Dopo aver ricevuto due multe per esposizione di due locandine senza timbro, per un totale di 1007, 07 euro, anche la libreria Marco Polo, a Venezia, minaccia la chiusura. Lo ha fatto con una maxi protesta, oscurando per tutto il giorno le vetrine del negozio e riuscendo ad attirare l’attenzione di una cinquantina di scrittori, che si sono mobilitati in difesa delle librerie.
Quella che sta colpendo le librerie veneziane sembra un’epidemia che si diffonde molto rapidamente; prima della Marco Polo, già tre librerie hanno chiuso i battenti: la prima è stata Old World Book, mentre anche la Liberia Goldoni e il Laboratorio Blu, libreria di antichi libri in Ghetto, avevano annunciato la loro imminente chiusura.
I problemi che hanno portato queste librerie alla chiusura sono diversi: la Libreria Goldoni ha dovuto chiudere a causa di un affitto troppo alto, che non è stato però il problema del Laboratorio Blu, al quale era stato concesso un abbassamento del prezzo proprio per evitarne la chiusura. «Nel mio caso – spiega Claudio Moretti, proprietario della libreria Marco Polo – si tratta di non voler più trovarmi davanti a difficoltà inutili».
Questo grido d’aiuto da parte delle librerie Veneziane è stato accolto da una cinquantina di scrittori, che sono scesi in piazza per difendere quella cultura che rende famosa Venezia in tutto il mondo. Tra i grandi nomi che hanno aderito Tiziano Scarpa, Giovanni Montanaro, Gianfranco Bettin, Paolo Ganz, Anna Toscano, , Enrico Palandri, Cristiano Prakash Dorigo e Roberto Ferrucci, soltanto per citarne qualcuno.
«E’ la prima volta che gli scrittori veneziani aderiscono in modo così compatto – rivela Alessandro Marzo Magno – la prossima settimana lanceremo una serie di mobilitazioni, a partire da un appello diretto ai veneziani, perché regalino e comprino in libreria invece che on line, passando per flashmob cittadini».
Sulla questione è intervenuto anche il Comune di Venezia: «La giunta comunale è intervenuta sul problema della crisi delle librerie con l’approvazione di una delibera che consente di attivare un angolo bar all’interno dell’esercizio. Si sta provando ad attivare anche un percorso virtuoso con le istituzioni della città, prime fra queste Curia e Ire, per verificare la loro disponibilità di immobili ad uso commerciale da poter assegnare a canone calmierato».
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