«Se ho una disfunzione cardiaca, vado da un cardiologo, non dal medico generico». Così l’editore Alessandro Laterza mette in guardia contro i rischi dei libri autoprodotti dalle scuole. Nonostante il ministero “benedica” i libri fai da te gli editori sono preoccupati. Anche se non c’è mai stato un obbligo per le scuole di adottare i libri di testo dalle case editrici ora il ministero sottolinea questa libertà. Al momento si tratta solo di una operazione low cost, un modo per risparmiare in un periodo in cui le spese gravano in maniera evidente sulle spalle delle famiglie italiane, ma non risulta affatto innovativo dal punto di vista dell’educazione e della didattica. Per l’editore, se si cambia semplicemente il supporto su cui studiare non si tratta di innovazione, per fare applicazioni interessanti c’è bisogno di investimenti e una singola scuola non è in grado di introdurre rivoluzioni rilevanti nella didattica. Per quanto riguarda i contenuti, invece, a volte si assiste ad un maggiore conservatorismo dei docenti rispetto a quello degli autori: «l’autorialità non è un espediente delle case editrici, è una specializzazione» afferma Laterza. E per ciò che concerne Book in progress, una delle esperienze di autoproduzione dei libri, cosa ne pensa l’editore Laterza? «È un servizio che la scuola decide di dare per ridurre i costi e anche per attrarre studenti. Ma non si tratta di un metodo innovativo nei contenuti, nei processi di conoscenza».
Fonte: L’Espresso