E poi c’è un maggiordomo che non sopporta più tutto ciò che gli sta attorno e comincia a parlare. La storia sembra già intrigante di per sè, magari per un bel thriller, ma non è finita così. In particolare, se si sta parlando del maggiordomo di Sua Santità la storia assume tutt’altra piega, parliamo quindi di un libro di attualità, anche se la tensione si percepisce molto tra le pagine di questa inchiesta. A condurla quasi per caso è un giornalista che improvvisamente si trova in mano una patata bollente non indifferente: Gianluigi Nuzzi.
Il suo è un libro che ha suscitato molte critiche e diviso l’opinione pubblica, qual è il vero motivo di tanto scalpore? Ex-post, ha cambiato idea?
Perché in Italia non siamo abituati a conoscere i segreti, gli affari, gli interessi, le lotte di potere, pressioni che, partendo dallo stato Città del Vaticano, si diramano nel mondo. L’informazione su ciò che accade all’interno delle mura Leonine è ancora oggi oggetto di una sorta di filtro prima che giunga all’esterno e leggere le carte di un pontefice in vita riguardanti fatti poco chiari o il dietro le quinte di grandi storie, come quella degli interessi geopolitici in Cina o scontri all’interno le varie cordate, ha creato una reazione. Certamente c’è stato un interesse a distogliere lo sguardo da cosa contiene il libro, ovvero carte e storie documentate. Mi aspettavo le reazioni, perché in questo paese, di riforme vere ne ho viste poche, al di la di qualche iniziativa personale; ci sono molte informazioni, ma sul Vaticano siamo ancora indietro. Quello che dovrebbe essere una teocrazia, quindi un palazzo trasparente, subisce onde di oscurantismo che portano indietro l’orologio della Chiesa; sicuramente non il mio.
Nel suo libro dice che non sa perché la “gola profonda” abbia scelto proprio lei, che idea si è fatto ad oggi?
Ha scelto me perché io vivo di fonti informative che hanno relazioni confidenziali che ti permettono di accedere ai segreti che una persona custodisce e il primo libro ha certamente aiutato alcune persone ad aprire il loro “scranny”. Questo è un paese che ha più archivi che notizie sui giornali, ma dovrebbe essere il contrario.
Qual è il limite tra privacy e dovere di cronaca?
Ci sono limiti che sono stabiliti dalla legge come l’assoluto di una persona, i fatti che riguardano la loro sfera personale, i gusti sessuali; credo che nei retroscena degli accordi sull’IMU, sul far pagare l’IMU ai beni della Chiesa ci sia poco di privacy. Rimane che un signore si è permesso di fare fotocopie da un giornalista, cosa che succede in tutti i tribunali, in tutti i palazzi di giustizia, in tutte le società; tutti i giorni c’è qualcuno che passa le notizie ai giornalisti o fa delle fotocopie.
Dai suoi scritti emergono tutti i presupposti per imputazioni di reati gravi, quali?
Spetta ai giudici verificare i reati, a me interessa poco il codice penale, interessa più il codice delle relazioni umane, il reato, l’antinomia maggiore è quella dell’ipocrisia, ovvero la distanza che separa chi ha fede da chi si pone portavoce delle stessa. E’ un ipocrisia che persone come il maggiordomo del Papa non ha ritenuto superabile. Bisogna verificare cosa fa male alla fede e alla Chiesa, se fanno male persone che con coraggio denunciano questa ipocrisia come Paolo Gabriele, mettendo così a repentaglio la propria vita, o fanno peggio quelli che compiono certe malefatte. L’inversione dei fatti, cioè, cos’è grave? Chi denuncia o chi fa? Anche perché chi denuncia, come Paolo Gabriele, non vuole di certo prendere il posto della Chiesa.
Com’è stato per lei tessere le fila di una faccenda così complicata? Quali sono le emozioni che ha provato?
Vivi un’enorme solitudine da una parte, dall’altra ti chiedi se credi in quello che fai, se il prezzo che paghi è giusto, di carattere emotivo evidentemente; passi delle fasi intermedie di adrenalina, di galvanizzazione, di paura, di isolamento, di tentativi di delegittimazione. A me Enzo Tortora insegnava una cosa, cioè che nella vita in certe situazioni o si è uomini, o non lo si è; ci sono gli uomini, ci sono i mezzi uomini, ci sono i quaraqua, ed è troppo facile gonfiarsi il petto. Io credo che questo libro andasse fatto, che qualunque giornalista con la schiena dritta, l’avrebbe fatto ed io lo rifarei; la cosa più importante sicuramente, è quella che questo libro infrange un tabù, rompe un paletto, uno steccato. Lo rompe inevitabilmente e, tra due o tre anni, le persone avranno più coraggio ad affrontare questo tipo di vicende e ciò può essere solo postivo.
Lei scrive “In curia si fa sempre la scelta che fa meno rumore”. Perché sono successe e succedono certe cose all’interno di un’istituzione chiave del mondo, come lo è la Chiesa?
Perché la fede è legata al mistero, e il mistero è legato al silenzio e poi perché desta scandalo, c’è un’attenzione molto alta su ciò che accade in Vaticano, perché proprio si conosce poco.
Leggi anche la nostra recensione di “Sua Santità” di Gianluigi Nuzzi
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