L’ElzeMìro – Lettere alla dr.ssa Dedgyakéli – Lettera quinta, s. d. , buffet della stazione di ***

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          George C. Tooker (1920-2011) Un ballo en Maschera,1983, litografia, RoGallery

Cara dottoressa, caro a chi ti tocca mai, solo a distanza di un treno.

Ché basta poco a passare per nemico del popolo. Non aderisci, èsula e il sistema, qualunque, anche il ferroviario s’inquieta, piovono diagnosi, Psicosbirre, Bladerunners. Non tanto qui a Bébébabèl che s’è fatta Chanel, piuttosto balocchi&profumia; mentre altrove Blutocrazìa Gaselettricab, dipende da certe indipendenze nei terzi raggi di soli e sabbia, là nel Panopticumc dei tartari, esci la mattina a ritrovare il fornaio per il pane, una parola e ti ritrovi infornato…. oh giusto, questa è la mia carne. Particular dimora la mia, Schwitz su ruote per così dire, ché su ogni metro di rotaia scambio patria, pago i biglietti, tutto….rimetto i debiti ai debitori ….

Non che anch’io; ho passato la mia leva nella normalità; ventiquattro mesi. Al tempo delle macchinazioni teatrali, libretto di lavoro, oh bel sudore muscolare, scioperare, buscherare, aderire. Stato sposato dallo stato, certificato; né ostile né bisestile all’atto, lei apprezzerà il mio equivoco umorismo, desidèri uh, adesso diomescàmpi, alors là più che impellenti, Circoscrizione Ovvio, dunque donna; una sola, occhio delle mie orbite, oculari intendo, corpo di ballo del teatro, cùpida treccia ruggirossa, impossibile resistere all’androginìa, Anello di Finanziamento, settecentomila lire, guadagnavo di straordinari; vuoi tu, sì, sì, nel copula copula no, rapido e sommergibiled; orgasmi ne parlan qui ne parlan là ma tutta propaganda, la sensazione d’essere èstro-messo. Ma femme au bal, tournure de ses jambes, eccolo qui il mio teatrino erotico…. Pas d’Achille molti passi indietro dalla tartaruga del disìoe…. guardare è meglio che toccare, qualche volta, non dico no, toccarle, benché non riuscissi a levarmi dai diti l’impressione del tessuto venoso canervóso, del muscoloso scheletrico sott’al liscio velo pelloso. Dixit guardare e non toccare, ma lei ma lei di notte, tutte le moine di cui dispone una femmina ovolante, basta averci gusto; me, Malleus Maleficarum in fodero, non so se mi spiego, più letterario che fisiologico. Tuttavia fui padre, per poco, una naturale fecondazione artificiale, comunque gli artifici di mia moglie portarono alle doglie. Acque rotte e passate. Una stella danzante dev’essere ultravioletta sterilizzante, non contiamocela su… Le moin qu’on puisse faire d’una coppia è separarla finché vita li separa. Magniloquenziale presepe il resto, lì si presentificò la mia struggente impresentabilità. Direi di me che sono rimasto un feto voglioso di tornare sui suoi passi. È questa la bella vita che fa il viaggiatorf… ecco il treno.

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a E.A.Mario (1884-1961) – Balocchi e profumi (1928) – G. Pasquariello https://www.youtube.com/watch?v=ZcjugsLqe_g

b dal tedesco Blut/sangue nell’originale Gaselektrische Blutokratie,  efficace qui in traduzione

c per Panòpticon, modello ideale di carcere o di fabbrica progettato nel 1791 dal giurista Bentham. Una sola guardia avrebbe potuto sorvegliare tutta le celle senza che da queste si potesse capire chi sì e chi no fosse sorvegliato. Invece (Cinema) Panopticum, Logos ed. 2015, è il titolo di un albo illustrato di Thomas Ott (1966 – ) https://www.youtube.com/watch?v=hZJMbnxGeqQ

d parodia. cfr. Rapidi ed invisibili https://www.youtube.com/watch?v=OSdeAk6nca0

e di dubbia comprensibilità. In termini di balletto Passo d’Achille; in grammatica, nessun Achille.

f parodia cfr. Gira l’elica (193?/4?)  https://www.youtube.com/watch?v=oS8bm2Ddi1g

BA 10

Pasquale D'Ascola

Pasquale Edgardo Giuseppe D'Ascola, già insegnante al Conservatorio di Milàno della materia teatrale che in sé pare segnali l’impermanente, alla sorda anagrafe lombarda ei fu, piccino, come di stringhe e cravatta in carcere, privato dell’apostrofo (e non di rado lo chiamano accento); col tempo di questa privazione egli ha fatto radice e desinenza della propria forzata quanto desiderata eteronimìa; avere troppe origini per adattarsi a una sola è un dato, un vezzo non si escluda un male, si assomiglia a chi alla fine, più che a Racine a un Déraciné, sradicato; l’aggettivo è dolente ma non abbastanza da impedire il ritrovarsi del soggetto a suo Bell’agio proprio ‘tra monti sorgenti dall’acque ed elevate al cielo cime ineguali’, là dove non nacque Venere ma Ei fu Manzoni. Macari a motivo di ciò o, alla Cioran, con la tentazione di esistere, egli scrive; per dirla alla lombarda l’è chel lì.

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