
Data di pubbl.: 2023
Traduttore: Alessandro Bernardini
Pagine: 242
Prezzo: € 22,00
Robert Brasillach è stato un vero umanista. Lo scrittore e poeta francese non ha avuto paura di guardare la morte in faccia. Fucilato il 6 febbraio 1945, per collaborazionismo e alto tradimento, dopo aver subito un processo sommario
Basta leggere I poemi di Fresnes, i bellissimi versi che Brasillach compose in carcere prima di essere giustiziato, per capire a fondo il lato tragico di un’esistenza che si è battuta per l’affermazione dei valori dello spirito, sempre contro ogni tipo di materialismo e di prassi nichilista.
Molti intellettuali dell’epoca, tra cui François Mauriac, Paul Valéry, Colette, Jean Cocteau, firmarono un appello al generale De Gaulle per ottenere la grazie. Ma non furono ascoltati.
Tra i firmatari dell’appello anche Albert Camus che scrisse: «Se Brasillach fosse ancora tra noi avremmo potuto giudicarlo. Invece ora è lui a giudicare noi»
«Solo ciò che non mi si può strappare, / L’amore e il gusto della terra / Il nome di quelli che vengono / Nel mio cuore nelle notti tristi; / Gli anni della mia felicità / La fiducia dei miei fratelli, / E sempre il pensiero dell’onore / E l’immagine di mia madre». Queste parole alte scrive Brasillach nel Testamento del condannato il 22 gennaio 1945. Davanti alla sua vita che volge al termine non lo spaventa la solitudine di una prigione. Negli ultimi momenti è in compagnia dell’onore, che non tradirà nemmeno davanti a un plotone di esecuzione.
Renzo Paris parla del poeta francese “fascista intellettuale”, come l’amante del “mattino profondo” e della giovinezza eterna, sicuramente uno degli inventori di stili inimitabili.
Leggendo romanzi come I sette colori e La ruota del tempo ci rendiamo conto che il suo fare letteratura e la sua idea di romanzo hanno un’impronta riconoscibile e unica e la sua scrittura è sempre talentuosa e originale.
Brasillach è uno scrittore ancora tutto da scoprire e vale la pena farlo, a prescindere dalle sue idee. Dovremmo capire una volta per tutte che la letteratura va oltre il pregiudizio ideologico e politico e gli scrittori non si condannano mai a morte.
L’occasione per fare i conti con la scrittura di Brasillach ce la offre le Edizioni Settecolori che per la prima volta in Italia pubblica Sei ore da perdere, l’ultimo romanzo pubblicato dallo scrittore francese.
Un giovane ufficiale di nome Robert B. rientra a Parigi dopo anni di prigionia. Nella capitale francese, ancora occupata dai tedeschi, ha una missione da compiere. Ritrovare Marie – Ange, una ragazza con cui un suo compagno di prigionia ha trascorso anni prima dieci giorni indimenticabili. Ha solo sei ore di tempo per risolvere il tutto, perché lo aspetta un treno dalla Gare de Lyon che lo condurrà altrove.
Da queste premesse parte Brasillach per scrivere un romanzo duro e politico che ha anche sfumature noir e sembra davvero un libro scritto da Simenon.
In una Parigi stravolta, il protagonista si sente smarrito, avverte su di sé il peso della città occupata e scopre che nulla è come prima. La guerra ha cambiato radicalmente la Parigi che amava.
Nei panni dell’investigatore si mette sulle tracce della ragazza e nel frattempo si muove desolato tra le macerie materiali e spirituali di Parigi, provata e impoverita dall’occupazione.
In sei ore accade di tutto e Robert si troverà davanti a una vera e propria inchiesta. Quando troverà Marie – Ange si accorgerà di essere finito in un affare dagli inaspettati colpi di scena.
Sei ore da perdere è un romanzo perfetto e Robert Brasillach dimostra di essere uno scrittore di grande talento
Un romanzo poliziesco, ma anche un potente romanzo storico e politico. Sullo sfondo di una Parigi, città di guerra occupata dall’invasore, Brasillach coinvolge il lettore nelle sei ore rocambolesche del protagonista che a sua insaputa si trova intrappolato nei segreti di Marie – Ange. Le sue rivelazioni in un finale inaspettato scuoteranno tragicamente la sua già spiccata disillusione.
«Il treno si mise in marcia, saltai dal marciapiede. Avevo passato sei ore in quella Parigi ritrovata, tinta all’improvviso con i colori di un tempo nuovo; e non avevo finito di contemplare dentro me quelle sei ore e il loro strano contenuto».
Queste sono le ultime parole di Robert B mentre lascia Parigi e in lontananza vede l’esile figura di Marie – Ange, che in pochi minuti sarebbe scomparsa, lasciando dentro di lui tutti i segni crudeli della verità che aveva scoperto e di quell’epoca contrastata e violenta alla quale doveva necessariamente sopravvivere.
È giunto il tempo di restituire a Robert Brasillach e al suo universo letterario la dignità che merita il suo talento di scrittore perfetto.