Malavuci – Antonella Perrotta

Titolo: Malavuci
Autore: Antonella Perrotta
Data di pubbl.: 2022
Casa Editrice: Ferrari Editore
Genere: Narrativa
Pagine: 150
Prezzo: 16,50 €

La malavuci è una zizzania che come il vento non si sa da dove viene e dove andrà a finire. Lo sanno bene i protagonisti di questa storia. Loro vivono a San Zefiro, piccolo borgo calabrese immaginato e creato ad hoc dall’autrice. È il 1919 e dopo la guerra arriva la Spagnola che ammazza senza ritegno, che si manda via con gli scongiuri, che chissà quale magara ha invocato.

Ma nel borgo non c’è solo una strega da catturare, ma anche ‘na fimminella di cui ridere e su cui riversare le proprie frustrazioni. D’altronde, il paesello è così: è abitato da tanti disgraziati con problemi risolvibili e irrisolvibili, quasi tutti sono poveri e analfabeti e al destino si sottomettono, del poco si accontentano, ma ognuno di loro deve trovare un passatempo per sentirsi vivo.

Antonella Perrotta scrive una storia in cui l’ironia apre le danze, ma a chiuderle è il dramma. Pregiudizio e ipocrisia agitano questa società contadina, ma a rendere immutabili le cose è quel senso di impotenza con cui ogni abitante deve fare i conti. C’è un muro contro cui si va a sbattere allegramente; non esiste rimedio, non c’è redenzione, così è e così rimarrà. Chi incappa nella malavuci può solo sperare che il tempo la zittisca o che un vento più forte porti via con sé le brezze più leggere.

Avvertiamo in queste pagine quell’umore negativo del senso di comunità, in cui ogni individuo è legato all’altro nel bene e nel male. La disgrazia, la colpa, il peccato, tutto ciò che pesa sulle spalle di un individuo può investire gli altri in un modo o nell’altro; per questo motivo la malavuci è come un grillo parlante che avverte del pericolo, dell’avvicinarsi della malasorte.

È invisibile questo male di vivere che avvolge il borgo di San Zefiro, non veste mai lo stesso abito. Ammalia, spaventa, violenta e spesso si diffonde attraverso il chiacchiericcio. Lo si combatte con ogni artifizio, ma spesso vince lui, perché il male di vivere è la prova che il mondo mai cambierà: c’è chi ha troppo e chi ha pochissimo; c’è chi deve sopravvivere e chi può vivere senza troppi problemi.

Ma ai contadini e agli emarginati piace sdrammatizzare. Perciò questa non è solo una storia da leggere, ma anche da canticchiare; tant’è che il narratore è un contastorie, che guardando da lontano questo paesello sospeso nel tempo, scopre che qui c’è qualcosa che è tipico del carattere umano: la paura per la diversità, per tutto ciò che è estraneo alla “normalità”.

Martino Ciano

Classe 1982, vive a Tortora, comune della provincia di Cosenza. Promesso ragioniere, lascia la partita doppia per la letteratura, la poesia, la musica e il giornalismo. Si laurea in Scienze Storiche all’Università La Sapienza di Roma. Attualmente è corrispondente per l’emettente televisiva Rete 3 Digiesse. Nel 2011, l’incontro con Gli amanti dei libri, per cui cura la rubrica Amabili letture. Collabora anche con le riviste letterarie Euterpe, Satisfiction e Zona di Disagio di Nicola Vacca. Ama scrivere racconti, alcuni dei quali sono stati pubblicati su siti e riviste on-line. Tra questi, La logica del difetto è nel catalogo dalla Bla - Bookmark Literary Agency di Paolo Melissi. La sua pagina personale facebook è Dispersioni 82. AMABILI LETTURE: I libri che mi piacciono, i classici che mi hanno formato, il profumo delle parole che mi hanno riempito l’anima. Sono un lettore anarchico, che si sposta da un genere all’altro con il solo obiettivo di saziare le mie curiosità. Voglio condividere con voi le mie impressioni sulle opere che mi hanno reso un divoratore di parole. In questo spazio verrà data voce agli esordienti, agli autori dimenticati, ai poeti, ai sognatori, agli irregolari. La letteratura è arte e scrivere d’arte è il mestiere più bello del mondo.

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