Autore: Mascheroni Christian
Genere: Romanzo
Pagine: 23
Prezzo: 12.00 €
La prima pagina di Wienna contiene la chiave dell’intero romanzo. Ma chi legge, catapultato brutalmente in medias res, non capisce del tutto e, senza porsi domande,se ne dimentica. Non a caso il primo capitolo si chiama Null, ossia Zero. Dal capitolo Eins (Uno) entriamo più dolcemente a contatto con il protagonista, Werner, giovane viennese al ritorno dopo una lunga assenza dalla città natale. Creativo, curioso, sensibile, è partito sette anni prima per l’Italia: in tasca l’ambizione, il desiderio di mettersi alla prova, e l’inseparabile taccuino di disegni e appunti, unico legame con la sua adolescenza. Ma di questa partenza spensierata cogliamo solo le tracce lontane nei pensieri di Werner, che come lampi balenano sulle pagine. Oggi su quell’aereo per Vienna c’è un’altra persona, un uomo adulto che ha allontanato con disincanto la speranza di una vita straordinaria.
“«Bravo, scrivilo il mio nome sul tuo diario. Deve essere un bel posto quello. Dico, il diario; è un bel posto dove restare.» «È l’unico posto che conosco dove io sia rimasto» sussurra Werner.”
Tornare sui propri passi è in parte l’ammissione di un errore, con tutta la difficoltà che questo comporta. Il ritorno a Vienna significa per Werner affrontare ciò che si è lasciato alle spalle perché era d’impedimento al suo istintivo desiderio di ricerca: il legame con gli amici, coloro che costituiscono la sua vera famiglia e che in tutto il romanzo sono chiamati, forse con un eccesso di leziosità, i miglioramici. Il sentimento del ritorno è dunque ambivalente e oscilla tra commozione, nostalgia e paura di trovare cambiato ciò che nel suo cuore è invece immodificabile.
Wienna è un romanzo di ricordi e impressioni, filtrati attraverso la coscienza instabile del protagonista che si muove per le strade della città insieme agli amici di sempre Astrid, Florjan e Reinhold, cercando le tracce del loro lontano passaggio. È un vero e proprio nòstos in chiave post-moderna, un viaggio che si muove apparentemente su coordinate spaziali ma che vuole indagare in profondità la dimensione temporale per comprendere la frustrazione del presente.
“Restano i coni di luce, le briciole, il fruscio dei vestiti, i luccichii, la quiete degli sguardi, il profumo degli istanti, la fretta dei saluti, la stasi dei manichini, la corsa dei bambini, le risate dei ragazzi, il cielo lontanissimo. Werner fa un lungo respiro d’amore per ogni passo che lo riporta alla bellezza degli scorci invisibili, alla quotidianità di un tempo.”
La narrazione si snoda in quadri distinti che riportano minuziosamente l’impressione di un momento: un oggetto, un sapore, una luce rimandano proustianamente al ricordo di un episodio passato. Da qui la tendenza dell’autore ad indugiare in descrizioni dettagliate di luoghi ed atmosfere, con un linguaggio lussureggiante che vuol esser poetico ma che talvolta può risultare sovraccarico. Al di là della lentezza della narrazione, ciò che ci sembra più convincente è proprio l’ambientazione viennese di cui Mascheroni ci mostra una prospettiva non banale né turistica.
Ma perché decidere di tornare? Non è specificato inizialmente, ma per tutto il romanzo sembra scorrere come fiume sotterraneo un presagio funesto. Si ha la continua sensazione dell’irreparabile, della fine di un mondo, dell’imminente commiato da quanto è più caro.
“Ogni cellula del mio corpo attrae quella dei miei amici, e ora voglio unirmi a loro, fondermi a loro per arrivare in fondo a questa strada, a questa giornata, a questa incredibile vita nuova.”
La conclusione arriva, ricca di pathos e, nonostante i presentimenti, inaspettata. Allora ci ricordiamo di Null, il capitolo Zero. E il cerchio si chiude.