
Autore: Marco Stefano Gallo
Data di pubbl.: 2018
Casa Editrice: Ferrari Editore
Genere: Narrativa
Pagine: 288
Prezzo: 20 €
Qualcuno dice che la letteratura dev’essere un qui-ora capace di dare risposte inconfutabili; un po’ come fa la matematica, in cui tutto è certezza inopinabile. Eppure, chi scrive, indipendentemente dalla fama che raggiunge, si pone solo l’obiettivo di raccontare e di lasciare il pubblico in un mare di dubbi. Quando un libro finisce, la parola passa al lettore, a lui il compito di stilare le conclusioni e di ricercare le risposte.
Marco Stefano Gallo fa proprio così. Parla dal microcosmo della sua cittadina, ossia, Mongrassano, comune della provincia di Cosenza, individuabile sugli atlanti, ma che forse Dio ha dimenticato; in questo ambiente, anzi, habitat, nel quale è cresciuto, assaporando gioie e dolori, rifonda la sua cittadina donandole una nuova veste. I personaggi sono tanti. Sono caratteri in movimento che sgomitano sul palcoscenico paesano. Hanno vita propria, ma non sanno di essere osservati e descritti da questo narratore onnisciente, ma mai invadente.
Gallo ha infatti il senso del pudore, che non è sinonimo di politicamente corretto, bensì, è delicatezza nel raccontare di vite che potrebbero essere vere, reali. Ed è proprio grazie a questo gioco di specchi che il lettore può godere a pieno della sospensione del dubbio, mettendo da parte le incongruenze e abbandonandosi al racconto. Thomas Bernhard, in uno dei suoi romanzi, ci ricordava che se tutto è falso, allora, possiamo solo godere nel trovare il contenuto di verità che sta nella menzogna.
Eccoci, dunque, nella non-Mongrassano di Marco Stefano. Comune calabrese di appena mille e cinquecento anime, in cui ancora sopravvivono le magare, che lanciano e tolgono le maledizioni; amori che si vivono segretamente, anche se tutti ne conoscono i particolari; delusioni che scatenano violente reazioni; personaggi che si nascondono dietro il perbenismo e che sono fieri portatori di quel provincialismo che ci ha resi famosi in tutto il Mondo. Eppure, di colpo, anche questa piccola comunità fa i conti con la tecnologia e la globalizzazione; appare, infatti, una web radio che fa svanire l’apatia. Lo scontro tra progresso e tradizione è il tema preferito dell’autore, che sfrutta la metafora dei palindromi, per dirci che in qualsiasi modo leggiamo questa storia, il suo significato non cambia. Tutto ha inizio e fine in sé, a meno che, non siamo disposti a cercare altro.
La fragilità dei palindromi, insomma, è un romanzo corale sul microcosmo calabrese. Dà voce a un mondo che ancora esiste e che vuole resistere, perché per quanto possa sembrare inconcepibile, la sua forza è nel radicamento di una mentalità che non vuole morire, alla quale la realtà non basta, alla quale sognare fa sempre bene, alla quale la speranza non manca mai.