La quinta stagione è l’inferno – Salvatore Niffoi

Titolo: La quinta stagione è l'inferno
Autore: Niffoi Salvatore
Casa Editrice: Feltrinelli editore
Genere: Romanzo
Pagine: 139
Prezzo: 14.00 €

“Si poteva uccidere come un contadino mieteva il grano, pensando solo al raccolto, oppure come un macellaio, che scanna, spacca e appezza la carne solo per sfamare e per sfamarsi” (pag.73).

Di sangue, morte e redenzione parla l’ultimo libro di Salvatore Niffoi, La quinta stagione è l’inferno (ed. Feltrinelli), e con il linguaggio espressivo, metaforico, quasi plastico, al quale ci ha abituato, l’autore  dipinge l’ineluttabilità di male e morte.

Il protagonista è Bantine Bagolaris, uno dei tanti malasortati cresciuti nel cuore nero della Barbagia. Vive di espedienti e reati di lieve entità, ma diventa bandito quando, per proteggere una famiglia del solito potentato di paese, gli vengono ingiustamente imputati il rapimento e l’uccisione di una donna. Pochi istanti dopo la nascita del figlio, Bantine è costretto a scappare dalla Sardegna braccato dalla polizia e, arrivato nel continente, inizia a commettere una serie di omicidi sempre più efferati e spietati.

L’ingiustizia che ha subito è la scintilla di avvio di una carriera criminale che, volendo in apparenza giustificarsi come vendetta verso antichi fantasmi e sopraffattori in ricchezza e potere e rivelandosi in realtà come un’atroce catena di uccisioni indiscriminate e crudeli, si conclude con un proiettile ficcato nella tempia dopo un ultimo colpo per rivalsa ad un affronto subito da un amico. Ridotto allo stremo, quasi esanime, Bantine viene riportato come corpo inerte a Maragolò, il paese natale, e scaricato davanti alla porta di casa, dove abitano la moglie Veronica e il figlio Remundu.

Il suo ultimo desiderio è di essere sepolto sotto l’albero di melograno del giardino di casa e il suo bruciante bisogno è di ritrovare il bene più grande della sua vita: quel figlio,ormai quasi diventato uomo, lasciato in fretta, quando ancora era avvolto dall’odore di “quagliata fresca” e facendo appena in tempo a guardarne il colore degli occhi.
Combattendo con la febbre e le allucinazioni, Bantine si apre ad una intensa e drammatica confessione di tutta la sua esistenza a Raimundo. Tante le domande al figlio, ma di Raimundo non leggeremo le risposte perché ciò che conta, ciò che è impellente è dire tutta la verità, con le sue luci e le sue ombre. Un lungo, sofferto e delirante racconto che tocca punte di inaspettata tenerezza ed amore paterno. Dopo una vita macchiata dal sangue e perennemente in fuga, il bandito Bandine torna per essere finalmente uomo e padre. “Remù! Mì che ti ho amato tanto. Forse più di tua madre, perchè tra padre e figlio è altra cosa” (pag.113). L’amore di un padre per il figlio redime, dona la continuità e la sacra eternità “veglieremo la sua tomba con la certezza che non risorgerà, perché per noi Bantine Bagolaris non è mai morto” (pag. 132) dicono Veronica e Raimundo ai piedi di quel melograno, in quel lembo di terra dove finalmente riposa un marito ed un padre.

Ne La quinta stagione è l’inferno ancora una volta Niffoi è riuscito a farci sentire, respirare, toccare, la bellezza e la forza della sua terra, con le sue tradizioni, le sue contraddizioni e la sua immancabile verità; ancora una volta è un piacere immergervisi.

 

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