HERVÉ FALCIANI ha messo ko il segreto bancario svizzero. Non era mai successo che l’intero archivio di una banca fosse copiato e rivelato alla pubblica opinione. La famosa liSTa FalCiani ha fatto tremare i salotti buoni di tutta Europa e continua ad agitare il sonno di politici, banchieri, imprenditori, campioni sportivi e riciclatori di enormi somme di denaro (sarebbero più di diecimila i clienti italiani, per un totale di 8 miliardi di euro).
Ecco in PRIMA EDIZIONE MONDIALE la versione dell’UOMO PIÙ TEMUTO d’Europa, inseguito da servizi segreti, magistrati, poliziotti, una primula rossa versione 2.0, ex dipendente di una delle più grandi banche del mondo, la Hsbc, attraverso la quale transitano immensi patrimoni illegali
legati anche al narcotraffico e alle mafie.
LA SUA STORIA non l’aveva ancora raccontata: dai primi passi al casinò di Montecarlo alla banca di Ginevra, la fuga dalla Svizzera, le minacce di morte, il finto rapimento, il viaggio in libano, il carcere a Madrid, la collaborazione con i magistrati spagnoli, francesi e americani (mentre l’Italia sta alla finestra per timore che salti fuori qualche nome importante) che ha fruttato il recupero di centinaia di milioni di euro.
UN’AVVENTURA dopo l’altra che culmina con il progetto di una rete internazionale per aiutare le GOLE PROFONDE che denunciano casi di corruzione e di frode fiscale: lui le chiavi per far saltare il sistema le ha e lo dice, rischiando grosso. in gioco c’è la sua reputazione, la sua famiglia e L’AVVENIRE POLITICO DELL’EUROPA.
La cassaforte degli evasori di Hervè Falciani con Angelo Mincuzzi
Chiarelettere
Sempre di più va facendosi strada l’idea che così come la mente e la sua struttura emotiva determinano la forma e la salute del nostro corpo, analogamente la nostra organizzazione fisica determina i nostri pensieri e le nostre emozioni. Al proposito già Einstein sosteneva che «abbiamo bisogno di pensare con sensazioni nei nostri muscoli».
Pensare col corpo è in pratica un invito motivato a non limitare le nostre capacità di pensiero ed elaborazione della realtà alla sola mente, per potersi concedere di pensare con tutto il corpo. Una buona definizione potrebbe essere: «semplice ma non semplicistico», sia per le informazioni che offre, sia per il modo in cui vengono presentate al lettore. Il libro è stato infatti scritto a quattro mani da un medico e ricercatore che ha studiato le reciproche relazioni tra fattori psichici, fisici e culturali, e da una giornalista con esperienza diretta nello stesso campo. Il risultato è un testo piuttosto avanzato dal punto di vista teorico, ma immediato e simpaticamente informale, ricco di esempi pratici e aneddoti illuminanti.
Pensare col corpo di Jader Tlja e Francesca Scepiani
Tea
Augusto Pérez, flâneur amante degli scacchi, conduce la sua esistenza dolcemente oziosa immerso nella vibrante atmosfera delle sue fantasticherie in cerca di qualcosa che possa scuoterlo dall’apatia in cui la morte della madre lo ha lasciato. Sono gli occhi di una delicata pianista, Eugenia, a destarlo dal sopore di una vita di contemplazione. Augusto decide finalmente di agire, di “vivere” e di conquistare la ragazza per dissolvere la nebbia che lo avvolge, scontrandosi, però, con il fatuo destino dell’uomo: «Noi uomini non siamo soggetti né alle grandi gioie né ai grandi dolori, perché queste gioie e questi dolori ci giungono avvolti in un’immensa nebbia di piccoli eventi. E la vita non è altro che questa nebbia». Ma il sognatore Augusto, a sua volta, non è che il sogno di uno scrittore, Miguel de Unamuno, che si fa personaggio con l’intenzione di mettere fine alla tragicomica esistenza del suo protagonista. In questo modo cade nel suo stesso tranello: non sarà egli stesso il sogno di un Dio che risvegliandosi dissolverà entrambi nel nulla? Con la sua metafora esistenziale Miguel de Unamuno è il primo interprete del senso di smarrimento che si appresta a contagiare un’Europa che sarà presto ridotta a polveriera e a scenario della prima vera disfatta per l’umanità e le sue ambizioni di progresso.
Nebbia di Miguel de Unamuno
Fazi editore
Liam Geller è Mr. Popolarità. Senza che faccia niente di particolare a scuola è amato da tutti. A casa, invece, è tutta un’altra storia. Suo padre, un potentissimo CEO, sembra costantemente deluso da lui e non passa giorno in cui non ripeta che essere un “tipo carino” non lo porterà lontano nella vita. Così, quando lo trova nel suo studio ubriaco con una ragazza, non esita a sbatterlo fuori di casa.
Liam si ritrova a vivere nella sgangherata roulotte di “zia Pete”, Dj, glam rocker, gay dichiarato. Lo scopo del signor Geller è quello di raddrizzare il figlio, e Liam
è deciso a trasformarsi con ogni mezzo (creando una serie di equivoci divertenti) da superfigo a supersfigato.
Ma inaspettatamente Liam troverà in “zia Pete” e nella sua banda di amici più virilità, più senso della famiglia, fiducia e affetto di quanto potesse immaginare.
Il re degli incasinati di K.I. Going
Piemme
In questo romanzo d’esordio dall’atmosfera buzzatiana, Giorgio Specioso immagina un presente scandito da Grandi Eventi Nebbiosi che fanno ripiombare periodicamente il mondo in ere geologiche precedenti, e ci dà una rappresentazione distopica del mondo del lavoro, capace di coniugare Kafka e Hitchcock con sublime e tragica ironia.
Il primo sorprendente Grande Evento Nebbioso ha aperto un varco temporale sugli anni Settanta: le strade sono invase da paccottiglia colorata e vecchia ferraglia. Qualcuno ne ride, altri ne fanno un’ossessione. Che cosa è accaduto?
Due anni dopo un secondo Grande Evento Nebbioso chiuderà l’innocuo buco temporale sugli anni Settanta per aprirne uno drammatico sulla Preistoria: enormi bestie estinte da milioni di anni avanzano inarrestabili. Eppure, sono in molti a fingere che nulla stia accadendo, e fra questi Beniamino Bosco, il quarantacinquenne protagonista del romanzo. Beniamino abita una città senza nome, lotta per una promozione in un ufficio di colleghi-rivali, fa sesso occasionale, è marito e padre distratto. I suoi unici meriti sono cercare un rapporto con il figlio che non gli parla e fare terapia di coppia per tentare di salvare il matrimonio. Quando il Bollettino radiofonico lo informa che la minaccia preistorica è alle porte della città, finalmente prende coscienza di sé, della sua famiglia e del pericolo. Forse c’è ancora una possibilità di salvezza: Silvano Deschi, lo psicoterapeuta che lo segue, ha fatto costruire nel giardino della sua villa-studio un bunker dove accogliere i pazienti che ha in cura. Nel finale, Beniamino avrà un’occasione di riscatto che proverà a cogliere con il più semplice dei gesti.
Dinosauri di Giorgio Specioso
Baldini Castoldi
L’Isola delle Femmine non è soltanto un luogo geografico in cui è ambientato uno dei racconti, ma è una metafora con cui l’autore ci presenta l’Italia attraverso storie di vita quotidiana e ordinaria follia.
Da quel ramo del lago di Como a Brindisi, da Alghero a Mondello, da Rossano Calabro ad Aquilonia, i racconti delle vite di uomini e donne attraversano la penisola legate dal filo rosso sangue del femminicidio.
Storie di amori platonici (Agnese dolce Agnese), tragici e impossibili (Il sogno di Luana), storie di sesso e tradimenti (L’anniversario), di violenza nuda e cruda (Gilda), di stalking (Gola profonda) e di passioni senza età (Capoccacia di Alghero). Lanzetta offre al lettore stralci di vita vera, di vizi e virtù, di emozioni profonde raccontate senza censura con lo stile inconfondibile che lo ha reso unico nel panorama letterario italiano.
Peppe Lanzetta racconta la violenza sulle donne con storie di vita vera legate dal filo rosso del femminicidio, un tragico fenomeno dei tempi moderni.
L’isola delle femmine di Peppe Lanzetta
Edizioni Centoautori
Autore di grande successo su tutti i mercati di lingua inglese, Ian Rankin è uno dei grandi nomi della letteratura gialla. Tradotto in 36 lingue e sempre ai vertici delle classifiche, torna ora con una nuova e avvincente indagine.
Un incarico semplice per l’ispettore Malcom Fox e la sua squadra della sezione Affari Interni. Inviati nel Fife, devono scoprire se alcuni poliziotti del posto hanno coperto le azioni di un collega corrotto, l’agente investigativo Paul Carter. L’uomo, condannato per abuso di potere, è stato denunciato da un suo zio, anche lui ex appartenente al corpo di polizia. Ma l’indagine ben presto si complica, lasciando intravedere la possibilità di complotti e depistaggi. E su tutto si allunga l’ombra di un terribile omicidio, sepolto dal tempo, che sembra essere stato commesso con un’arma che non dovrebbe neppure esistere. Con il procedere dell’indagine, una serie di rivelazioni riporta Fox al 1985, anno di grandi sconvolgimenti nella vita politica britannica, in cui i separatisti scozzesi si erano fatti più arditi che mai. Fox vuole scoprire la verità a tutti i costi, mentre la scia di sangue si allunga e ha inizio una drammatica corsa contro il tempo in cui l’ispettore rischia la vita in prima persona.
Una morte impossibile di Ian Rankin
Langanesi
Antonis Antoniadis, attraverso i suoi romanzi, ripercorre le vite dei grandi eroi greci, delle loro gesta e delle battaglie epiche che segnarono il corso della storia antica. Mischiando con abilità realtà storica e finzione, l’autore greco ci porta alla scoperta di un mondo lontano, di terre misteriose e di uomini coraggiosi.
454 a.C., Egitto. L’esercito ateniese ha deciso di portare aiuto al libio Inaro contro il conquistatore persiano. Dopo aver riportato numerose vittorie, gli ateniesi sono ora assediati a Menfi dalle forze persiane, che ne hanno reso inutilizzabile la flotta deviando il corso del Nilo. L’unica speranza di salvezza è data dall’attraversamento del deserto per raggiungere Cirene, città greca nel territorio dei Libii, e da lì tornare in patria. Purtroppo il tentativo di fuga è destinato al fallimento, per le terribili condizioni della marcia nel deserto e per le maggiori possibilità di movimento dei persiani, alleati dei fenici, che li inseguono per terra e per mare fino a massacrarli a poca distanza da Cirene. Solo seicento uomini si salveranno dall’ecatombe, grazie a un drappello di soldati spediti a recuperare un compagno sorpreso in blasfema compagnia di una sacerdotessa libica e arrivati fortunosamente a Cirene in tempo per avvertire la retroguardia dell’imboscata.
I conquistatori del deserto di Antonis Antoniadis
Longanesi
Di rado le cose che vanno storte sono quelle per cui ci eravamo preoccupati. Quando la sua adorata figlia Lily parte per un semestre di studio a Buenos Aires, Andrew Hayes è preoccupato che la rapiscano, che faccia uso di droghe, che non riesca a farsi nemmeno un amico, che se ne faccia troppi, che resti incinta. Di sicuro non si aspetta di ricevere una telefonata dalla polizia con la notizia che Lily è stata arrestata ed è accusata dell’omicidio della sua compagna di stanza. Non può essere vero. Il mondo inizia a ruotare velocemente e la verità da subito sfugge da tutte le parti: sua figlia può essere un’omicida? Chi è davvero sua figlia? La ragazza con i capelli sporchi e le occhiaie, sofferente e provata dalle durezze del carcere. Ma anche la ragazza ripresa nei video di un supermercato qualche ora dopo la morte dell’amica, mentre ammicca e bacia il (forse) fidanzato Sebastien LeCompte. È la ragazza che ha sempre giocato con regole diverse da quelle di chiunque altro, a sentire la sorella minore, che Lily avrebbe voluto chiamare per avere conforto e consiglio, e poi (forse) non chiama. È la ragazza che decide di parlare senza avvocati con Eduardo Campos, il magistrato per l’accusa, e (forse) lo seduce. Ma soprattutto Lily è la ragazza che alla fine del primo interrogatorio, poche ore dopo il ritrovamento del cadavere, sola nella stanza del carcere, si alza in piedi e fa la ruota. Un movimento infantile, un gioco da bambini, un gesto che diventa subito compromettente al massimo, capovolge a testa in giù tutte le prospettive di verità e rende difficilissimo aiutarla. Nessuno fa la ruota quando è paralizzato dal dolore. Quella ruota sembra deridere o disprezzare la morte, un gesto di indifferenza. O è piuttosto il gesto di un’innocente che sente di non poter far nulla per provare la propria innocenza? Bisognerebbe chiederlo a Lily, ma lei dà sempre la risposta giusta, si può convincerla a dire qualsiasi cosa. E la verità sfugge, come nelle ultime parole che potrebbe aver scritto a Sebastien: “Sappi questo: non sono stata io, ma avrei potuto. Non sono stata io, ma non potrei escluderlo. Non sono stata io, ma forse, in un’altra vita, sono stata io”.
La verità capovolta di Jennifer dubois
Mondadori
“Un romanzo imperdibile e mozzafiato per gli amanti del noir” è stato detto, ma Made in Sweden è molto più di questo. Tratto da un caso di cronaca che ha segnato la Svezia negli anni Novanta, il libro è la storia appassionante e struggente del destino di una famiglia, una storia che parla dell’amore che unisce tre fratelli, del rapporto complesso che esiste tra figli e padri. Tutto ha inizio in una sera d’inverno. Una sera normale, una casa tranquilla, la cena sul fuoco e tre bambini che aspettano solo di sentire la voce della loro madre che li chiama a tavola. Il piccolo Felix guarda i cartoni animati. Vincent sta ascoltando il walkman. E Leo, il maggiore, è al telefono. Con Ivan, il padre che non vive più con loro ma che improvvisamente gli annuncia “Leo, sto tornando a casa”. In pochi minuti è alla porta, pronto a vendicarsi della donna che lo ha mandato via. Ma mentre la sua violenza si sta per abbattere su di lei succede l’inatteso. Leo si scaglia contro suo padre, lo ferma, lo guarda negli occhi. La voce dell’uomo si incrina: “È il tuo turno Leo, da oggi questa famiglia è sulle tue spalle”. Sono passati dieci anni e Leo ha deciso di occuparsi dei fratelli a modo suo, seguendo l’esempio del padre che gli ha insegnato che il rispetto si guadagna solo con la violenza e la sopraffazione. Per questo, quando scopre un deposito d’armi militari in campagna, Leo non ha dubbi: lui e i suoi fratelli lo svaligeranno, per compiere le più audaci e spettacolari rapine che la Svezia ricordi. Insieme, come sempre. Uniti contro il mondo intero. Ma in ogni crimine si nasconde una debolezza, una crepa, e a un poliziotto che sa fare il suo mestiere non sfugge che la dinamica delle rapine ha qualcosa di anomalo. In uno dei filmati di sorveglianza il detective John Broncks nota un gesto d’affetto, inusuale tra due rapinatori. Come se la banda criminale fosse legata da qualcosa più forte dell’avidità, da un’unione profonda, forse una “fratellanza”. Mentre dal passato di Leo, Felix e Vincent riemerge l’ombra, mai del tutto sbiadita, del padre… In un elastico spettacolare di azzardi e tradimenti, di inseguimenti e azione, di disperazione e visionarietà, questo “romanzo criminale” scandinavo viene consegnato al lettore come un pacco che non si può mandare indietro, e la storia (realmente accaduta) dei tre ragazzi “uniti contro il mondo”, il loro legame unico segnato dalla violenza, la loro reazione a un destino sfortunato ci rivela una volta per tutte quanto sia sottile la linea di demarcazione tra condanna e assoluzione. Scritto da Anders Roslund (autore, assieme a Börge Hellström, di bestseller mondiali come Tre secondi) e da Stefan Thunberg, sceneggiatore all’esordio narrativo e fratello di Carl, Johan Alin e Lennart Sumonja, i veri autori delle rapine sulla cui storia è basato il romanzo, Made in Sweden è stato salutato come una miracolosa sintesi tra Stieg Larsson e Romanzo criminale. Il libro è in via di traduzione in tutti i paesi del mondo, i diritti cinematografici sono stati acquistati dalla DreamWorks e, appena uscito, ha raggiunto in Svezia il primo posto in classifica.
Made in Sweden di Ander Roslund e stefan Thinberg
Mondadori
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Aprire questo libro è un’esperienza sorprendente, capace di portare allegria nella più grigia delle giornate. Proprio come entrare in casa di Dora, la protagonista. Nel suo appartamento torinese potrete incontrare: i suoi due bambini, piccoli saggi e buffissimi; il loro tato Simone, magari sul balcone intento a fumare (meglio non chiedersi che cosa); Sara, la migliore amica senza figli di Dora, stavolta alle prese con la decisione più difficile; il massimo del disordine che una donna nata alle nostre latitudini possa sopportare; un paio di nonni molto diversi da quelli delle pubblicità; un quadro con un pappagallo zampe all’aria, in grado di infondere pace a chi lo guarda; un sacco di ricordi felici sospesi nell’aria – quelli del tempo in cui il padre dei bambini, nonché compagno di Dora, abitava ancora in quella casa –, diversi angoli dove ristagna la malinconia per tutto ciò che invece non è stato o non sarà, e grandi finestre per lasciar entrare il sole. Zitti, se fate attenzione sentirete bussare alla porta! È un giovane vicino di casa, decisamente sexy a dirla tutta, ed è qui per Dora. Ma eccola che arriva, Dora, è appena sveglia e già sa che dovrà correre, e correre, sempre in ritardo su tutto, da vera “madre Gazzella”: due bambini, un lavoro, un mutuo e una separazione con cui fare i conti. La storia di questa giovane donna coraggiosa, anticonformista e piena di vita, e di tutto il mondo che la circonda, fa riflettere proprio perché prende forma in scene esilaranti o tenere, sempre profondamente sincere. Enrica Tesio sa giocare con le parole, come se non avesse mai perso un po’ dell’innocenza e del divertimento di quando era bambina e ogni giorno il mondo le appariva tutto nuovo. E costruisce un romanzo pieno di freschezza e di humour, la fotografia in movimento di una donna contemporanea, che “vorrebbe tutto” ma sorride di sé e degli altri e sa trovare la pazienza per costruirselo giorno dopo giorno. «Per quanto mi riguarda, sono della vecchia scuola di mia nonna: la felicità di un bambino si misura in dita di sporco lasciate nella vasca dopo il bagno serale. Più sporco, più felicità», dice Simone, il babysitter di Pietro e Micol. Ma qual è il metro con cui misurare la felicità di una donna, di una mamma? La verità, vi prego! Tra le pagine di questo libro forse la troverete, di certo sorriderete.
La verità, vi spiego, sull’amore di Enrica Tesio
Mondadori
Lui le ha chiesto di sposarlo quindici giorni dopo il primo appuntamento. Lei ha risposto subito “Sì”, senza esitazioni, sicura che l’amore che provava in quel momento sarebbe stato per sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia. Era sicura che, qualsiasi cosa fosse successa, avrebbero potuto aggrapparsi al loro legame, ritrovarlo solido, intatto. E da lì ripartire. Questa è la storia di Rosy e Bruno Arena, delle loro vite fortunate e felici, dei loro sogni realizzati. Rosy ha avuto la famiglia che ha sempre desiderato; Bruno è riuscito a intraprendere la carriera artistica. Insieme al collega Max Cavallari ha formato i Fichi d’India, conquistando i teatri e le piazze di tutta Italia. Più di ogni altra cosa, però, questa storia parla del loro amore, di come hanno saputo rinnovarlo e riempirlo di significato anche dopo la terribile botta ricevuta il 17 gennaio 2013. Quella sera, Bruno è sceso dal palco ed è caduto a terra, colpito da emorragia cerebrale. Ci sono voluti quattordici mesi di ricoveri e terapie perché potesse tornare a casa. Rosy è rimasta costantemente al suo fianco, sostenuta e incoraggiata da moltissimi amici, e forte del sentimento per Bruno. Domani ti porto al mare è il racconto di come l’amore abbia traghettato questa coppia attraverso la sofferenza fino all’approdo a una nuova vita comunque felice, intensa, piena di condivisione e tenerezza. Anche quella di oggi è vita al cento per cento: ci sono cene e pranzi e coccole con i figli; ci sono le partite dell’Inter insieme a Claudio, l’estate a Riccione e l’annuale gita per assistere al Palio di Siena; ci sono le serate con gli amici (comprese alcune molto sospette, “solo tra uomini”, al ritorno delle quali Bruno canticchia Brazil…), ci sono nuove persone da conoscere, altre a cui sorridere, altre ancora da far ridere; e c’è sempre il momento in cui Rosy e Bruno si addormentano abbracciati. C’è il futuro, davanti a loro, con dentro tanti nuovi sogni da realizzare.
Domani ti porto al mare di Bruno Arena e Rosy Marrone
Mondadori
«Alento è un borgo abbandonato che sembra rincorrere l’oblio, e che non vede l’ora di scomparire. Il paesaggio d’intorno frana ma, soprattutto, franano le anime dei fantasmi corporali che Estella, la protagonista di questo intenso e struggente romanzo, cerca di tenere in vita con disperato accudimento, realizzando la più difficile delle utopie: far coincidere la follia con la morale.
Voci, dialoghi, storie di un mondo chiuso dove la ricchezza e la miseria sono impastate con la stessa terra nera. Capricci, ferocie, crudeltà, memorie e colpe di un paese di “nati morti” che si tormenta nella sua più greve contraddizione: voler essere strappato alla terra pur essendone il frutto.
Cade la terra è un romanzo che acceca con la sua limpida luce gli occhi assonnati dei morti: sembra la luce del tribunale della storia, ma è soltanto il pietoso tentativo di curare le ferite di un mondo di “vinti”, anime solitarie a cui non si riesce a dire addio perché la letteratura, per Carmen Pellegrino, coincide con la loro stessa lingua nutrita di “cibi grossolani”. Seppellirli per sempre significherebbe rimanere muti.
Ma c’è orgoglio e dignità in queste voci, soprattutto femminili. Tornano in mente le migliori pagine di Mario La Cava, Corrado Alvaro e Silvio D’Arzo: prose appenniniche petrose ed evocative, come di pianto ricacciato in gola, la presa d’atto dell’impossibilità d’ogni epica.
Cade la terra di Carmen Pellegrino
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