
Autore: Luciana Pennino
Data di pubbl.: 2018
Casa Editrice: Iuppiter edizioni
Genere: Narrativa
Pagine: 163
Prezzo: 12 €
Immaginatevela questa quarantaseienne tutta lavoro e party, trasferitasi in giovane età da Napoli a Milano, città nella quale ha costruito una sfavillante carriera da pubblicitaria. Pensate anche che a un certo punto perde il lavoro e deve tornare di nuovo in terra natale per reinventarsi. Qui ritrova la genuinità, le sue origini, ma anche una occupazione part-time in nero. Ecco a voi Primule fuori stagione, prima fatica letteraria di Luciana Pennino. Esordisce a cinquantatre anni e questo dettaglio è per lei un vanto. Racconta tutto con estrema lucidità e usando l’ironia. Ironia che rende le cose più digeribili.
Il sarcasmo è arte sacra, ne sono convinto, e la Pennino è una maestra. Sa dosare le parole, sa riempire le frasi di termini nuovi, sa mischiare l’italiano con la sua lingua madre, ossia, il napoletano. I napoletani sanno sdrammatizzare, questa loro capacità non è un mistero; anzi, è proprio il valore aggiunto di questo popolo extraterreste, che non si è mai dato per vinto, che non si è mai lasciato del tutto conquistare… ne rimane affascinato anche Curzio Malaparte, che li elogia in continuazione nel suo La Pelle. E in questo libro c’è anche un po’ dello scrittore toscano, che tanto ha amato questa gente che sapeva ridere di ogni disgrazia.
Quando non c’è speranza, bisogna inventarsela… lo disse Albert Camus, non un fesso, e non è un caso che la Pennino metta in epigrafe proprio questa frase, come a voler indirizzare il lettore verso un determinato canone. Dettate le coordinate, la scrittrice infarcisce le pagine di appassionate disquisizioni che toccano svariati temi; ci fa conoscere strambi personaggi che lottano o si disperano sempre con il sorriso sulle labbra. E in questa selva umana, la protagonista vive il suo dramma, ovvero, la disoccupazione, la morte della dignità; eppure non perde la speranza… la strada maestra che porta alla felicità.
Questa quarantaseienne in cerca di conferme come una giovincella al suo debutto in società, sa bene che non si può affidare ai sogni, ma che ad essi devono seguire azioni e fatti. Il romanzo della Pennino non è una storia comune, perché non si pone verso un lieto fine… il sarcasmo serve proprio a sdrammatizzare ciò che inizia e termina in maniera catastrofica. Eppure, tra queste pagine c’è qualcosa di magico, in primo luogo la capacità di non arrendersi al destino e la follia di opporsi a una cieca volontà divina.
Un esordio da centodieci e lode per la Pennino, capace di stupire con parole semplici.