Il medico tedesco, wacolda – Lucìa Puenzo

Titolo: Il medico tedesco, wacolda
Traduttore: P. Cacucci
Pagine: 227
Prezzo: 17.00 €

wakoldagrandeIntrigo. Lussuria. Mistero. Depravazione.

Un cocktail di emozioni nere e prorompenti fa da palcoscenico  alla storia attraverso cui Lucìa Puenzo punta i riflettori addosso ad uno dei personaggi più misteriosi della storia mondiale.

Eccitazione. Timidezza. Ingenuità. Timore.

E’ il far salire in scena, insieme a lui, anche piccole creaturine, bambini indifesi, che crea il paradosso attrattivo del dramma, che porta con se elementi di un dolce mieloso ossimoro.

La Malvagità che conquista la Purezza in un gioco scorretto e pervertito erge tutti a giudici impietosi, boia cinici nel condannare Josef Mengele come uno dei mostri più paurosi della storia.

Scienziato nazista per antonomasia, fuggito all’estero per sfuggire alla condanna, vaga per l’America Latina, con un’apprensione che sembra non essere mai troppa. Maniacale da patologia ma oramai quasi rassegnato ad una vita troppo tranquilla, non si lascia sfuggire l’occasione che gli si presenta quando, per caso, incontra una famiglia “meticcia”, padre sudamericano e madre tedesca, e resta incantato dalla chioma bionda della figlia più piccola, appena dodicenne, e dalla sua corporatura leggermente deforme.

E’ un risvegliarsi di istinti irrefrenabili ciò a cui il tedesco va incontro, ricordi di abitudini passate, quando per saziare curiosità e libido bastava schioccare le dita per poi usarle con cinicità sulla cavia di turno.

Abile stratega, sfrutta l’inesperienza della bimba per attirare a se lei e la sua famiglia, diventando intimo ospite della locanda da loro gestita. E poi esperimenti, iniezioni, ed il suo bisogno di essere sé stesso, il folle e maniaco scienziato tedesco al servizio del Terzo Reich, non importa se su persone in carne ed ossa o se su bambole di porcellana o pezza, lo spinge allo scoperto. Bambole e persone si confondono sotto l’etichetta omnincludente di “cavie”, che siano donne incinte o gemelli neonati, tutti oggetti di uno studio troppo poco macchiato dall’ansia di essere scoperto e raggiunto dai segugi.

Insomma, la Puenzo, maestra della suspance, anche ricorrendo a stratagemmi che infine risultano troppo spinti perché siano mandati giù senza smorfie, tiene incollato il lettore fino all’ultimo, pagina dopo pagina.

Un romanzo che, da subito, traspira ansia e apprensione ma anche prorompente voglia di una giustizia che però, si sa, non sempre tratta tutti allo stesso modo.

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Davide Nappi

Fan della lettura, amante di letteratura russa, non disdegno nessun genere letterario

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