
Autore: Dotta Chiara
Casa Editrice: LiberAria
Genere: Romanzo
Pagine: 177
Prezzo: 15 euro
L’esordio letterario di Chiara Dotta avviene con un romanzo (o forse una serie di racconti?) dell’editrice LiberAria dal titolo chilometrico Un segreto che non guardo ma che sta al centro del cortile. Un libro che scava nell’animo femminile, nell’animo di una donna, Daria, che si autopunisce per un senso di colpa che viene da lontano.
Daria crede di poter vivere senza porsi domande, spazzando via il passato e non considerando le proprie aspirazioni. I racconti ripercorrono per tappe cronologiche la sua vita: la violenza infantile, la sua educazione sentimentale e quella sessuale. Ogni tappa ha la lunghezza di un capitolo. Da bambina Daria subisce molestie sessuali; vive esperienze erotiche da ragazzina; da adolescente non si nega esperienze omosessuali; ormai donna vive un rapporto sentimentale adulto: l’innamoramento prima, il matrimonio, la maternità e infine la separazione. I racconti ripercorrono la sua vita analizzando ogni singolo momento con spiazzante freddezza e in tutto ciò che avviene ci sono più fatti dolorosi rispetto a quelli lieti.
Un segreto che non guardo ma che sta al centro del cortile è un romanzo scritto con un linguaggio scarno ed essenziale e con uno stile semplice ma efficace. La semplicità della scrittura sta sia nelle scelte lessicali sia in quelle sintattiche. La trama è ben delineata. L’autrice blocca alcuni episodi dell’esistenza della protagonista e li fissa come se li fotografasse. Di lì parte poi per descrivere, oltre che l’avvenimento, soprattutto i cambiamenti del carattere di Daria. L’interesse principale dell’autrice sta nel cogliere, in ogni piccolo tratto di vita del personaggio, la sua essenza e la sua intera esistenza. Pur non scendendo mai nel clamoroso, il romanzo monopolizza l’attenzione del lettore sempre alla ricerca di quel segreto che forse nessuno guarda ma che sta al centro della vita. Di qui l’originalità di questa narrazione che non sta tanto nella ricerca di argomenti particolari o inediti, ma nel punto di vista. E anche il più abusato degli argomenti, come la descrizione di un bacio, può diventare molto insolito se lo si considera a partire da un particolare limite fisico: “A me dare baci non è mai piaciuto. Ho la lingua corta rispetto al normale, se la allungo tutta davanti alle labbra non arriva più in là di un centimetro anche se sento la pellicina sotto tirare”( pag. 97).
Il romanzo induce il lettore a chiedersi se riuscirà la protagonista a vincere la paura e ad abbandonare il senso di colpa che da sempre attanaglia la sua vita, trovando la consapevolezza di sé e la libertà. Per sentirsi liberi è necessario affrontare i fantasmi che ci ossessionano. Più volte Daria sembra non riuscire, ma finirà per abbandonare le paure ed assumere la sua identità, trovare se stessa e anche la capacità di credere nell’amore, che in fondo “non è brodo di ceci”.