Un velo di tristezza e un senso di smarrimento sono i sentimenti che crediamo provino tutti gli amanti dei libri del mondo nell’aver appreso della scomparsa a 84 anni, venerdì sera, di Umberto Eco. Non soltanto un grande scrittore e romanziere, ma anche e soprattutto un intellettuale a tutto tondo, se questa parola non fosse svilita e depotenziata da continui abusi. Un filosofo, un docente universitario, uno studioso del linguaggio; Eco era tutto questo, capace di scrivere un saggio su San Tommaso e poi uno su Mike Bongiorno. Chi scrive è particolarmente affezionato ad uno dei suoi romanzi più famosi, anche grazie alla trasposizione cinematografica, ovvero “Il nome della rosa”, che ho letto la prima volta da studente liceale e poi da adulto, ricavandone sensazioni diverse ma sempre stimolanti. L’ultima battaglia combattuta da Eco, la fondazione della casa editrice “La Nave di Teseo”, in risposta alla fusione di Rizzoli con Mondadori. Inutile dire che ci mancheranno moltissimo le sue analisi e le sue riflessioni, ma in un certo senso la sua immensa produzione letteraria lo rende per fortuna immortale almeno da questo punto di vista e questa per tutti i lettori è una bella consolazione. Noi intanto ci rileggiamo “Il nome della rosa”; pensiamo non ci sia modo migliore per rendere omaggio a Umberto Eco.