
Casa Editrice: Sellerio
Traduttore: Angelo Molica Franco
Pagine: 658
Prezzo: 18 euro
Ammettiamolo! Qualunque delitto ha un suo fascino perverso al quale nessuno di noi è immune. Peggio ancora se ci troviamo di fronte a un triplice e cruento omicidio irrisolto, avvenuto in un cupo castello della Dordogna, il cui mistero ancora perdura a quasi novant’anni di distanza. E immaginare qualcuno che si prenda la briga di rileggere in modo attento e puntiglioso tutti, ma proprio tutti, gli atti processuali al solo fine di smascherare gli errori commessi durante le indagini e indicare il vero o comunque possibile colpevole, ci sembra un compito da far tremare le vene e i polsi.
Bene. È quello che Philippe Jaenada, scrittore e giornalista francese, classe 1964, fa in questo bel libro del 2017, appena tradotto e pubblicato da Sellerio. Titolo originale: La serpe. Molto appropriato se pensiamo a quel vecchio adagio che recita: scaldare una serpe in seno, vale a dire coccolare e proteggere qualcuno che un giorno ti si rivolterà contro. Ma chi sia davvero la serpe e probabile colpevole del triplice assassinio lasceremo che lo scoprano i lettori. Infatti, benché il romanzo sia in prevalenza una biografia è anche e senza alcun dubbio un giallo giudiziario.
Nella prima parte del libro, Jaenada ci racconta vita, stravaganze e morte di Henri Girard, ultimo e unico rampollo di una ricchissima famiglia francese proprietaria, fra l’altro, del castello di Escoire a una dozzina di chilometri dal paese di Périgueux in Dordogna. Henri è una testa matta, intelligente di sicuro, ma incapace di raggiungere gli obiettivi di studio e carriera che il padre Georges e la zia Amélie si aspetterebbero da lui. Entrambi non gli negano amore, pazienza e soldi, ma Henri ci appare a tutti gli effetti come uno sbandato. Si sposa giovanissimo con una donna insopportabile e non adatta a lui e in una manciata di anni vive un matrimonio fatto di litigi tempestosi, abbandoni e riconciliazioni. Accusato a soli ventiquattro anni dell’orribile omicidio di padre, zia e cameriera, verrà, alla fine di due terribili anni di carcere, prosciolto dall’accusa. Entrato in possesso dell’enorme fortuna di famiglia, riuscirà a sperperarla in un amen per poi scappare in America Latina e tornare due anni dopo in Francia minato nel fisico e senza un soldo. A questo punto però, nella terza parte della sua vita Henri, con lo pseudonimo di Georges Arnaud (sintesi del nome di battesimo del padre e del cognome della madre amatissima e morta di tisi quando lui era ancora un bambino) diventerà l’autore del libro Il salario della paura da cui per primo il regista Clouzot trasse un film di grande successo interpretato da Yves Montand. La fortuna, il successo e l’amore torneranno a sorridergli. Sarà scrittore, giornalista, difensore dei diritti degli oppressi e finirà i suoi giorni a Barcellona nel 1987.
Ma allora, chi è davvero Henri Girard? Un subdolo e folle assassino che l’ha fatta franca grazie a un avvocato difensore straordinario o un innocente dal carattere impossibile contro cui si è accanito il magistrato inquirente e l’intero paese di Périgueux?
In una mattina di fine di ottobre del 1941, in una Francia divisa dal regime del Maresciallo Petain, Henri Girard si sveglia nella sua stanza del castello di Escoire, dove si è trasferito da alcuni giorni per un breve periodo, per scoprire che suo padre Georges, sua zia Amélie e la cameriera Louise sono stati massacrati a colpi di roncola durante la notte. Lui è l’unico sopravvissuto. Forse perché dormiva in un’ala del castello isolata o forse perché chi ha commesso il delitto voleva che la colpa ricadesse su di lui. In apparenza, niente è stato rubato: gioielli, argenteria e soldi sono ancora al loro posto. Sia come sia e dopo un esame alquanto superficiale e pasticciato della scena del crimine, Henri viene ritenuto il principale indiziato e rinchiuso in prigione.
“…gli psichiatri non notano nessuna anomalia nella salute di Henri all’infuori della sua magrezza, sottolineano che possiede un’intelligenza vivace, brillante, una buona memoria e un’istruzione di molto superiore alla media, e non rilevano ‘nessun elemento di delirio, e nessuno scompenso’…. E concludono: ‘Ci sembra come un intellettuale squilibrato, mitomane, lo reputiamo capace di violenti attacchi di collera e messe in scena al fine di giungere ai suoi scopi.’”
Ma Henri è davvero così? Sta di fatto che dovrà aspettare quasi due anni perché si celebri il processo, due anni nel corso dei quali non smetterà mai di proclamarsi innocente a voce e per iscritto, chiedendo senza risultati di essere ascoltato dal giudice istruttore e dichiarando fino alla nausea il suo amore e i buoni rapporti con il padre e la zia e dunque la sua estraneità ai fatti.
Philippe Jaenada, nel corso di una lunga settimana in Dordogna, conduce la sua personale inchiesta ottanta e passa anni dopo il triplice delitto e lo fa con precisione, arguzia e indiscutibile humour. Riesamina le carte dell’indagine, smonta e rimonta le prove a carico, punta il dito contro leggerezze e preconcetti che hanno, con ogni evidenza, informato l’agire degli inquirenti e per finire ci indica un ipotetico, ma molto probabile colpevole, i suoi motivi e il modo in cui è riuscito a occultare le prove che lo avrebbero accusato facendo ricadere la colpa su Henri. Un libro denso e dettagliato, un’indagine non solo giudiziaria, ma psicologica e sociale sull’uomo Henri Girard e su un’epoca storica di grande interesse.