
Autore: Sepulveda Luis
Data di pubbl.: 2010
Casa Editrice: Guanda editore
Genere: Narrativa
Pagine: 168
Prezzo: 16
Sepùlveda nel suo nuovo libro ripercorre con una serie di articoli e reportage i lunghi anni dell’esilio dal Cile, nella lunga catena di storie, di racconti, di volti e di voci ciò che traspare è soprattutto l’amore, l’amore per il proprio paese, per i propri “fratelli” come egli stesso chiama i compagni che lo hanno seguito negli anni della dittatura. Lo spunto per il titolo dell’opera è offerto dal primo racconto, l’incipit dell’intera raccolta, è un viaggio compiuto in compagnia di un amica fotografa che anni prima scattò un’istantanea ad un gruppo di bambini cileni, ancora ignari del proprio destino sotto la dittatura. Sono quei bambini che Sepulveda torna a cercare anni dopo,per un’altra foto, ed è l’assenza di uno di loro, vittima del regime a colpire già nelle prime pagine. L’assenza segue il lettore da quel momento, si fa concreta, palpabile, vero motore del romanzo. E’ l’assenza dei desaparecidos,dei giovani uccisi senza motivo. Ma la tristezza non riesce a divenire padrona delle pagine, Sepùlveda sa giostrarsi tra l’ironia delle descrizioni degli amici ritrovati, e la speranza ,che traspare in più di un racconto. La galleria di personaggi è quanto più varia e anche se si avverte in sottofondo un senso di perdita che macchia le pagine e attraversa la costellazione di volti narrati l’autore non si lascia mai andare al pessimismo.
Sepùlveda mette il lettore in contatto con alcuni dei suoi più grandi personaggi, raccontando la tempesta in Amazzonia che lo portò a ripararsi in casa del “Vecchio che leggeva romanzi d’amore” ma parla anche di storia, della storia del suo paese ma anche, con lo spirito cosmopolita acquisito negli anni dell’esilio, anche della storia europea, dedicando un racconto proprio all’Italia: “un vecchio che non mi piace”