Quanto manca per Babilonia?- Jennifer Johnson

Titolo: Quanto manca per Babilonia?
Autore: jennifer johnston
Data di pubbl.: 2020
Casa Editrice: Fazi
Genere: Romanzo di formazione, romanzo di guerra
Traduttore: Maurizio Bartocci
Pagine: 198
Prezzo: 18.00

Questa è la storia di due ragazzi. Alexander (chiamato Alec) e Jeremiha (detto Jerry). Alec e Jerry sono coetanei e sono uniti da una fortissima amicizia arricchita da passioni comuni come quella per il nuoto e quella per i cavalli. Ma la loro amicizia non è affatto facile. Alec è figlio di una ricca famiglia irlandese rigidamente fedele al credo protestante mentre Jerry è uno dei tanti figli di una famiglia povera fedelmente cattolica. La divisione religiosa e sociale, strettamente osservata dai genitori di Alec che sembrano stare assieme solamente per convenienza piuttosto che per amore, rende molto ostico per i due ragazzi continuare a frequentarsi nonostante il grande vincolo di amicizia che li lega.

Ma oltre alle rigide convenzioni sociali e religiose anche il mondo sembra volersi mettere contro ai due ragazzi. È il 1914 e sul territorio europeo si sta combattento un conflitto sanguinoso e crudele come mai prima di allora. La Prima Guerra Mondiale sta spazzando via, come una bufera, gli stati dell’europa centrale e minaccia con grande insistenza anche l’impero britannico.

Jerry, come suo padre prima di lui, si arruola immediatamente nell’esercito britannico mentre Alec, che vorrebbe seguire il suo amico, si trova in una posizione molto più delicata. Se da un lato la madre spinge perché il figlio si arruoli e vada a combattere al fronte, dall’altro il padre del ragazzo, a lui molto legato, non vuole rischiare di perdere il figlio.

Alec parte e viene mandato nelle Fiandre assieme a Jerry. Per una volta sembra che i due ragazzi possano stare assieme, anche se tra le difficoltà della guerra. Eppure ancora una volta il ceto sociale conta più di tutto. Alec, date le ricchezze della sua famiglia, viene assegnato al reparto ufficiali mentre Jerry è un semplice soldato e gli ordini del comando centrale sono molto rigidi. Ufficiali e soldati non possono fraternizzare.

Ci penserà proprio il maggiore Glenninding a far rispettare questa regola, arrivando a punire i tentativi di Alec di contattare l’amico.

La guerra continua e non risparmia nessuno indipendentemente dal ceto o dalla posizione lasciando ai sopravvissuti ferite nell’animo che non potranno mai essere sanate.

 

Narrato in prima persona attraveso gli occhi di Alec, Quanto manca per Babilonia? Non è il classico romanzo di formazione o di guerra che ti aspetteresti di leggere. Quanto manca per Babilonia? È una storia toccante ma straziante. Pur nella sua brevità (il romanzo ha poco meno di 200 pagine) la storia riesce a raccontare attraverso pagine estremamente delicate la difficoltà di due giovani che volevano solo essere amici.  Jennifer Johnston riesce attraverso la voce innocente di Alec a mostrare la barbarie e la crudeltà che si nascondono dietro l’ipocrisia sociale (che privilegia l’aspetto materiale sopra al valore intrinseco delle persone) fino ad arrivare in un climax ascendente a una violenta esplosione di dolore (e quasi di poesia) nel raccontare come certe esperienze (e forse anche conoscenze) possano indebolire l’animo e mrenderlo più soggetto alle ingiurie della vita e del caso, piegandolo al volore di un fato indifferente e crudele forse.

Quanto manca per Babilonia? È una storia delicata ma intensa che è in grado di far riflettere il lettore e di emozionarlo come poche storie sanno fare. Mi sento di consigliare questo prezioso volume perché i temi di guerra e adolescenza non sono esposti in modo ideologico o ripetitivo. Non vi è alcuna pretenziosa patina che possa rendere pretenzioso questo romanzo, solo pura abilità narrativa.

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Gabriele Scandolaro

Mi chiamo Gabriele e sono un lettore. Ho iniziato a leggere quando ero molto piccolo, complice una nonna molto speciale che invece delle classiche favole riempiva le mie giornate raccontandomi i capolavori teatrali di Shakespeare e di Manzoni. Erano talmente avvincenti le sue narrazioni che, appena mi è stato possibile, ho iniziato a leggere per conto mio. Ma terminato il mio primo libro ne ho iniziato subito un altro. Poi un altro. Da allora non riesco più a smettere di leggere. Quando non leggo o studio, lavoro come Educatore e suono il violino.

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