Autore: Marco Quarin
Data di pubbl.: 2018
Casa Editrice: Robin Edizioni
Genere: Narrativa
Pagine: 296
Prezzo: 14 €
Ogni persona è sentimento del proprio tempo e per quanto comune possa apparire una vita, in essa c’è sempre qualcosa di unico e irripetibile. Prende forma da qui, da questo presupposto, il romanzo di Marco Quarin, il quale racconta le storie di Lizio, Somma e Antigua che attraversano un’epoca particolare della nostra nazione, quella tra lo scoppio della Seconda Guerra mondiale, gli anni del boom economico e l’inizio del declino. È una storia che trae spunto dal novecento, il secolo breve in cui tutto si è consumato velocemente e nel quale delle ideologie non è rimasto che polvere. E proprio questo è il tema che Quarin tratta ora con piglio neorealista, senza abusare di un termine che potrebbe risultare anacronistico, ora con i tratti tipici della scrittura psicanalitica.
Lizio è sicuramente il personaggio che più catturerà il lettore e intorno al quale ruotano le pagine del romanzo. È un opportunista, che sa come muoversi in quest’epoca confusionaria, in cui si è sempre partigiani di qualcosa, ma nella quale ogni ideologia è in balia del suo peccato originale, ossia, la lotta tra fanatismo e mero consumo del concetto. Di sicuro, Lizio è colui che ha imparato a essere cangiante. Nel corso della Guerra civile italiana del dopo-Cassibile sa sfruttare la lotta partigiana; poi, addirittura, cavalca l’onda dell’industria culturale che crea l’intellettuale impegnato e asservito, diventando uno scrittore di successo. Fama che però ha guadagnato in maniera truffaldina.
A fare da contraltare a Lizio c’è Senna, indefesso difensore degli ideali di libertà e giustizia, sempre dalla parte di quei deboli ed emarginati che anche durante l’Italia repubblicana non sono mancati. La sua forza è nelle idee, in quella coscienza che è somma di valori non barattabili. E sebbene anche lui sia stato al fianco di Lizio, nel corso della Guerra civile, il suo obiettivo è quello di smascherarlo. Antigua avrà il compito del riconciliatore e rappresenta la dialettica del buonsenso attraverso la quale l’Italia è riuscita a convivere con le proprie contraddizioni fino a radicalizzarle e a integrarle nella sua struttura sociale.
Insomma, il romanzo di Quarin è un modo per entrare in contatto con un’epoca che andrebbe rivisitata, visto che il neorealismo ce l’ha raccontata in maniera frettolosa, forse con troppo pathos, mentre le avanguardie l’hanno snobbata con diversement che hanno generato solo ideologie astratte. Tanto Lizio quanto Senna hanno una propria coscienza di classe: il primo quella dell’opportunismo e del qualunquismo, il secondo quello del ferreo ideale; due caratteri tipici dell’Italia schizofrenica di quegli anni, ma che nel corso dei decenni sono stati capaci di amalgamarsi. Il risultato: ciò che vediamo oggi.
Resta il fatto che Quarin scrive un romanzo articolato, moderno, capace di guardare al passato con la consapevolezza che da quegli anni è scaturito il nostro presente. Proprio questo particolare, che dona freschezza all’intera opera, la quale non fa uso di strutture narrative datate, fa di Sopra non appare alcun cielo un romanzo che aggiunge qualcosa di nuovo.
Una chiave di lettura che sa di consapevolezza.