
Autore: Valeria Lanza
Casa Editrice: 2022, morellini editore
Genere: Romanzo storico
Pagine: 307
Prezzo: € 17.90
Oggigiorno si sente spesso parlare in toni denigratori degli adolescenti: baby gang, rave parties, droga e ubriacature fino al coma etilico; scarsa abilità nel comunicare, deficit di attenzione, incapacità di capire quello che leggono. Niente di più sbagliato. Di sicuro ragazzi così ce ne sono, come ci sono adulti con problemi anche peggiori, ma poi capita d’incontrare sulla pagina scritta qualcuno come Valeria Lanza, diciassette anni, comasca, dotata di uno straordinario talento letterario, di una rara capacità di calarsi in una storia che riecheggia il Remarque di Niente di nuovo sul fronte occidentale e riprende uno dei temi di Pierre Lemaitre nel suo Ci rivedremo lassù: la Prima Guerra Mondiale e il ritorno dal fronte di tanti giovani soldati con il viso distrutto, incapaci di presentarsi alla famiglia e al mondo, depressi e sconvolti fino al suicidio.
Valeria Lanza parte da una storia vera e documentata, quella di Anna Coleman Ladd, scultrice americana arrivata in Francia nel 1917 a seguito del marito, medico per la Croce Rossa. La Ladd, colpita dalla vista di tanti reduci dal volto sfigurato – all’epoca la chirurgia estetica e ricostruttiva era pressoché inesistente – decise di mettere al loro servizio le proprie capacità artistiche. A Parigi aprì uno studio dove creava protesi facciali partendo da un calco in gesso che in seguito trasformava in una maschera di rame zincato. Il tocco finale e più difficile era la riproduzione del colore della pelle del paziente. La Coleman lo eseguiva a maschera calzata sul volto ed era bravissima, tanto da guadagnarsi la Legion d’Onore francese per la sua attività.
Intorno a questa storia, con rara sensibilità e profondità, Valeria Lanza ricostruisce un mondo e inventa una vicenda plausibile: quella della giovane Anne Bois – alter ego della Ladd per qualità artistiche, ma qui finisce la similitudine – e della sua famiglia: la madre Genevieve, l’inflessibile nonna Margot, i due fratelli partiti per il fronte Eugène e Marcel, e l’altro rimasto a casa perché ha un braccio offeso, René. Il piccolo paese dove abitano e dove René è guardato con malanimo perché esonerato dalla leva; il ritorno dell’amico d’infanzia di Anne, Simon, il volto sfigurato da una granata. Da qui, dal vedere Simon deturpato, ripudiato dalla famiglia, depresso, scaturisce il desiderio di Anne di riuscire a migliorarne l’esistenza. Purtroppo per Simon sarà troppo tardi, ma per molti altri no. Anne e René si trasferiranno a Parigi e lì, con non poca fatica, la giovane donna aprirà il suo atelier e restituirà un volto e una nuova vita a tanti disperati.
Nel libro, però, c’è molto più di questo e molto altro. C’è l’orrore delle trincee affogate nel fango, il nemico che incombe e non perdona, la cattiveria degli ufficiali superiori e la loro spietatezza, i campi di prigionia, l’ineluttabile morte delle persone amate, l’epidemia di Spagnola e persino un risvolto giallo che coinvolge i protagonisti. Ma c’è anche, e alla fine trionfa, la vita e con la vita la speranza, il futuro e la memoria forte e resistente di chi ha fatto del bene senza chiedere nulla in cambio. L’autrice ci lascia con la presenza e le parole del nipote di Anne, Charles, che ricorda con ammirazione e un pizzico di ritrosia la zia appena morta.
Un libro, questo di Valeria Lanza, che lascia il segno, che coinvolge e stupisce il lettore per ricchezza di contenuti, eleganza di scrittura e correttezza nel documentarsi. Un libro commovente che ci presenta un’indimenticabile figura di donna.