Autore: Marina Cvetaeva
Data di pubbl.: 2019
Casa Editrice: Adelphi Editore
Genere: Narrativa
Traduttore: Luciana Montagnani
Pagine: 287
Prezzo: €14,00
Marina Cvetaeva è una delle voci più alte della letteratura e della poesia di tutti i tempi.
Una donna che nella solitudine di un bisogno d’amore sì è consumata fino alla tragedia finale con l’unica consapevolezza che la poesia è stata per sempre tutta la sua vita.
Adelphi ha appena pubblicato Sonečka, un libro in cui la scrittrice e poetessa russa racconta in prosa la stagione totale dell’amore che lei ha provato per l’attrice Sof’ja Gollidej, soprannominata per l’appunto Sonečka.
Ha ragione Serena Vitale quando scrive che questo libro è il più grande prodigio di Marina.
Le due donne si sono conosciute tramite amicizie in comune.La poetessa da subito prova per l’attrice un amore forte e incondizionato. In queste pagine di grande letteratura e di poesia straordinaria Marina racconta la sua devozione per Sonečka.
Sullo sfondo la Russia rivoluzionaria che condannerà a morte la grande poetessa.
Dalle pagine di questo libro prende vita un racconto intenso che rivela Marina Cvetaeva come donna e poetessa carica di passione, innamorata dell’amore e della poesia allo stesso tempo.
Marina Conobbe l’attrice nel 1919. In quegli anni postrivoluzionari in cui la miseria e la disperazione cominciarono a aggredire la sua esistenza.
Sonečka fu uno spiraglio di luce in tutta quella oscurità che annunciava già la catastrofe.
La poetessa decide di raccontare in un romanzo il suo forte legame con quella donna che le aveva rapito il cuore.
Pagine bellissime e struggenti in cui troviamo tutta la vocazione di poeta di Marina Cvetaeva. Una prosa gentile e carica di un forte carico emotivo che graffia e colpisce il cuore. In questa lunga dichiarazione d’amore per Sonečka troviamo la voce di Marina che non rinuncia alla chiarezza del discorso e alla trasparenza del linguaggio.
La sua prosa è strettamente legata alla sua poesia: «Se fosse dipeso da me, avrei preso le sue ceneri e le avrei sparse dalla vetta della montagna più alta (quella a me destinata, che devo ancora scalare) – verso ogni angolo della terra – verso tutti gli esseri amati: quelli che ormai non sono più e quelli che saranno».
Con queste parole (in cui c’è tutta la sua poesia), Marina si congeda da Sonečka, presagendo la catastrofe che si sarebbe abbattuta tragicamente sulla sua esistenza.