
Pagine: 432
Prezzo: € 20,00
Romanzo corale questo coinvolgente lavoro di Lucia Tilde Ingrosso che figura fra i cinque finalisti del concorso comasco Scritture di lago 2024. È la storia della famiglia Monteleone, a partire dall’inizio del secolo scorso fino ad arrivare ai nostri giorni, in una Milano e in un’Italia che attraversano mille cambiamenti, sopravvivono a ben due Guerre Mondiali, a innumerevoli governi e all’ondata di terrorismo degli anni ‘70. Una storia di amore e conflitti, di coraggio e incomprensioni, di ricchezza e sfacelo, di matrimoni e divorzi che tocca ciascuno dei membri di questa grande e importante famiglia nata dalla fantasia dell’autrice. Una storia, però, all’interno della quale interagiscono personaggi famosi realmente vissuti grazie ai diversi ruoli ricoperti dalle varie generazioni dei Monteleone.
“Tutto era cominciato dal patriarca, Roberto Monteleone, nato nel 1876, lo stesso anno del «Corriere della Sera». Le cronache narrano che questa coincidenza la sottolineasse spesso, ribadendo che lui e il quotidiano erano esempi e vanti di milanesità. All’inizio del Novecento, aveva conosciuto la contessa Pia Stampa: ricca, nobile, bella e con un carattere di ferro.” (pag. 187)
La Ingrosso ci porta poco alla volta, e con una ben calibrata alternanza di passato e presente, a incontrare tutti i personaggi – i cugini Monteleone, o ‘cuggi’ come si chiamano fra loro -, i genitori ancora viventi, i nonni indistruttibili intorno ai quali la famiglia puntualmente si riunisce e si compatta, il vissuto di ciascuno: malattie, morti violente e improvvise, dolori, speranze e sogni a volte realizzati, a volte mal riposti. E segreti. Già, perché c’è un personaggio che dall’inizio fin quasi alla fine del romanzo tiene i lettori con il fiato sospeso: il giovane Andrea Conte. Chi è, cosa cerca, che ruolo sta per avere nella storia dei Monteleone e nella vita della giovane Vittoria? E quanto indietro dobbiamo guardare per capire qual è il suo gioco? Un enigma che pervade l’intera narrazione e che ci intriga mentre ci muoviamo affascinati e inquieti fra i molteplici scenari – e fra questi la bella villa di Laveno sul Lago Maggiore – occupati dai protagonisti epoca dopo epoca.
Un romanzo che scorre denso eppure lieve, con ottimi dialoghi e grande perspicacia psicologica nel cogliere l’animo dei molti personaggi dando però a ciascuno una voce unica e inconfondibile.
Sarà la patriarca Silvia, alla fine, a raccontarci per intero il mistero nascosto, ma soprattutto a indicare il vero perno intorno al quale ogni famiglia, nel suo più ampio significato, dovrebbe ruotare:
“Perché la verità ci rende più forti e più liberi. Ma la verità non è tutto: lo capisci anche da te – … – Una famiglia è formata da persone che si amano, si aiutano e si proteggono. Ricordalo sempre, figlio mio!» (pag. 415)