MATTATOIO DEL SECONDO MILLENNIO
Dèi,
grazie per non avermi fatto discendere da Abramo,
perché ancora bambino avrei dovuto affrontare
il calvario dei vagoni bestiame
fra migliaia di ebrei, zingari, omosessuali, comunisti
e altri nemici del Terzo Reich,
e poi andare in fumo attraverso il camino,
oppure diventare grasso per candele e sapone.
“ Dalla tua bocca,
o tempo, bavosa strega, lente
a una a una gocciano le ore.”
Dèi,
vi ringrazio per non avermi fatto nascere Sinti
o Rom oppure Omosessuale,
perché avrei dovuto attraversare i campi di sterminio
di Ravensbruck, Buchenwald, Dachau e Auschwitz
col camiciotto contrassegnato dal triangolo rosa o marrone o viola,
o da quello nero delle razze inferiori.
“Dalla tua bocca,
o tempo, bavosa strega, lente
a una a una gocciano le ore.”
Dèi,
vi sono grato per non avermi fatto nascere
prima del Millenovecentotrenta,
perché avrei sicuramente dovuto fare il soldato
sul fronte russo o su qualche isola greca,
e certamente sarei stato fucilato dai nazisti o dai partigiani,
oppure finito in montagna
per combattere contro i miei fratelli,
che stavano “dall’altra parte”
per non aver avuto scelta o per averla sbagliata.
“Dalla tua bocca,
o tempo, bavosa strega, lente
a una a una gocciano le ore.”
Dèi,
grazie per non avermi fatto venire al mondo nella Russia sovietica
poiché ora sarei tra i venti milioni di cadaveri
che hanno reso fertile la terra di Moscovia,
e anche per non avermi fatto essere
uno dei deportati dei Gulag staliniani
che hanno scavato a mani nude nella terra ghiacciata
un canale nevigabile come quello di Suez.
“Dalla tua bocca,
o tempo, bavosa strega, lente
a una a una gocciano le ore.”
Dèi,
la mia più profonda gratitudine per non avermi fatto nascere,
nel mattatoio del secondo millennio,
dieci chilometri più a nord-est sul percorso della bora
poiché, se così non fosse stato, ora dormirei il sonno eterno
sul primo strato d’ossa di una foiba
solo per aver parlato la mia lingua e averne subita un’altra,
dimenticando la prima nel momento in cui
non andavano bene né l’una né l’altra.
“Dalla tua bocca,
o tempo, bavosa strega, lente
a una a una gocciano le ore.”
Dèi,
grazie per non avermi fatto venire al mondo
a Dresda o a Berlino,
altrimenti adesso le mie ossa
sarebbero parte di qualche muro o di qualche strada
arata dai Liberator B-24.
E grazie per non aver permesso
che nelle mie pupille
si riflettesse il fungo di Hiroshima e Nagasaki.
“Dalla tua bocca,
o tempo, bavosa strega, lente
a una a una gocciano le ore.”
Dèi,
grazie per non avermi fatto vedere la luce
sulle martoriate terre istro-dalmate,
perché avrei dovuto fuggire dalla mia casa
caricando tutta la memoria degli Avi
in una piccola valigia di cartone.
“Dalla tua bocca,
o tempo, bavosa strega, lente
a una a una gocciano le ore.”
Dèi,
non vi sarò mai abbastanza riconoscente
per non aver fatto di me
un abitante del Continente Nero
dove il sole arde negli occhi dei bambini,
la carne d’uomo è gioia degli avvoltoi,
la morte un sollievo
e l’acqua così preziosa
che gli uomini si uccidono per una perla di rugiada.
“Dalla tua bocca,
o tempo, bavosa strega, lente
a una a una gocciano le ore.”
Dèi,
vi sarò eternamente riconoscente
per non avermi instillato passioni ideologiche
o fantasmi religiosi,
grato per avermi sempre fatto accettare gli uomini d’ogni colore
come miei simili e mai come bandiere.
“Dalla tua bocca,
o tempo, bavosa strega, lente
a una a una gocciano le ore.”
Dèi,
la mia riconoscenza per non avermi fatto nascere
polacco di Varsavia, croato di Zagabria, serbo di Belgrado,
ungherese di Buda, ceco di Praga,
rumeno,bulgaro, lettone, estone, lituano,
albanese, bosniaco, erzegovese, armeno, kurdo.
Irakeno, indiano, cinese, fiammingo, albigese, ugonotto, tagiko, afgano, palestinese…
perché l’uomo, di quando in quando, una volta è vittima e l’altra carnefice.
“Dalla tua bocca,
o tempo, bavosa strega, lente
a una a una gocciano le ore.”
Dèi,
vi sarò sempre riconoscente
per non avermi fatto nascere Musulmano,
altrimenti i Cristiani mi avrebbero crocifisso;
e grazie di non avermi fatto nascere Cristiano né Ebreo
perché i Musulmani mi avrebbero squartato.
“Dalla tua bocca,
o tempo, bavosa strega, lente
a una a una gocciano le ore.”
Dèi,
grazie dal profondo del mio cuore
per avermi concesso di non essere Sciita,
Ascemita, Maronita, Zoroastriano,
Sunnita, Protestante, Calvinista, Buddista, Animista…
Ma ora che mi sono reso conto
Che in questo modo avete voluto dividere gli uomini,
vi sarei stato ancor più riconoscente
se non mi aveste fatto nascere!
“Dalla tua bocca,
o tempo, bavosa strega, lente
a una a una gocciano le ore.”
I tre versi posti tra virgolette sono tratti dalla poesia di F. Nietzsche:
“Rimus Remedium, ovvero: come si consolano i poeti malati.”
Renzo Cigoi (Trieste, 1931) è uno scrittore italiano. Ha girato il mondo sulle navi mercantili e ha fatto molti mestieri; Qualcuno ha attribuito a Cigoi molti pregi e talenti, con le sue innovazioni linguistiche e tecnico-narrative e che, alla lontana, potrebbe essere considerato “un contiunuatore di quel ramo nobile della narrativa breve a quadro universale, la quale tenta esposizioni di verità circolari sull’umanità, e della quale i più recenti campioni sono stati il grande scrittore americano Hemingway e l’italiano Vittorio G. Rossi”. Tra i suoi ultimi lavori ricordiamo “Basso continuo (e altri racconti)” – postfazione di Giorgio Voghera, Edizioni Opposto, Roma 2013. Poesie e racconti dell’Autore sono stati pubblicati e tradotti in sloveno, romeno, russo e francese.