
Autore: Geraldine Meyer
Data di pubbl.: 2019
Casa Editrice: I Quaderni del Bardo edizioni
Genere: Racconti
Pagine: 108
Prezzo: 10 €
La crudeltà non è sempre qualcosa che si manifesta con chiarezza, anzi, molte volte è subdola e si camuffa dietro i sentimenti genuini, i buoni propositi e un dover fare o un dover essere moraleggiante.
I racconti di Geraldine Meyer affrontano proprio questi lati oscuri dell’umanità e delineano individui spinti dall’istinto di base, ossia, dalla necessità di sopravvivere. I personaggi di questi racconti non sono assassini, ladri, malfattori o psicopatici, ma persone comuni mosse solo dal dovere o attanagliate dal senso di colpa innescato dall’incapacità di conformarsi alle regole.
Dopotutto, il male è banale; se ci pensiamo bene, non è nulla di eccezionale. Spesso, la malvagità gratuita nasce in chi guarda in maniera incantata il mondo, in chi crede in un domani migliore, in chi non ha mai perso la speranza. Il male non è frutto di una predisposizione dello spirito o, peggio ancora, un fattore genetico, ma è una amnesia della Coscienza che sfocia in una naturale difesa della propria vita. In poche parole, il male è in tutti.
Geraldine Meyer ha scritto dei racconti brevi. Poche parole, pochi elementi sparsi davanti ai nostri occhi, un momento particolare nel mezzo dell’incedere quotidiano, una abitudinarietà che viene interrotta, precetti morali che impattano con la realtà e che non possono essere più tradotti in fatti; insomma, ecco l’uomo alle prese con le sue contraddizioni, sempre poco disposto a fare i conti con se stesso e mai sazio di ciò che ha. Pertanto, esiste qualcosa di meno banale del male?
Nella prefazione del libro, Nicola Vacca ha scritto che i racconti di Geraldine Meyer sono storie che ci imbarazzano, perché vanno a toccare le nostre ipocrisie. Proprio da qui bisogna partire. L’ipocrisia è l’atteggiamento con cui ognuno di noi maschera l’istinto di base. Nessuno può dirsi privo di ipocrisia perché senza di essa l’uomo sarebbe senza vincoli, guidato da uno spirito anarchico e spregiudicato. L’unica legge che potrebbe applicare in pieno sarebbe proprio la seguente: mors tua, vita mea.
Una raccolta di racconti che imbarazza, che non lascia spazio alla riflessione, ma solo a una accettazione della natura umana.
Buona lettura.