Il corpo estraneo – Marco Montanaro

Autore: Marco Montanaro
Titolo: Il corpo estraneo
Editore: CaratteriMobili
Genere: romanzo
Numero di pagine: 109
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo: € 12,00

Il corpo estraneo – una tragedia on the road – è un romanzo di poco più di cento pagine dello scrittore Marco Montanaro, pubblicato da CaratteriMobili. L’associazione Puglialibre gli ha assegnato il premio quale miglior romanzo di editoria e scrittore pugliese edito nel 2012. L’autore racconta in prima persona le vicende del trentenne protagonista Danilo Dannoso che, per lavoro, gira l’Italia in lungo e in largo fra treni, aerei, auto blu, per conto della Fondazione di stampo politico di uno zio senatore, esponente di un partito molto chiacchierato. Contemporaneamente, mentre organizza eventi culturali, dibattiti televisivi e promuove scrittori alla ricerca del successo, Danilo fa il corriere per un’organizzazione dedita a loschi traffici “Documenti strani, soldi o droga: non mi sono mai posto il problema, sapevo comunque che servivano a comprare qualcuno o qualcosa mentre io intanto vendevo cultura”(pag.91). Uomo rassegnato, con un passato oscuro e di abbandoni, erotomane senza controllo dei suoi impulsi e della sua fisicità, vive al riparo da ogni cosa: gli sono estranei il suo corpo, il suo lavoro, l’essere umano in genere. Inoltre Danilo è estraneo ad un sistema  nel quale una volta entrati è quasi impossibile uscirne e ci si può solo riciclare.

Il romanzo è ambientato in un contesto popolato da una classe politica piuttosto imbarazzante, di approfittatori e uomini d’affari, massoni e lobbisti, e ancor più circondata da servi e cortigiani di vario tipo. Il corpo estraneo è scritto in una prosa spigolosa, cruda, ma molto letteraria.Montanaro è un vero artista della parola. Non ci troviamo di fronte ad un libro facile, tuttavia l’autore sa rendere vivo uno spaccato della nostra penisola, pur dando poco spazio alla narrazione di eventi che sicuramente permetterebbero di avere un più ampio respiro. E’un romanzo interamente attraversato da un senso cupo verso la vita, ma anche verso il potere. Dunque il “corpo estraneo” non è solo quello di Danilo, ma anche quello dello Stato che non reagisce alle speculazioni e ai traffici di ogni tipo. Danilo sente estraneo questo sistema e nonostante tutto continua ad alimentarlo con i servizi allo zio senatore.

L’impalcatura inizia a crollare quando il senatore Dannoso viene arrestato. A questo punto Danilo tenta la fuga con una donna che “sembra un apostrofo” e dovrà compiere una scelta. Una scelta che si rivela illusoria già nel sottotitolo,  “Una tragedia on the road”, annunciata nella trama con presagi che si intravedono nello scorrere delle pagine ben prima della conclusione. Infatti il protagonista, che ha perso la madre da giovane, poi viene abbandonato dal padre trasferitosi in Brasile a rifarsi una vita; un’amicizia adolescenziale si è trasformata in un evento torbido e anche lo zio che gli ha offerto un lavoro, in realtà losco, gli ha procurato una copertura accettabile altrettanto losca. E come non bastasse, anche la ragazza a cui si aggrappa, che è sempre stata “come se non ci fosse, inconsistente come un tovagliolino di carta”(pag. 19-20), come qualcosa capitatagli tra capo e collo, gli tende una mano, ma troppo tardi. Il romanzo scava nell’interiorità di questo personaggio, ma con i fatti riesce ad inglobare anche le miserie di un tempo difficoltoso com’è il presente che viviamo, dunque risulta coinvolgente e molto attuale.

Montanaro non si cimenta in un’analisi politico-sociale, né esprime giudizi né pone interrogativi, si limita a narrare con un cambio di ritmo mentre la tragedia si perfeziona. La scrittura è caratterizzata dalla ricerca ossessiva di una forma che sfugge, lasciando poco spazio alla trama. Questa è una condizione enunciata dall’autore stesso all’inizio del romanzo, quando il protagonista è intento a leggere un libro che presenta segni rivelatori sul suo destino, puntualmente ignorati: “Il tentativo di distacco dell’uomo nascosto tra quelle pagine, tra gli interstizi, tra le interlinee e le spaziature o nell’incauto regime ritmico della punteggiatura. Punti, virgole e a capo, indebitamente sottostimati, stragi di ritmo: inqualificabile. Scioglie storia e impalcatura di storia […] nella poltiglia che molti editori si ostinano a chiamare libro” (p. 11). Siamo in presenza di uno stile continuamente di rottura rispetto al mondo esteriore e dove il ritmo scandisce i pensieri. Un libro coinvolgente che, senza esserlo, ha tutti i requisiti di un thriller di genere, da leggere e rileggere, per perdersi nella bellezza delle sue pagine.

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