Autore: Paffernoth kim
Casa Editrice: Nero Press
Genere: fantasy/horror
Traduttore: F.G. Lo Polito, Marco Battaglia
Pagine: 255
Prezzo: 13.00 €
“L’inferno di Dante”: sottotitolo leggermente ambizioso quello scelto da Kim Paffenroth per la sua prima pubblicazione italiana, così come bollente è la patata che ha deciso di voler pelare.
Partendo da un’idea niente male, la rivisitazione in chiave pseudo-moderna del classico dei classici, la Divina Commedia, il Professore di Studi Religiosi al College di New Rochelle si scontra con la difficoltà della materia già nelle prime pagine. Ne bastano venti, pagina più pagina meno, per individuare lo stesso, anche un po’ monotono, canovaccio narrativo attraverso il quale illustra le imprese eroiche dei suoi personaggi.
Come primo piatto, un protagonista senza volto o forma, un Dante che non è quello classico e riuscirà ad essere, purtroppo, solo poco di più. Verrà messo alla prova da fatiche fisiche e psicologiche, da immagini crude e violente e intrecci amorosi, i quali, tuttavia, riescono a creare nel lettore solo una parvenza di quella curiosità che , nell’era post-moderna, qualcuno ha definito “suspance”. Un Dante che potrebbe chiamarsi, senza creare squilibri, in altro modo, se non fosse per i continui ed accurati riferimenti storici alla sua vita reale, alla bella e pura Beatrice piuttosto che alle peregrinazioni dell’esilio. Un escamotage per un verso intelligente, per l’altro relativamente troppo complicato, quello di cercare di convincere il lettore servendosi solamente di accurato nozionismo storico.
Come seconda portata, paesaggi poco vividi fanno da sfondo a situazioni mal salate. In questa cornice, però, Paffenroth riesce a canalizzare simpatie e antipatie con grande maestria verso coloro che vuole eleggere “buoni” piuttosto che “cattivi”. La piattezza e la staticità, tuttavia, si rifanno sentire, enfatizzate da tempo e spazio, ristretti in tre giorni di valle e monti, con costellazioni di episodi singoli dall’apparente e incomprensibile inutilità ai fini dell’intreccio narrativo.
Un thriller che “thrilla” poco, dunque. Descrizioni poco serene, partorite da una penna che in alcuni tratti va troppo di fretta attraverso dettagli da perfezionare, sbarrano la strada all’immaginazione del lettore che resta ferma lì, sul foglio, a concentrarsi per cercare di figurarsi ciò che legge, il più delle volte invano.Fatte salve le tante similitudini, figlie senza dubbio di una mente fantasiosa, compaiono varie anafore contenutistiche e sintattiche. La bellezza della donna del nuovo amore, Bogdana, richiama, per esempio, anche se per contrasti, più volte la bellezza di “Beatrice che passeggia per le soleggiate strade di Firenze”, restituendoci così l’immagine del poeta fiorentino assorto nei suoi vaneggi sull’irraggiungibile innamorata; ogni sentimento altrui si trasforma, empaticamente, nel malessere dovuto all’esilio e alla lontananza dalla sua terra, riportandoci al Dante sofferente delle peregrinazioni fuori Firenze
Insomma, sottotitolo azzardato e tema complicato si scontrano con un’ inventiva di stile evidentemente composta.
Lettura leggermente monotona, dubbiamente consigliata agli amanti degli Splatter e a coloro in cerca di suspance nei thriller, ma inadeguata a soddisfare la libido dei pochi superstiti amanti della letteratura classica. Chissà che Il Professore sia stato un po’ troppo avventato nella sua prima uscita italiana. Una cosa è certa : Dante in versione Tom Cruise, per adesso, in Italia, è visto più che con ammirazione per il carattere innovativo, con sospetto e malizia.