non rinuncia a vivere la sua fanciullezza e la sua adolescenza, diventa donna, s’innamora, si sposa, ma questo sogno continua a caratterizzare ogni momento della sua vita e percepisce così la realtà come filtro di quel sogno, immaginando i fatti come trasposizione del suo immaginario.

Lei in che rapporti è con Anita?

Per me è una figlia. Credo di poter tranquillamente affermare di aver avuto una gestazione più faticosa con lei che con i miei figli reali, effettivamente poi quando lo lasci andare, quando lo lasci vivere la sua vita, è una creatura che ami.

L’intreccio familiare è molto importante in questa storia, cos’è per lei la famiglia al giorno d’oggi, o cosa dovrebbe essere e non è?

Io non ho un modello prevalente di famiglia. Per me essa è un luogo in cui le persone si amano, vivono in armonia, si scambiano aiuto, purchè ci sia un equilibrio. Io non ho nessun clichè. La famiglia di Anita vive in un tempo non attuale e appartiene ad un modello più legato alla tradizione rispetto a quello odierno. Credo che, guardando la vicenda della mia protagonista, quello che tiene insieme sia l’amore.

L’America è un sogno. Quale importanza ha sognare?

Il sogno è l’essenza della vita. Nel caso di Anita sognare non vuol dire essere staccati dalla vita vissuta, ma quest’attività, se così vogliamo chiamarla, rappresenta un mondo parallelo, da una parte quindi la concreta quotidianità e dall’altra la leggerezza dell’astratto. A volte la realtà è pesante da sopportare, è difficile, portandola in un sogno la si può rendere più vivibile, più accettabile, soprattutto in momento come questo pieno di avversità, dolore, rabbia e paura. Non si può vivere senza sognare, non è una fuga, è semmai un aiuto a vivere: il sogno non costa niente, in un momento di crisi tanto vale sognare in grande, magari poi di quel grande si ha la fortuna di realizzarne un pezzetto ed è sicuramente una grande conquista.

Cosa ha rappresentato per lei il torneo “Io scrittore”?

Per me è stata un’esperienza straordinaria. Il motivo per cui ho partecipato anche la seconda volta non è tanto quello della pubblicazione. Non avrei mai immaginato di arrivare fino a qui, anche perchè i candidati erano oltre 3000, a me interessava essere giudicata da qualcuno che non mi conosceva e questo torneo aveva tutte le caratteristiche che io desideravo. Volevo trovare qualcuno che esprimesse dei pareri sui miei scritti con obiettività, era ciò di cui avevo bisogno e ringrazierò sempre molto gli ideatori di questo concorso.

Un messaggio per i lettori?

Sognate e amate tanto!

Leggi anche la nostra recensione di “Un giorno arriverò” di Silvana Mossano

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Riccardo Barbagallo

Lavoro da qualche anno nell'editoria, mi occupo di comunicazione per editori e autori e sono un digital addicted. Al contrario di altri, non mi posso definire un lettore da sempre, 'La coscienza di Zeno' in prima media è stato un trauma troppo forte da superare per proseguire serenamente la relazione con la lettura. Più avanti ho deciso di leggere un libro per piacere, e non per obbligo, ed è stato lì che ho capito quale sia la vera forza della lettura: la capacità di emozionare. Credo che sia questo il segreto, se così possiamo definirlo. Non ho più smesso.

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