Autore: Sergio Carlacchiani
Data di pubbl.: 2020
Casa Editrice: RP LIBRI
Genere: Poesia
Pagine: 116
Prezzo: €14,00
Non ha mediazioni la poesia di Sergio Carlacchiani, che in un dire ininterrotto dal fortilizio delle sue parole scaglia sulla pagina versi come dardi per raccontarsi e raccontare l’essenza della vita attraverso un bagaglio di esperienza umana e attoriale.
Sergio Carlacchiani non fa l’attore ma è attore, questo dobbiamo dirlo subito. Da anni, direi da sempre, è innamorato della parola poetica attraverso il suo seguito canale You Tube ha creato una biblioteca sonora in cui presenta la sua voce come dono alla poesia e ai poeti di ogni parte del mondo
Come poeta all’avamposto ha scelto il fortilizio e ha deciso di dare alle stampe i suo versi con un libro che giunge inaspettato come dono per tutti noi che sentiamo la poesia del mondo attraverso la sua voce alta di interprete e di testimone.
Indiscrezioni dal fortilizio, questo è il titolo della sua raccolta. Poesia ininterrotta alla maniera di Paul Éluard,
Sergio sulla pagina mette in versi la sua vita e il suo vissuto è materia di scavo della sua stessa vocazione di uomo – poeta in mezzo agli uomini.
Abbiamo il dovere di leggerlo tutto d’un fiato questo vortice di versi che diventa vertigine in cui il poeta e l’uomo sono un tutt’uno e in cui l’uomo cede sempre volentieri il passo al poeta e viceversa.
Al centro della sua riflessione c’è sempre lo scandaglio. Dal suo fortilizio la poesia è una indiscrezione irriverente che insinua sempre dubbi, alimenta sospetti, fortifica nello scrivere quella perplessità che conduce al proficuo e salutare scetticismo.
La vita è un’assurda attesa di futuro, scrive il poeta. Per questo lui, aspettando Godot, colma i buchi neri con le parole della poesia non aspettandosi nulla dalla poesia stessa.
Quello che conta per il poeta, l’attore e l’uomo Sergio Carlacchiani è attraversare l’esistenza nella poesia che scrive e che ci dona ogni giorno con la sua voce alta.
«La poesia che scrivo è opera di un uomo maturo / la poesia che scrivo viene da un periodo d’inferno / la poesia che scrivo è una sorta di poema in prosa / la poesia che scrivo non ha certezze legate all’autore / la poesia che scrivo contiene parole che vacillano / la poesia che scrivo non ha pretese di far carriera / la poesia che scrivo non è autografata è insicura».
Attraverso la sua poesia sempre antiretorica e antidogmatica, Sergio Carlacchiani ci apre le porte del suo fortilizio, ci invita a condividere con lui tutte le coraggiose mancanze di riguardo che suggeriscono le sue irriverenti indiscrezioni poetiche.
«A cosa servono l’attore e il poeta? / A mostrare e porgere come cameriere /su un piatto d’argento da portata la vita».
La poesia è la somma dei vuoti e delle mancanze, il poeta ha il compito di riempire il caos.
Sergio Caralacchiani, pittore, attore, doppiatore, performer, è soprattutto come uomo che si mette al servizio della poesia (la sua amica fedele, sorella, madre, figlia) per restare aggrappati alla vita in questo tempo perenne che ci assedia.