
Autore: Albino Console
Data di pubbl.: 2018
Casa Editrice: Falco Edizioni
Genere: Narrativa
Pagine: 87
Prezzo: 10 €
… e poi ti ritrovi con un libro che ti prende dalla prima riga. Lo leggi con avidità, con interesse. Un’opera che sa catturare ha già vinto, meglio ancora se è un esordio. Non ci sono errori tra queste pagine né cedimenti di ritmo. È un flusso di parole che si spinge al di là della realtà, anche se parla in maniera cruda della realtà.
L’amore e la speranza vincono. Sappiamo bene che per ridare senso e bellezza alla vita dobbiamo affidarci a questi due elementi, anche quando la realtà prova con la sua spietatezza a non lasciare spazio ai sogni.
Per un bicchiere di latte racconta vicissitudini amare, non importa se queste siano vere o verosimili, l’importante è che vengano testimoniate. Scrivere è esistere contro i fatti, lo diceva Gargani, maestro-filosofo, gigante del pensiero, e non si è sbagliato perché dopotutto la vita ha senso quando riusciamo a resistere alla tentazione di soccombere. Diciamocelo francamente, ci sono momenti in cui l’oblio ci attira, così come la pulsione di morte diventa piacere al quale non si riesce a sfuggire; in quei momenti tutto è nefasto, in quei momenti siamo nudi, fragili e veri. La penna di Console è quindi verità che si manifesta attraverso l’esperienza. In poche parole sa di cosa parla.
Lo scrittore parte dall’infanzia; il suo protagonista sbaglia e si ravvede in base a un ricordo guida: la morte prematura del padre. Il dolore diventa l’unica realtà possibile, solo l’amore riesce a rendere chiaro l’oscuro limbo in cui questo bambino-ragazzo-uomo è caduto.
L’amore salva.
Vi sembra banale come affermazione?
Dipende come si affronta il discorso. La scrittura è testimonianza di un fatto, ma anche spersonalizzazione della propria esistenza; rito dissociativo in cui non è un solo io a parlare con se stesso, ma frammenti che dialogano con il mondo. Ciò che si scrive è rivolto verso l’esterno, non è mai una chiacchierata privata.
Il libro di Console, quindi, è quel primo necessario passo che ogni scrittore deve fare, ossia, mettersi a nudo. Nel caso specifico, l’autore calabrese c’è riuscito benissimo. Il suo romanzo di formazione va letto con la delicatezza che si confà alle opere sincere.