Autore: Izet Sarajlić
Casa Editrice: Multimedia edizioni
Genere: Poesia
Traduttore: Sinan Gudžević e Raffaella Marzano .
Pagine: 187
Prezzo: € 15,00
Izet Sarajlić durante l’assedio di Sarajevo rimase nella città a cui era molto legato. La guerra in Bosnia lo aveva provato ma lui era un poeta ed era convinto che proprio sotto le bombe era importante non tanto creare versi ma nei versi riabilitare l’amore.
Izet, nonostante abbia vissuto sulla propria pelle la crudeltà degli esseri umani, non ha mai smesso di credere nella pace e nella fratellanza tra gli uomini.
«Ma io non vedo l’ora di poter tornare a scrivere / per la seconda volta in vita mia / le mie poesie del secondo dopoguerra», così il poeta scrive su un foglietto mentre è sotto il tiro dei cecchini nella sua Sarajevo assediata da una guerra fratricida.
Grazie alla Casa della poesia di Baronissi abbiamo avuto la possibilità di conoscere in Italia questo poeta straordinario, nato a Doboj nel 1930 e scomparso a Sarajevo il 2 maggio 2002.
Nel 2009 per i tipi di Multimedia edizioni esce Qualcuno ha suonato, un volume antologico della poesia di Izet Sarajlić, curato e tradotto da Sinan Gudžević e Raffaella Marzano .
Casa della poesia continua a pubblicare le opere del poeta bosniaco.
È uscito, sempre per Multimedia edizioni, Libro degli addii (multimedia@casadellapoesia.org, www.casadellapoesia.org) che può definirsi il testamento poetico di Izet Sarajlić che sulle ceneri di Sarajevo, città martire, scrive versi per congedarsi una volta per tutte dal suo mondo di cose, affetti e persone che è andato perso per sempre.
Il poeta formula i suoi addii personali, perché ha ancora qualcosa da dire. Nel prendere congedo attraverso la poesia dal suo mondo ricorda i bei tempi in cui Sarajevo era bella e in cui lui incontrava i suoi amici poeti. Poi sono arrivate le ombre e le bombe della guerra.
In mezzo e dopo la distruzione il poeta avverte la necessità, tutta interiore, di scrivere un libro degli addii perché dopo la violenza l’oblio è dietro l’angolo e la memoria non può essere spazzata via.
«Vorrei salvare dall’oblio / anche la fiamma della nostra lampada», scrive Izet nel suo addio al libro degli addii.
Salvare dall’oblio. Può darsi che questo sia il compito della poesia, l’unico compito di tutta l’arte, aggiunge ancora il poeta che non vuole assolutamente che nulla vada disperso della suo essere stato testimone diretto di una tragedia immane.
Per questo durante i giorni e gli anni degli assedio il poeta ha scritto il Libro degli addii e nell’oscurità delle notti di Sarajevo Izet restava sveglio perché doveva scrivere per salutare il suo mondo, i suoi amici e la sua amata città e soprattutto con i versi mettere al riparo i ricordi e la sua memoria di uomo tra gli uomini.
«Chi ha fatto il turno di notte per impedire l’arresto del cuore del mondo ? Noi, i poeti».
Quando chiudiamo il Libro degli addii ci rendiamo conto che nessuna parola di Izet è andata persa. Perché, e lui lo ha detto e soprattutto lo ha scritto, il compito della poesia è salvare dall’oblio soprattutto quando un poeta scrive per congedarsi definitivamente.