
Autore: Michelle Steinbeck
Data di pubbl.: 2019
Casa Editrice: Tunué
Genere: Romanzo
Traduttore: Hilary Basso; Collana "Romanzi" diretta da: Vanni Santoni e Giuseppe Girimonti Greco
Pagine: 112
Prezzo: 17 €
Rappresentare e rappresentarsi, la letteratura è soprattutto questo. Il suo linguaggio è uno stile che individualmente prova a spiegare l’universale e, per quanto possa sembrare difficile, questa operazione di traduzione avviene solo grazie al lettore. È un compito ancor più arduo nel momento in cui a predominare è la sostanza onirica, quando ogni personaggio è un transfert del protagonista, nel caso di questo libro una donzella in fuga: Loribeth.
L’opera della Steinbeck, scrittrice svizzera nonché caporedattrice della Fabrikzeitung, è una fiaba dark, in cui una prosa schizofrenica ci accompagna per mano in un mondo sommerso, inconscio. È un io diviso quello che ci appare, capace di cambiare forma, di trasfigurarsi. Loribeth si mette in viaggio nel suo mondo, in cui aleggia una allegra-paura, un timore-indifferente. La sua è una ricerca del padre, dell’origine, di un porto sicuro, di una città a misura d’anima. Come in ogni camminare-a-zonzo, ci si imbatte in contraddizioni che si rendono irrisolvibili.
Loribeth porta con sé una valigia. Ossia ricordi, traumi, speranze, maledizioni, gioie? Il punto interrogativo è necessario, perché là dove la fantasia spadroneggia e l’humor nero sussurra senza mai svelarsi del tutto al lettore non ci possono che essere sorprese. Non ci sono significati universali, ma solo traduzioni di segni che si avvicinano al senso comune. Di qui la nostra difficoltà a dialogare con tutto ciò che abita fuori di noi. Può sembrare una lettura romantica o idealista, ma è l’impressione principale che traspare da queste pagine. Un libro è prima di tutto emozionalità.
“Non mi è mai riuscito di mescolare le carte sfogliandole con gesto elegante; rimesto e conficco a forza nel mazzo le carte che riluttanti si respingono, alcune cadono sul pavimento. La sigaretta mi scuote la cenere sulle gambe. Gli occhi mi lacrimano. La vecchia mi perquisisce con lo sguardo. Mescolare è la cosa più importante, dice, dentro ci mescoli l’anima”.
Non ho scelto a caso questo brano. Infatti, da queste righe si comprende la complessa struttura emozionale che si trova nel romanzo. La vecchia che perquisisce con lo sguardo; il mescolare come atto di camuffamento; sono scelte linguistiche che hanno lo scopo di creare una continua lotta tra onniscienza e nascondimento, che simulano anche quel soliloquio interno che ci accompagna sempre, che proviamo a non ascoltare, che ci risucchia. Scelte che sono state tradotte meravigliosamente bene da Hilary Basso.
Buona lettura.