Nevicava sangue – Eraldo Baldini

Titolo: Nevicava sangue
Autore: Baldini Eraldo
Casa Editrice: Einaudi editore
Genere: Romanzo
Pagine: 249
Prezzo: 18.00 €

Agli inizi del Diciannovesimo Secolo, nell’aspra campagna romagnola, Francesco Mambelli mantiene  madre e  figlia lavorando come mandriano nella boaria di padron Morri. La sua è un’esistenza dura, addolcita dagli affetti famigliari e dalla profonda passione per i cavalli che custodisce. Costretto dal padrone disonesto a espiare una colpa non commessa, Francesco è forzato ad arruolarsi nell’esercito napoleonico e ad abbandonare la propria terra, dalla quale non si era mai allontanato prima. Si ritroverà parte dell’immensa colonna di uomini, armi e animali diretta verso la Russia, contro un nemico ignoto e per questo ancora più temibile e spaventoso.

I cosacchi sono ovunque. Si manifestano, colpiscono e scompaiono con la rapidità di predatori implacabili. Sembrano sorgere dalla terra, nelle piane e nelle radure, veloci e urlanti manifestazioni fantasmatiche; oppure si materializzano nei boschi, quasi sbucassero dai tronchi degli alberi o si incarnassero in uomini con una repentina metamorfosi, dopo essere stati cespugli o rovi. Come se facessero parte della natura dei luoghi e ne fossero l’anima ostile e irata, il braccio vendicativo e indomabile(pag.132).

Francesco non dovrà combattere solo contro la crudeltà dei nemici, ma dovrà lottare per sopravvivere ai rigori di una terra gelida, razziata, la cui natura feroce assume forme mitiche e leggendarie; come Baba Jaga, la strega dalle zampe di gallina che compare nello sguardo dei bambini affamati e nei sogni deliranti dei feriti a morte.

Nevicava sangue racconta la Grande Storia attraverso gli occhi di un uomo umile, ignaro della situazione politica, disinteressato alla gloria della conquista, che tuttavia vede la propria esistenza sconvolta dalle ambizioni di politici e militari. Efficace, in tal senso, la scena in cui Napoleone Bonaparte passa in rivista l’esercito disfatto e Francesco, indifferente alla presenza dell’imperatore, sgattaiola via alla ricerca di cibo e abiti fra i cadaveri.

Il soldato vede la propria condizione rispecchiarsi in quella di Berto, il mite cavallo da tiro cui tanto si affeziona durante la marcia: strappato ai pascoli in cui è cresciuto, l’animale è stravolto dalla fame e dalla fatica, eppure ostinatamente aggrappato alla volontà di sopravvivere e tornare a casa.

Francesco Mambelli è un personaggio semplice eppure profondo, concreto senza essere prosaico, che osserva con stupore il cambiamento del proprio animo di fronte alle atrocità belliche. “ Sono io, sono io, continua a ripetersi. Ma ne sono certo? Sono ancora io? Chi è davvero l’uomo che due minuti fa, senza esitare, avrebbe potuto tagliare la gola a un suo compagno d’armi?” (pag. 145).

Cresciuto a contatto con la natura, ha imparato fin dall’infanzia ad accettare con rassegnazione le asperità della vita e l’inevitabilità della morte: la Campagna di Russia gli insegnerà che talvolta è necessario reagire, anche con violenza, se si vuole sopravvivere. Scopre che essere servi non è un destino ineluttabile e l’obbedienza non è l’unica scelta possibile. È un personaggio realistico, la cui non scontata evoluzione psicologica conferisce ulteriore tridimensionalità.

Baldini sceglie di raccontare il passato con una lingua moderna e asciutta, eppure evocativa. Senza inutili eccessi di dettagli, ma con una scelta attenta dei termini, descrive scene che appaiono vivide nell’immaginazione del lettore, terribili e poetiche al tempo stesso.

 

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