Un altro albero di gulmohar – Aamer Hussein

Titolo: Un altro albero di gulmohar
Autore: Hussein Aamer
Casa Editrice: la Lepre Editore
Genere: Romanzo
Pagine: 122
Prezzo: 16

 

 
Amore e letteratura, ritratti d’anime e di realtà sociali e culturali in evoluzione sono solo alcuni degli ingredienti che caratterizzano ciò che ruota intorno a questo Albero di Gulmohar. La storia parte con un intreccio di fiabe, “Il canto di Usman”, raccontate attraverso una staffetta di aneddoti: è proprio l’incipit di questo romanzo che preannuncia piacevoli sapori speziati e colori caldi nella seconda parte intitolata “Angeli perplessi”. I personaggi delle fiabe iniziali rivivono poi attraverso i pensieri e la penna dei protagonisti di questa storia che prende avvio a Londra e si sviluppa e prosegue in Pakistan. Le atmosfere fiabesche ben giustificano l’inserimento del libro nella collana Ta’wil, dedicata ai testi che stabiliscono un rapporto attivo con i simboli e gli archetipi delle fiabe.
L’Albero di Gulmohar, chiamato anche “albero del fuoco” per i boccioli color oro e arancio che fanno capolino tra le foglie, è il filo rosso…
…del romanzo che parla di passione e incontro di culture differenti: questa pianta, originaria del Madagascar ma trapiantata e ben presente in Pakistan, abita nel giardino di Lydia e Usman e il libro si chiude con la possibilità che ne venga messa a terra una seconda per continuare a proteggere l’armonia della famiglia con la sua ombra. Così, il giardino è più volte inquadrato come cuore del romanzo, luogo dove Usman scrive o legge e dove Lydia dipinge e gioca con i figli.
Lydia per amore lascia la sua patria, l’Inghilterra, e si plasma sulle tradizioni e la cultura del marito fino a scegliere un nuovo nome, Rokeya, senza però rinunciare alla propria identità di artista. La ricchezza intellettuale e lo scambio culturale hanno acceso l’interesse di Lydia per Usman nella grigia Londra ed è ancora su questo piano che si muove il rapporto tra i due all’interno della loro casa: all’inizio è un rapporto vivo, poi diventa distaccato e quasi sopito ma infine torna a far vibrare la coppia. Accanto a loro ruotano amici e letterati, alcuni dei quali oscillano tra due culture e vivono una costante ricerca di autodeterminazione. Se da un lato sembrano predominare le figure femminili, occorre però puntualizzare che quelle maschili (Usman per primo) sono tratteggiate in modo deciso e contribuiscono a determinare chiaramente il mondo interiore delle donne.
Il ritmo narrativo è scorrevole (il libro conta appena 121 pagine), reso ancor più piacevole dai frequenti quadri ricchi di colore che descrivono proprio ciò che Lydia dipinge e ciò che Usman scrive. Gli interrogativi che si incontrano nel racconto appartengono per lo più alla donna, ansiosa di dare un senso alla nuova propria vita e di dedicarsi al marito trovando un equilibrio nel nuovo Paese. Di sicuro risulta interessante leggere la nota introduttiva del traduttore che punta l’attenzione “sull’amore dell’autore per la parola scritta, la ricerca a tratti spasmodica per il termine più appropriato, l’attenzione costante del periodare, come se l’opera in questione fosse un poema in versi piuttosto che una serie di capitoli in prosa”. E’ così: sembra di leggere una poesia, anzi, una deliziosa fiaba.

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